Si intitola “Investing in Europe’s green future: green investment needs, outlook and obstacles to funding the gap“ (“Investire nel futuro verde dell’Europa: necessità di investimenti verdi, prospettive e ostacoli al finanziamento del gap) ed è parte della Occasional Paper Series n. 367 pubblicata dalla Banca Centrale Europea (ECB). Firmato da Carolin Nerlich, Petra Köhler-Ulbrich, Malin Andersson, Carlo Pasqua, e altri esperti in ambito economico e finanziario, va precisato che le opinioni espresse “sono quelle degli autori e non riflettono necessariamente quelle della BCE”. Ma il contesto della pubblicazione è più che ufficiale, e le conclusioni piuttosto nette. Il documento analizza le necessità di investimento per la transizione verde dell’Unione Europea, con particolare attenzione al periodo fino al 2030 e agli obiettivi di neutralità climatica al 2050. Esamina le fonti di finanziamento, i settori prioritari e gli ostacoli da superare per colmare il divario tra le necessità di investimento e le risorse disponibili. Il risultato dell’analisi non è certo ottimistico: “Nonostante i recenti progressi – scrivono le autrici e gli autori – sono necessari molti altri sforzi per mantenere la decarbonizzazione sulla strada del raggiungimento della neutralità carbonica entro il 2050”.
Leggi anche: Dal MASE 21 milioni per progetti innovativi per le materie prime critiche e strategiche
Tra il 2,9 e il 4% del PIL
Il documento esamina le esigenze di investimento necessarie per la transizione verde dell’Unione Europea fino al 2030 e oltre. Anche se “la quantificazione del fabbisogno di investimenti verdi è un esercizio scoraggiante, soggetto ad elevati livelli di incertezza”, la autrici e gli autori affermano che “per realizzare efficacemente la transizione verde, l’Europa deve affrontare la sfida di mobilitare ingenti investimenti aggiuntivi, stimati tra il 2,9% e il al 4,0% del PIL dell’UE ogni anno fino al 2030”. Si parla di un “notevole deficit” stimato: “Questo non solo comporterà un maggiore fabbisogno annuale di investimenti verdi negli anni fino al 2030, per compensare il deficit, ma implica anche maggiori costi di transizione verde, in quanto la crisi climatica si aggraverà senza che vengano intraprese azioni sufficienti, aumentando così la necessità di adattamento”.
L’obiettivo è mobilitare il settore privato con il supporto del pubblico e migliorare i mercati dei capitali per finanziare le PMI e le start-up verdi. Le politiche devono incentivare l’innovazione, semplificare la regolamentazione e sostenere la crescita sostenibile.
Un compito “innegabilmente arduo”
“L’Europa dovrà investire somme considerevoli fino al 2030, stimate fino a 1.200 miliardi di euro (1,2 trilioni) all’anno, per sostenere la transizione verde in linea con l’obiettivo di riduzione dei gas serra del 55%”, si legge nel documento.
La maggior parte degli investimenti aggiuntivi sarà necessaria per rendere più ecologico il settore dei trasporti e per aumentare l’efficienza energetica nel settore dell’edilizia residenziale. “Il compito è innegabilmente arduo”, affermano gli autori. Anche se le stime sono incerte e variano tra istituzioni, con scenari che considerano diverse tecnologie e politiche climatiche, quel che è certo è che gli investimenti oggi sono ben al di sotto del necessario, in particolare nel settore dei trasporti, dove le emissioni di gas serra sono aumentate.
Leggi anche: Eliminati i SAD per il conferimento in discarica. Protestano i Comuni siciliani
Investimenti privati e riforme pubbliche
Se, secondo gli autori, i privati dovranno fare la parte del leone, i fondi pubblici saranno fondamentali per integrare gli investimenti privati. Le misure fiscali, come crediti d’imposta e garanzie, migliorano l’accesso al credito per le imprese, ma il calo dei fondi pubblici post-2026 (a PNRR conclusi) aggraverà la situazione.
“Essenziali” per stimolare gli investimenti verdi, afferma l’analisi, saranno riforme strutturali e incentivi fiscali, come il carbon pricing. L’Unione dei mercati dei capitali (CMU) potrebbe migliorare l’accesso al capitale, ma restano ostacoli come costi di finanziamento elevati e insufficienza di supporto fiscale. E poi servirà maggiore trasparenza, un quadro normativo efficiente e politiche che promuovano l’innovazione.
Il ruolo della trasparenza nella transizione verde
Nel contesto della transizione verde, la trasparenza è considerata dalle autrici e dagli autori del documento un fattore cruciale per supportare gli investimenti e garantire la fiducia degli investitori. “Una maggiore trasparenza e divulgazione potrebbero supportare la transizione verde, facilitando decisioni di investimento più informate e riducendo l’incertezza sui rischi climatici“, si legge nel rapporto.
Gli autori sottolineano che fornire informazioni chiare sugli impatti climatici delle attività economiche consentirebbero agli investitori e alle istituzioni di comprendere meglio i rischi e le opportunità legati al clima. Ad esempio, un reporting più accurato e standardizzato delle emissioni di gas serra e delle performance ambientali delle aziende migliorerebbe la capacità di identificare progetti realmente sostenibili.
Le norme Europee, come il Regolamento sulla Tassonomia UE e la Direttiva sulla rendicontazione di sostenibilità aziendale (CSRD), stanno promuovendo standard comuni per la rendicontazione ambientale. Questo serve a fornire agli investitori una visione chiara su come i fondi sono allocati e il loro reale allineamento con gli obiettivi climatici. “Una trasparenza migliorata nella rendicontazione può attrarre più capitale privato e stimolare l’innovazione verde, assicurando che i progetti siano coerenti con gli obiettivi di sostenibilità“.
Tra la proposte avanzata per migliorare la trasparenza, lo sviluppo di piattaforme digitali per centralizzare e rendere accessibili i dati sugli investimenti verdi; iniziative di educazione finanziaria dedicate ad aziende e investitori, per aumentare la comprensione delle normative e degli strumenti disponibili; l’integrazione di tecnologie avanzate, come la blockchain, per tracciare i flussi di investimento e garantire l’integrità delle informazioni.
© Riproduzione riservata