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venerdì, Novembre 15, 2024

I ritardi della politica sull’ecodesign costano caro ai consumatori e all’ambiente

Secondo il nuovo report di Coolproducts, si stima che entro il 2030 i ritardi causeranno una quantità di CO2 pari a 5 milioni di auto

Silvia Santucci
Silvia Santucci
Giornalista pubblicista, dal 2011 ha collaborato con diverse testate online della città dell’Aquila, seguendone le vicende post-sisma. Ha frequentato il Corso EuroMediterraneo di Giornalismo ambientale “Laura Conti”. Ha lavorato come ufficio stampa e social media manager di diversi progetti, tra cui il progetto “Foresta Modello” dell’International Model Forest Network. Nel 2019 le viene assegnata una menzione speciale dalla giuria del premio giornalistico “Guido Polidoro”

L’ecodesign rappresenta la chiave di volta di tutto il processo produttivo, di consumo e di riciclo: l’ideazione di un prodotto sostenibile, la scelta dei materiali e del modo in cui compongono l’oggetto ne influenzerà infatti l’utilizzo, il riuso e lo smaltimento. Le etichette energetiche adottate dall’Unione Europea stimano il consumo energetico annuo di ciascun prodotto e raggruppano i prodotti simili per classe di efficienza energetica, permettendo così al consumatore di acquistare in maniera più consapevole.

Dal nuovo report di European Environmental Citizens Organisation for Standardisation (ECOS)e di European Environmental Bureau (EEB) per la coalizione di ong Cool Products, emerge come aggiornare le norme che regolano ecodesign ed etichette energetiche sia un passaggio fondamentale per raggiungere gli obiettivi per il clima che l’Europa si è prefissata per il 2030: ecodesign e etichette energetiche possano infatti adempiere da sole a un terzo del bisogno di risparmio energetico, per raggiungere il 55% della riduzione delle emissioni entro il 2030 in Unione Europea. Ma per capire quanto potrebbero incidere le decisioni che verranno prese nei prossimi anni dobbiamo fare un passo indietro.

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Cosa è stato fatto finora

Secondo l’analisi di Coolproducts, le norme per l’ecodesign e per l’etichettatura energetica adottate fino al 2019 hanno ridotto l’energia e il consumo di combustibile di molti prodotti e si stima contribuiranno a diminuire le relative emissioni di gas delle famiglie fino a circa 518 megatonnellate all’anno entro il 2030.

Nel 1992 il Consiglio delle Comunità europee ha adottato la prima direttiva sull’etichettatura energetica, che riguardava i principali elettrodomestici. Le prime etichette dell’UE sono state introdotte per i frigoriferi nel 1994 e indicavano la classe di efficienza energetica di ciascun modello su una scala da A a G. Una piccola misura che ha prodotto grandi risultati: da allora il consumo energetico imputabile ai frigoriferi è diminuito di oltre il 60%. Nel 2010, la Commissione ha introdotto le classi energetiche A+, A++ e A+++, approccio poi abbandonato nel nuovo modello di etichetta adottato nel 2019 e in vigore dal 2021, quello da A a G, con un graduale abbandono della classificazione precedente.

Per quanto concerne l’ecodesign, lo scorso 8 giugno si è conclusa la consultazione pubblica sulla Sustainable Product Initiative, una nuova legislazione che intende estendere le norme sull’ecodesign ad altri settori, oltre a quello energetico, l’unico che compare nella direttiva sull’ecodesign precedente, relativa al 2009.

Un’altra iniziativa che riguarda l’ecodesign è EcoDesign Circle. Un progetto da 2,78 milioni di euro, il cui budget è stato quasi interamente coperto dalla politica di coesione europea, che ha fornito quasi 2,1 milioni, con il contributo della Federazione russa, che ha partecipato con 42.400 euro.  Ha avuto inizio nella regione del Mar Baltico nel 2016 ed è poi cresciuto fino a includere attori provenienti da Germania, Estonia, Finlandia, Lituania, Polonia, Russia e Svezia.

EcoDesign Circle è composto da un team internazionale di designer, autorità pubbliche e istituti di ricerca che lavorano insieme per insegnare a produttori e designer come rendere il design più sostenibile, incrementare la capacità delle piccole e medie imprese di utilizzare la progettazione ecocompatibile, e migliorare la cooperazione tra i centri di design nei Paesi coinvolti.

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I ritardi della Commissione Europea

Le misure che riguardano l’ecodesign hanno bisogno di essere regolarmente aggiornate per garantire che gli ultimi prodotti sostenibili siano progressivamente regolamentati. Per coordinare questo lavoro, la Commissione Europea pubblica un working plan ogni tre o quattro anni, delineando una lista di nuovi gruppi di prodotti da disciplinare. Ad esempio, lo studio preparatorio per il working plan 2020-2024 includeva la possibilità di inserire nella lista una stazione radio base per il segnale 5G e caricatori per veicoli elettronici.

L’attuale working plan, pubblicato nel 2016, è arrivato con un ritardo di 18 mesi. Solo il 25% degli aggiornamenti delle norme previste per il periodo 2016-2019 sono stati resi effettivi finora, e non una singola misura per i nuovi dieci prodotti presenti nel piano è stata ultimata.

E il working plan per il periodo 2020-2024 sarà ancora più in ritardo del precedente: lo studio preparatorio è terminato solo nel maggio 2021, 17 mesi entro il periodo che avrebbe dovuto coprire. Inoltre, è ancora in fase di sviluppo da parte della Commissione Europea, dunque si prevede sarà adottato con almeno due anni di ritardo.

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L’appello di ECOS e EEB

Le organizzazioni ambientaliste fanno dunque appello alla Commissione Europea affinché destini le risorse adeguate allo sviluppo dell’ecodesign e alle normative sull’etichettatura energetica, aumentando il personale addetto e implementando le misure esistenti.

In questo senso, ritengono che i ritardi causeranno 10 milioni di tonnellate di CO2 e ulteriori emissioni ogni anno entro il 2030: l’equivalente di 5 milioni di auto in più sulle nostre strade, all’incirca il numero di auto registrato in Belgio.

Senza questi ritardi, i consumatori potrebbero risparmiare un totale di 40 bilioni di euro sulle bollette energetiche tra il 2020 e il 2030: in media le famiglie europee spenderebbero un extra di 110 euro di energia entro il 2030.

Stando ai dati contenuti nel report, l’Unione Europea potrebbe puntare su obiettivi più ambiziosi, introducendo ulteriori regolamentazioni per nuovi gruppi di prodotti nell’ecodesign working plan 2020-2024 e attuando un’ampia revisione delle norme esistenti. In questo modo si potrebbero aggiungere ben 58 megatonnellate all’anno di emissioni tagliate entro il 2030, corrispondenti all’incirca alle emissioni dell’Ungheria e al 4% del totale degli sforzi necessari per raggiungere l’obiettivo europeo di riduzione entro il 2030. Inoltre, 30 megatonnellate di emissioni indirette potrebbero essere risparmiate attraverso un’efficienza nella fornitura delle risorse, ad esempio, aumentando la durabilità dei prodotti.

Stabilire delle chiare scadenze per l’adozione di misure legali, in modo da restare al passo con l’evoluzione tecnologica e le logiche dei mercati sarà l’unico modo per raggiungere gli obiettivi per l’ambiente che l’Europa si è prefissata per il 2030.

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