Il 10 novembre si celebra la Giornata Mondiale della Scienza per la Pace e lo Sviluppo, un appuntamento istituito dall’UNESCO per ricordare e rafforzare il ruolo fondamentale che la ricerca scientifica gioca nel nostro quotidiano e nelle grandi sfide globali. Il tema della celebrazione UNESCO della Giornata Mondiale della Scienza per la Pace e lo Sviluppo 2025 è: ‘Fiducia, trasformazione e domani: la scienza di cui abbiamo bisogno per il 2050’.
Sebbene pare non fare più notizia come dovrebbe, la crisi climatica è tutt’ora la grande sfida planetaria del secolo e tenendo a mente tale consapevolezza, questa giornata dovrebbe assumere un’importanza ancora più profonda. Non è un’esagerazione affermare che la scienza rappresenta la nostra bussola per navigare la complessità del cambiamento climatico e, al tempo stesso, la nostra cassetta degli attrezzi per costruire un futuro sostenibile. Per rendere possibile tutto ciò però si sottolinea l’urgenza di rinsaldare il patto tra comunità scientifica e società, un legame indispensabile per trasformare la conoscenza in azione concreta.
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La scienza come bussola: capire il cambiamento climatico con i dati dell’IPCC
Prima di poter risolvere un problema, bisogna comprenderlo in tutta la sua portata. In questo, il contributo della scienza è stato, e continua a essere, insostituibile. Quando parliamo di cambiamento climatico, il punto di riferimento globale è l’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), l’organismo delle Nazioni Unite incaricato di valutare le più recenti e autorevoli pubblicazioni scientifiche sul tema. I report dell’IPCC non sono opinioni, ma poderose sintesi di migliaia di studi peer-reviewed, redatte da centinaia di scienziati di tutto il mondo.

Anche l’ultimo rapporto di sintesi (il Rapporto di Sintesi del Sesto Assessment Report dell’IPCC è la fonte più completa e aggiornata sullo stato della conoscenza scientifica del clima), pubblicato nel 2023, è un documento che non lascia spazio a dubbi: le attività umane hanno inequivocabilmente riscaldato il pianeta, e gli impatti sono già diffusi e, in alcuni casi, irreversibili. Ma come facciamo a sapere tutto questo con tale certezza? Grazie a decenni di ricerca meticolosa. La scienza del clima si basa sull’analisi di carote di ghiaccio che raccontano la storia dell’atmosfera degli ultimi 800.000 anni, su modelli climatici sempre più sofisticati che girano su supercomputer, su una rete globale di sensori, boe oceaniche e satelliti che monitorano ogni parametro vitale della Terra. È questo immenso lavoro collettivo che ci permette di affermare, con un grado di confidenza altissimo, che l’aumento delle concentrazioni di CO2 è la causa primaria del riscaldamento globale. Senza questa solida base scientifica, qualsiasi politica climatica sarebbe cieca, basata su congetture anziché su prove.
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Dalla diagnosi alla cura: soluzioni scientifiche per la decarbonizzazione
Se la scienza ci ha fornito una diagnosi chiara, è sempre la scienza a offrirci la cura. La decarbonizzazione, ovvero l’abbandono graduale dei combustibili fossili, è la strada maestra per mitigare la crisi climatica, e la ricerca è il motore che alimenta questo percorso. Pensiamo alle energie rinnovabili. Fino a pochi decenni fa, l’energia solare ed eolica erano considerate fonti di nicchia, costose e poco efficienti. Oggi, grazie a un’incessante attività di ricerca e sviluppo in campi come la fisica dei materiali e l’ingegneria, sono diventate le fonti energetiche più economiche in molte parti del mondo.
La ricerca scientifica ha permesso di creare celle fotovoltaiche sempre più performanti, turbine eoliche più grandi e potenti, e sistemi di accumulo (batterie) più capienti e duraturi. L’innovazione non si ferma: gli scienziati stanno esplorando nuove frontiere come il fotovoltaico a perovskite, l’eolico offshore galleggiante e lo sviluppo dell’idrogeno verde come vettore energetico pulito per i settori difficili da elettrificare (i cosiddetti “hard-to-abate” come l’industria pesante e i trasporti a lungo raggio). Ogni progresso in questi campi è un passo concreto verso un sistema energetico a zero emissioni.
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L’economia circolare (è) guidata dalla scienza
La transizione ecologica non riguarda solo l’energia. Richiede un ripensamento radicale del nostro modello di produzione e consumo, passando da un’economia lineare (“prendi, produci, usa e getta”) a un’economia circolare. Anche in questo, la scienza è protagonista. L’economia circolare non è solo “buona volontà” e riciclo, ma un sistema complesso che si fonda sull’innovazione scientifica e tecnologica.
La scienza dei materiali è al lavoro per progettare prodotti e imballaggi che siano durevoli, riparabili e facilmente riciclabili a fine vita, o addirittura biodegradabili in ambienti specifici. La biotecnologia offre studi sorprendenti, come l’uso di enzimi o microrganismi per “digerire” plastiche complesse o recuperare metalli preziosi dai rifiuti elettronici. La chimica verde sta rivoluzionando i processi industriali, sviluppando alternative non tossiche e a basso impatto per sostanze chimiche pericolose. La scienza sta inoltre creando le basi per i cosiddetti “passaporti digitali di prodotto”, sistemi basati su blockchain e sensoristica che permettono di tracciare materiali e componenti lungo tutta la filiera, facilitando il riuso e il riciclo. La circolarità, quindi, è un campo ad altissima intensità di conoscenza, dove ogni nuovo materiale e ogni nuovo processo nascono nei laboratori di ricerca.
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Monitorare il pianeta: i “medici” della Terra in tempo reale
Come un medico monitora i parametri vitali di un paziente, così la comunità scientifica tiene sotto costante osservazione la salute del nostro pianeta. L’attività di monitoraggio è cruciale non solo per affinare i modelli climatici, ma anche per verificare l’efficacia delle politiche di mitigazione e adattamento che stiamo implementando. La tecnologia che lo rende possibile è, ancora una volta, frutto della ricerca scientifica più avanzata.

Il programma europeo Copernicus, per esempio, è il più grande sistema di osservazione della Terra al mondo. La sua costellazione di satelliti “Sentinel” scruta incessantemente l’atmosfera, gli oceani e le terre emerse, fornendo dati preziosissimi su deforestazione, scioglimento dei ghiacciai, innalzamento del livello del mare, qualità dell’aria e concentrazione di gas serra. A questi si aggiungono migliaia di stazioni meteorologiche a terra, boe oceaniche, droni e sensori che, insieme, creano un quadro dettagliato e in tempo reale dello stato del pianeta. Questi dati non sono solo per gli scienziati: sono resi pubblici e accessibili, permettendo a governi, aziende e cittadini di prendere decisioni informate.
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Dare voce alla scienza: un appello per la fiducia e il sostegno
La Giornata Mondiale della Scienza per la Pace e lo Sviluppo è, quindi, l’occasione per dare voce a chi lavora ogni giorno, spesso lontano dai riflettori, per costruire un futuro migliore: scienziati, ricercatori, tecnici di laboratorio.
Viviamo in un mondo inondato di fake news e proprio per questo è fondamentale riaffermare il valore del metodo scientifico: un processo basato su prove, verifica, dibattito e autocorrezione. Sostenere la scienza significa chiedere investimenti adeguati nella ricerca pubblica, promuovere l’educazione scientifica a tutti i livelli e affidarsi al consenso della comunità scientifica sulle grandi questioni del nostro tempo. Significa anche sostenere la divulgazione di qualità, che traduce la complessità della ricerca in un linguaggio comprensibile a tutti, creando un ponte tra laboratori e società.
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