giovedì, Novembre 6, 2025

Regole più chiare per l’idrogeno in Europa: completato il quadro normativo

Per la Commissione Europea l’idrogeno è la chiave per la decarbonizzazione del settore economico. Solo un anno fa, però, la Corte dei Conti europea aveva bocciato la politica industriale dell’UE in materia di idrogeno rinnovabile. Permangono forti dubbi sui possibili impieghi industriali e il mercato è frenato

Enrica Muraglie
Enrica Muraglie
Giornalista indipendente, ha scritto per il manifesto, Altreconomia, L'Espresso. Fa parte della rete FADA.

L’Unione Europea fissa nuove regole per valutare le emissioni associate all’idrogeno e ai combustibili a basse emissioni di carbonio. Lo scorso 8 luglio la Commissione europea ha adottato una metodologia che completa il pacchetto previsto dalla Direttiva sul Mercato dell’Idrogeno e del Gas, offrendo così un quadro normativo stabile pensato per attrarre investimenti e promuovere la produzione su larga scala. Un’integrazione alle normative in vigore sull’idrogeno rinnovabile e sui combustibili rinnovabili di origine non biologica (RFNBO). 

“L’idrogeno svolgerà un ruolo fondamentale nella decarbonizzazione dell’economia”, ha dichiarato il commissario europeo per l’energia Dan Jørgensen. “Con una definizione pragmatica di idrogeno a basse emissioni, offriamo certezza agli investitori e sosteniamo un settore cruciale per la competitività europea”.

Secondo la Commisione, nei settori come l’aviazione, la navigazione marittima e alcuni processi industriali in cui l’elettrificazione non è al momento realizzabile, l’idrogeno a basse emissioni di carbonio contribuirà agli sforzi di decarbonizzazione sulla lunga strada dell’obiettivo europeo di neutralità climatica fissato al 2050. 

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I dubbi su un uso industriale e diffuso dell’idrogeno

Tuttavia su un utilizzo industriale dell’idrogeno a livello europeo permangono forti dubbi. Esattamente un anno fa la la Corte dei Conti europea aveva bocciato la “politica industriale dell’UE in materia di idrogeno rinnovabile”, sostenendo che la Commissione aveva fissato “obiettivi troppo ambiziosi” e di non disporre “di una visione completa né del fabbisogno né dei finanziamenti pubblici disponibili”. Di questo passo, secondo i giudici amministrativi, diventa irrealizzabile l’obiettivo al 2030 di una produzione di 10 milioni di tonnellate di idrogeno verde.

idrogeno 1

Abbandonate le velleità sui trasporti – sull’auto non esistono che due modelli (Hyundai e Toyota, con prezzi superiori ai 65mila euro), e sui treni ci sono pochissimi esemplari – le possibilità più concrete riguardano le forniture energetiche per le aziende “hard to abate”, cioè le industrie pesanti con emissioni difficili da abbattere. Dai cementifici alle acciaierie, è questo l’orizzonte più prossimo. Ma il recente abbandono del progetto di riconversione dell’ex Ilva di Taranto, con il ricorso all’idrogeno per decabornizzare la produzione, deve far riflettere. Per restare all’Italia, è notizia recente che di fronte alle difficoltà di spesa dei quasi 3 miliardi di idrogeno previsti dal PNRR il governo Meloni intende dirottarne una buona parte (quasi 700 milioni) sulla filiera del biometano.

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Abbattere le emissioni nella produzione dell’idrogeno

La produzione di idrogeno a basse emissioni di carbonio, sostiene ancora la Commissione europea,potrà attuarsi attraverso l’utilizzo di gas naturale con cattura, utilizzo e stoccaggio del carbonio, oppure attraverso fonti di elettricità a basse emissioni. Nel primo caso si parla di idrogeno blu, nel secondo di idrogeno verde. Dopo aver insistito negli scorsi anni sull’idrogeno verde, la retromarcia ambientale di questo nuovo corso della Commissione europea si vede anche in questo ambito, in cui l’idrogeno blu torna di nuovo in auge. Secondo la nuova metodologia europea, l’idrogeno e i combustibili correlati dovranno raggiungere una soglia di risparmio del 70% nelle emissioni di gas serra rispetto all’uso di combustibili fossili senza abbattimento. 

Il quadro normativo tiene conto della diversità dei mix energetici tra gli Stati membri, e per questo è molto flessibile: la quota di energia rinnovabile che può essere contabilizzata per l’idrogeno prodotto da elettricità non viene stabilita. Questo aspetto è disciplinato dalla Direttiva sulle Energie Rinnovabili, che adotta un approccio basato sulla media annuale. 

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I freni allo sviluppo del mercato dell’idrogeno 

Incertezza della domanda e dell’offerta, mancanza di infrastrutture e notevoli carenze di finanziamenti: questi i principali ostacoli allo sviluppo del mercato dell’idrogeno. Secondo la piattaforma europea per l’energia e le materie prime, tuttavia, questi problemi sono superabili: il 16 luglio è stato infatti lanciato Hydrogen Mechanism, un appello agli stakeholder interessati all’incontro di domanda e offerta di idrogeno rinnovabile e a basse emissioni di carbonio. Una piattaforma aperta e trasparente che metterebbe in contatto venditori e acquirenti, consentendo il contatto tra potenziali partner commerciali. Secondo il Clean Industrial Deal, infatti, certezza giuridica e coerenza sono elementi fondamentali per favorire gli investimenti e accelerare la crescita del settore. 

economia circolare ue

La Commissione Europea si impegna a mantenere condizioni di parità con l’approvvigionamento di elettricità interamente rinnovabile, e valuterà nei prossimi anni l’impatto dell’introduzione di percorsi alternativi sul sistema energetico e sul risparmio di emissioni. Ora la proposta passa al Parlamento e al Consiglio Europeo, che avranno 2 mesi per decidere se accettare o respingere la proposta, ma senza possibilità di presentare emendamenti

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