Teatro gremito a Desenzano del Garda per la lectio magistralis dello scienziato e scrittore Stefano Mancuso nel contesto di “Elogio del limite”, programma artistico inserito all’interno del progetto LIFE SALVAGuARDiA, la campagna di sensibilizzazione ambientale e riduzione dell’impatto promossa dalla cooperativa sociale CAUTO.
Il progetto “LIFE SALVAGuARDiA” ha radici profonde e sguardo al futuro: sono questi i presupposti della campagna di empowerment ambientale ideata dalla cooperativa sociale CAUTO e finanziata dal programma europeo LIFE per permettere al territorio gardesano di raggiungere l’equilibrio tra la dimensioni sociale, ambientale ed economica.
In questo contesto nella serata di giovedì 4 maggio, presso il teatro Alberti di Desenzano del Garda, il professore Stefano Mancuso, scienziato di fama mondiale a capo del Laboratorio Internazionale di Neurobiologia Vegetale (LINV) dell’università di Firenze ha tenuto una lectio magistralis dal titolo “Senza limiti? Uomini e Piante a confronto”.
L’arte che aiuta la scienza
L’incontro, moderato dal giornalista Massimo Tedeschi, si inserisce nella cornice del programma artistico dal titolo “Elogio del Limite”. Per favorire, prima della transizione ecologica, una “conversione ecologica”, come l’ha definita il professore stesso durante la conferenza, la cooperativa sociale CAUTO ha ideato un progetto dotato di grande trasversalità in cui scienza e arte si tengono per mano: la prima per permettere di comprendere attraverso dati oggettivi la problematica e quali soluzioni adottare; la seconda per smuovere le coscienze e, toccando le corde delle emozioni, divenire il propulsore di azioni concrete.
“Non è semplice, perché i risultati della riduzione degli impatti ambientali antropogenici non hanno risvolti immediati” spiega Mancuso. Avendo colto, anche CAUTO, questa difficoltà, il concetto di “limite” all’interno del progetto assume nuove valenze e attraverso un processo di autoregolazione diviene la possibilità di dare vita a un nuovo approccio al cambiamento inteso come salvaguardia e opportunità di preservare la bellezza del nostro pianeta e non come limitazione.
Senza limiti? Il Peso della vita
“Due miliardi di persone non sapranno dove vivere nei prossimi 30 anni per limitazioni climatiche”: è quanto affermato in maniera chiara e “eco-ansiogena” da Stefano Mancuso durante la serata del 4 maggio.
Il 2021 è l’anno in cui il peso dei materiali sintetici prodotti dall’uomo, per lo più plastica e cemento, ha superato il peso dell’intera vita del pianeta. Rispetto al periodo preindustriale la temperatura è aumentata di circa 1 grado e mezzo a livello globale. È un evento epocale considerando che mentre si continua a produrre, la vita sul nostro pianeta si riduce. Non riuscendo a ridurre le emissioni di CO2 sarebbe necessario assorbirne almeno una quantità significativa. La soluzione secondo il professore è “piantare 1000 miliardi di alberi nei prossimi 10 anni”. In ogni caso, se si ricavasse lo spazio per farlo comunque non si risolverebbe il problema, ma darebbe il tempo, circa 70 anni in più rispetto ai 30 di prima, per evitare la catastrofe e invertire la rotta.
All’inizio della civiltà umana, circa 12.000 anni fa, c’erano sul pianeta 6000 miliardi di alberi, oggi ce ne sono la metà. Se consideriamo gli animali, secondo il rapporto Dasgupta dell’università di Cambridge, dal 1970 ce ne sono il 70% in meno.
Il punto nevralgico della questione è proprio questo: la vita. La nostra specie, quella di homo sapiens, ha avuto il dono di un’intelligenza che sicuramente ha fatto un salto evolutivo molto maggiore rispetto alle altre specie; ma a cosa serve questo privilegio se ci stiamo “auto-estinguendo” molto più velocemente delle altre specie?
Le meraviglie che siamo stati capaci di produrre, basti pensare a Dante e alla sua Divina Commedia, alla Cappella Sistina di Michelangelo, o anche più semplicemente al castello di Desenzano del Garda con la sua vista mozzafiato sul lago: tutto perde di senso se la prosecuzione della vita, l’unica che conosciamo “per il principio di precauzione del metodo scientifico”, citato da Mancuso, non è assicurata.
Dunque la necessità di modificare le nostre abitudini non è un favore dovuto a qualcuno o un incubo da cui scappare, ma il più grande atto d’amore verso noi stessi e, in questo senso, l’Elogio del Limite, espresso dalla campagna di sensibilizzazione voluta da LIFE Salvaguardia assume ancora una nuova e diversa connotazione, quella di elogio della vita. L’unica che conosciamo.
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