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sabato, Dicembre 21, 2024

Da azienda ad azienda: vantaggi e modelli di imballaggi riutilizzabili nel settore B2B

Il mercato B2B (business to business) ha fatto da apripista al massiccio uso di imballaggi riutilizzabili, con sistemi di gestione sempre più efficienti e innovativi. RIducendo costi e impatti del trasporto delle merci che poi arrivano sulle nostre case. Ecco una rassegna degli esempi più notevoli

Andrea Turco
Andrea Turco
Giornalista freelance. Ha collaborato per anni con diverse testate giornalistiche siciliane - I Quaderni de L’Ora, radio100passi, Palermo Repubblica, MeridioNews - e nazionali. Nel 2014 ha pubblicato il libro inchiesta “Fate il loro gioco, la Sicilia dell’azzardo” e nel 2018 l'ibrido narrativo “La città a sei zampe”, che racconta la chiusura della raffineria di Gela da parte dell’Eni. Si occupa prevalentemente di ambiente e temi sociali.

Non capita spesso ma a volte succede: ci sono dati che da soli ci fanno comprendere, più di tante analisi, l’insostenibilità del modello di sviluppo in cui siamo immersi. Prendiamo ad esempio i numeri diffusi a maggio da 4FOLD, società satellite del colosso olandese dei container HCI. Ogni anno ci sono oltre 800 milioni di movimenti di container nel mondo. Ebbene il 20% della parte di questi container che viaggia in mare è vuoto, percentuale che sale addirittura al 40% nel caso di quelli movimentati a terra. Questo si traduce in 200 milioni di movimenti a vuoto  di container che trasportano aria. È stato calcolato anche quanto costa al Pianeta questo enorme spreco: 200 milioni di tonnellate di emissioni di anidride carbonica. Mentre per i produttori lo spreco si traduce in un salasso di 25 miliardi di dollari all’anno. Che fare, allora, di fronte certi scempi?

Bisogna rendere più intelligente ed efficiente il sistema e una delle soluzioni per farlo è il riuso nel settore degli imballaggi. A partire proprio da quelli usati per trasportare le merci che poi ritroviamo sugli scaffali della grande distribuzione organizzata (Gdo) e più in generale dei nostri negozi. Stiamo parlando del mercato B2B (business tu business), ovvero del rapporto tra azienda e azienda, dove a dire il vero i sistemi di imballaggio riutilizzabili sono già da tempo utilizzati su larga scala. Principalmente per motivi finanziari, anche se gli operatori mettono sempre più in evidenza il risvolto ambientale di questa scelta. Una ragione in più per la loro diffusione, specie perché è da questo settore che spesso partono le innovazioni più interessanti che possono poi riguardare anche i prodotti rivolti direttamente ai consumatori (il mercato B2C, business to consumer).

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Perché il riutilizzo nel settore B2B è così importante

In questi anni anche le istituzioni comunitarie si sono più volte espresse, come ben sanno i lettori e le lettrici di questa testata, sulla necessità di rafforzare l’economia circolare nel Vecchio Continente. Anche nella direzione del riuso. Ad esempio la risoluzione del Parlamento europeo del 10 febbraio 2021 sul nuovo piano d’azione per l’economia circolare sottolinea che “è necessario dissociare completamente la crescita dall’uso delle risorse” e “invita la Commissione a proporre obiettivi dell’UE vincolanti, scientificamente fondati, di breve e lungo termine, relativi a una riduzione dell’uso delle materie prime primarie e degli impatti ambientali”. Anche se, come insegna la vicenda della direttiva Sup, non tutti gli Stati si mostrano pronti a recepire tale indicazioni, si tratta di un cambiamento di pratiche – non più raccomandazioni ma vincoli da rispettare – che si ripercuoterà inevitabilmente nelle filiere.

Il settore B2B più di altri sembra pronto a recepire tale indicazioni, visto che sul riuso si è dimostrato più lungimirante di altri. Lo conferma in una recente intervista Tim Debus, presidente e amministratore delegato di Reusable Packaging Association, la ong internazionale che rappresenta e promuove gli interessi commerciali comuni e favorevoli alla concorrenza dei fornitori membri e degli utenti di prodotti e servizi di imballaggio riutilizzabili. “La nostra attività – afferma Debus – non solo contribuisce alla risoluzione dei problemi più grandi del mondo come rifiuti, inquinamento e cambiamento climatico, ma svolge anche un ruolo importante nella trasformazione in un moderna economia digitale che disaccoppia la crescita finanziaria dal consumo di risorse”. Il ceo della Reusable Packaging Association afferma che questo settore è in prima linea “nel cambiamento per un mondo migliore”. A suo avviso “gli imballaggi riutilizzabili basati sulla tecnologia trasformeranno pallet, bidoni, casse e contenitori in imballaggi intelligenti in grado di acquisire e trasmettere dati per la visibilità del prodotto in tempo reale, la gestione accurata dell’inventario, il monitoraggio delle condizioni e del clima per la garanzia della qualità e l’analisi predittiva per la pianificazione della domanda futura, per esempio. In quanto piattaforma per la distribuzione delle merci, gli imballaggi riutilizzabili possono svolgere un ruolo guida in un’economia digitale e un fattore chiave per l’industria 4.0 e la modernizzazione della catena di approvvigionamento”.

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Casi di riutilizzo del settore B2B in Italia

Un punto della situazione a livello italiano lo ha tracciato per Conai Lucia Rigamonti, docente e ricercatrice al Politecnico di Milano, realizzando una mappatura del riutilizzo a livello industriale, accompagnata da schede di approfondimento per settore suddivise per materiale.

Si parte dall’acciaio: qui le tipologie di imballaggio coinvolte sono i fusti, le gabbie, le bombole, i pallet e le casse industriali. “I settori utilizzatori principali – si legge – sono le vernici, l’alimentare (solido e liquido) e i gas liquefatti e compressi”; inoltre ci sono i fusti alimentari (soprattutto pomodoro e polpa di frutta) e quelli per la birra “che hanno mediamente una vita utile di 15 anni durante i quali sono riutilizzati circa 3-4 volte in un anno”.

Per quanto riguarda l’alluminio gli imballaggi riutilizzabili riguardano bombole, “utilizzate per i gas alimentari o per gli autorespiratori da portare a spalla.”, e pallet, che “vengono utilizzati nel settore farmaceutico, chimico, cosmetico, alimentare, per camere bianche e in tutti i settori igienico-sensibili”.

Sulla carta vale la pena menzionare l’utilizzo (e il riutilizzo) degli octabins, “generalmente previsto per i casi in cui il prodotto contenuto sia leggero (es. preforme in PET) ed il numero di riutilizzi, che mediamente varia da 2 a 10 per imballaggio, dipende soprattutto dalle modalità di trasporto. A seguito dello sviluppo dell’e-commerce, stanno emergendo nel panorama internazionale numerosi casi di imballaggi per il trasporto riutilizzabili, che tengono conto della tripla funzionalità della scatola durante la spedizione, lo stoccaggio e l’eventuale reso. Sono poi state registrate, grazie al Bando prevenzione Conai, esperienze di riutilizzo delle scatole in cartone presso alcuni utilizzatori al fine di ottimizzare i flussi in ingresso e in uscita dagli impianti, ovvero per la redistribuzione delle merci verso i diversi punti vendita sul territorio nazionale e casi di espositori all’interno della grande distribuzione organizzata”.

Il materiale che forse più si presta è il legno. Scrive infatti Rigamonti che “la filiera del legno è da sempre attiva sul tema del riutilizzo, con particolare riferimento ai pallet. In base al loro impiego, infatti, i pallet possono essere classificati in: pallet a perdere, usati una sola volta, anche detti non riutilizzabili o monouso; pallet riutilizzabili, destinati a essere usati più volte, anche detti multi rotazione; pallet a uso interno il cui impiego è limitato a una sola azienda o ad un sistema di distribuzione chiuso; pallet a uso scambio che, sulla base di un reciproco accordo, può essere scambiato con un pallet identico”. Interessante soprattutto il caso dei pallet a perdere, “costruiti secondo specifici disegni dell’utilizzatore o progettati e fabbricati dal produttore per soddisfare le esigenze dell’utilizzatore quando le dimensioni della merce non rispettano gli standard esistenti, in pratica vengono riutilizzati, dopo essere stati selezionati e/o riparati quando necessario. Per tale motivo si possono suddividere in due sottotipi: pallet a perdere veri e propri ossia monouso, realizzati per supportare il carico di un unico viaggio e costruiti con legno di modesto spessore; pallet a uso limitato o semi a perdere ovvero supporti di movimentazione che si presentano come quelli a perdere, ma compiono 2/3 rotazioni dopo essere stati riparati, se necessario. Vengono realizzati con elementi più consistenti affinché durino poco più di quelli a perdere”.

Fondamentali poi sono i bins, ovvero i tipici pallet adibiti al trasporto di frutta. “Questi manufatti rivestono un ruolo cruciale nella gestione operativa dei moderni sistemi distributivi, in particolar modo dei beni di largo consumo – scrive Rigamonti – È pertanto di fondamentale importanza la relativa supply chain, considerando che esso è multiuso e multiutente e come tale necessita di un’attenta pianificazione della logistica di approvvigionamento e di ritorno”.

In alcuni settori, poi, gli utilizzatori di pallet ricorrono ai servizi di noleggio. Il noleggiatore mette a disposizione un numero di pallet corrispondente alle necessità dell’utilizzatore. Sono le società di noleggio a gestire il parco pallet dei propri clienti (siano essi aziende manifatturiere, distributive o operatori logistici), creando dei propri circuiti di raccolta, controllo, selezione, riparazione ed offrendo un servizio completo di noleggio delle attrezzature. “In Italia – scrive Rigamonti – tale modalità è ancora poco diffusa, rappresentando circa un 18%”.

I principali sistemi di noleggio in Italia sono:

Chep (Commonwealth Handling Equipment Pool), che rappresenta la realtà più diffusa in Italia, si occupa della gestione di attrezzature di movimentazione merci (pallet, container, cassette). Distinguibili per il caratteristico colore blu;

LPR (Logistic Packaging Return), ha iniziato la propria espansione nel mercato spagnolo, proseguendo in quello italiano (dal quale è in seguito uscita) e infine nel Regno Unito. Distinguibili per il caratteristico colore rosso.

CPR System – sistema di pallet a rendere riservato al settore ortofrutta.

PRS – sistema di ritorno dei pallet per l’industria dei polimeri europea.

NOLPAL – che gestisce il noleggio di pallet EPAL in tutta Europa, movimentando ogni anno in Italia circa 100mila bancali in legno.

Se si parla di trasporto merci non si può non parlare della regina, ancora e purtroppo, incontrastata che è la plastica. Un regno che si nota a partire dal notevole numero di imballaggi coinvolti nel settore B2B: fusti e cisternette, casse e cestelli, pallet, casse industriali, boccioni per la distribuzione dell’acqua in uffici e luoghi pubblici, interfalde usate per il trasporto di bottiglie in vetro, flaconi usati per i detersivi alla spina e borse durevoli riutilizzabili. “La principale applicazione del mondo riutilizzo nella filiera degli imballaggi in plastica – scrive Rigamonti – è legata alle cassette ortofrutticole, dove un settore interessante è quello del noleggio: la maggior parte delle società di pooling fanno parte del c consorzio EURepack. La vita media delle cassette è variabile tra 5 e 20 anni e il numero di rotazioni medie annue è di 6-7”. Più in generale la plastica domina ancora nel settore alimentare, nell’automotive e negli elettrodomestici.

Infine c’è il vetro, dove gli imballaggi riutilizzabili sono costituiti dalle bottiglie e dove l’applicazione più interessante, e antica, è quella del vetro a rendere. Secondo un’inchiesta realizzata da Milena Gabanelli nel 2020, soltanto con una diffusione del vuoto a rendere pari a quella scandinava (dove il 70% dell’acqua minerale è in bottiglie di vetro ), si potrebbero risparmiare quasi 6 milioni di barili di petrolio.

Leggi anche: “Il riutilizzo fa tendenza. Ma attenti a parlare di boom dell’usato online”. Intervista a Pietro Luppi, di Occhio del Riciclone

I più innovativi casi di riutilizzo del settore B2B nel resto del mondo

All’inizio di questo articolo abbiamo parlato di 4Fold, la società satellite del colosso olandese dei container HCI. Da loro apprendiamo anche l’esistenza di container collassabili e ripiegabili, in modo da poter essere riutilizzati. Sembra fantascienza e invece è già realtà, ancor più importante se si considera l’importanza crescente a livello mondiale della logistica. Il container pieghevole può essere piegato fino al 25% del suo volume con una procedura che dura meno di 10 minuti.

Un altro esperimento interessante, proprio per le numerose applicazioni che potrebbe avere, è il “pallet componibile” della Penguin Random House: in pratica viene ridotto il tempo necessario per fissare un pallet da 3 minuti a circa 20 secondi grazie alla sostituzione dell’imballaggio dei materiali di consumo con il coperchio del pallet Loadhog. L’uso delle caratteristiche pellicole estensibili di plastica, che vengono poste sopra la merce per irrigidirla, è stato dimezzato. Un’innovazione che rende questo metodo ancora più sicuro e versatile, oltre che più economico.

A proporre altri modelli interessanti è Patricia Megale Coelho, ricercatrice in Imballaggi riutilizzabili ed Economia circolare all’università olandese di Utrecht. Tra questi vale la pena citare, tra i tanti, il caso della start-up svedese NorNorm che realizza servizi di arredo in abbonamento per le aziende. In pratica fornisce mobili per ufficio nonché spazi di lavoro personalizzati: dalla pianificazione alla progettazione fino alla costruzione di spazi che eliminano gli sprechi inutili, si adattano a tutte le “nuove normalità” e sono attenti ai costi. I mobili vengono realizzati su misura, sono componibili in diversi modi e, per questo, riutilizzabili più e più volte.

LEGGI IL NOSTRO SPECIALE SUI SISTEMI DI RIUSO

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