fbpx
martedì, Dicembre 24, 2024

Fatti per durare: una start up francese punta su architettura e design circolari

La Maison Tournesol di Tolosa è specializzata in progetti per favorire il riuso nell’edilizia e lancia la sua collezione di mobili di design "zero waste", realizzati usando solo rifiuti edili

Nicoletta Fascetti Leon
Nicoletta Fascetti Leon
Giornalista pubblicista, allevata nella carta stampata. Formata in comunicazione alla Sapienza, in giornalismo alla Scuola Lelio Basso, in diritti umani all’E.ma (European Master’s Programme in Human Rights and Democratisation) di Venezia. Ha lavorato a Ginevra e New York nella delegazione UE alle Nazioni Unite. Vive a Roma e da nove anni si occupa di comunicazione ambientale e progetti di sostenibilità

L’edilizia è una delle attività umane più inquinanti. Secondo la Commissione europea, il settore delle costruzioni è responsabile da solo del 40% della domanda di energia primaria nell’Ue e del 36% delle emissioni di gas climalteranti. Gran parte di questo peso ambientale è dovuto al così detto carbonio incorporato, ossia alle emissioni derivanti dall’origine dei materiali da costruzione, dal loro trasporto e dalle fasi di gestione del cantiere. Il Green Building Council stima che oltre il 50% delle emissioni globali di carbonio di tutte le nuove costruzioni edificate tra il 2020 e il 2050 sarà dovuto proprio al carbonio incorporato.

Date queste considerazioni, un gruppo di architetti, designer e artigiani francesi, decisi a farsi notare con un modello di business innovativo, ha lanciato nel 2018 la start up Maison Tournesol per la realizzazione di progetti di edilizia pubblica e privata, definiti dalla particolare attenzione al riutilizzo, ai materiali locali e all’architettura bioclimatica. Tournesol, oltre al lavoro di progettazione, produce anche mobili di design utilizzando esclusivamente materiali riciclati da rifiuti dell’industria edile di Tolosa.

L’intento, come si legge nelle pagine del sito degli architetti francesi, è di aiutare a soddisfare i requisiti Corporate Social Responsibility (CSR) delle aziende e le disposizioni della legge francese Anti-gaspillage pour une économie circulaire (AGEC) per gli attori pubblici, in vigore dal 2021. Questa legge Anti-spreco, in particolare,  prevede che le forniture acquistate dalla pubblica amministrazione provengano, in una percentuale tra il 20 e il 40, dal settore del riuso o contengano materiali riciclati.

Leggi anche: Marcia indietro sul no alla plastica per frutta e verdura. Cosa succede in Francia?

Il riuso si fa “cool”

“Ci siamo detti che per avere un vantaggio competitivo – racconta il co-fondatore e  giovane designer di Maison Tournesol, Francois Bois, a Euronews– bisognava offrire qualcosa che rispondesse ai problemi del nostro tempo, quindi nel nostro caso, alla futura carenza di energia e materiali”.

Per lanciare il proprio lavoro, lo studio Tournesol ha iniziato costruendo “anelli circolari nell’architettura e nel design”, ossia partnership nel settore delle costruzioni locali finalizzate a limitarne l’impatto ambientale.

Come si fa l’architettura circolare

Tournesol lavora specialmente alla realizzazione di strutture pubbliche e alla ristrutturazione di abitazioni private attraverso lo sviluppo di progetti, in co-appalto e in proprio.

Cura l’attività di progettazione del riutilizzo, inclusa l’analisi decostruttiva degli edifici da riabilitare o demolire, l’istituzione di strategie di costruzione circolari e la gestione dei processi di riuso nel mercato delle costruzioni.

Esempi del lavoro di Tournesol si trovano nella città di Castanet-Tolosan, in un centro culturale, o a Albi, dove una scuola elementare è stata riconvertita in abitazioni e negozi, riutilizzando corridoi, ringhiere, mattoni, scale, controsoffitti, etc.

Come si fa il design circolare

Ma l’attività di Tournesol che ha destato maggiore interesse è la realizzazione di mobili di design. La prima collezione, snella e facile da montare, costituita da metallo e legno, giallo, bianco e nero, si chiama “Zero” ed è stata lanciata nel 2022. Il nome allude alle “zero emissioni di carbonio, zero sprechi e zero sforzi” generati da uno scaffale realizzato esclusivamente con scarti industriali. Senza chiodi o viti, si monta solo dispiegando la struttura di ferri da costruzione e posando i piani realizzati in lastre d’acciaio, entrambi rifiuti forniti da aziende edili partner di Tournasol. Forte del successo della “Zéro Collection”, Maison Tournesol lancia la sua seconda linea, chiamata “Mono” per il suo design monocromatico.

Leggi anche: Design riparabile, 5 idee per scegliere oggetti di arredo con una vita (quasi) eterna

Come si costruisce un modello virtuoso

Tournasol dunque mette in circolo un modello virtuoso che coinvolge le attività edili locali, in una sorta di simbiosi industriale guidata dalla riduzione dei rifiuti e dall’ottimizzazione delle risorse in un settore caratterizzato, generalmente, da tonnellate di rifiuti e spreco di materiali preziosi. Il tema è molto sentito anche nel nostro paese, tanto che Legambiente e Kyoto Club hanno dedicato nel 2022 uno specifico report dal titolo: “Il settore edilizio verso una nuova sfida: la decarbonizzazione delle costruzioni”.

La decarbonizzazione delle costruzioni in Italia

Nel documento si trova una sezione dedicata alle buone pratiche nostrane. Molte riguardano l’aggiornamento legislativo di alcuni Comuni, mentre poche altre si riferiscono a progetti realizzati con materiali innovativi, bioedilizia o con alti standard energetici. Nel Comune di Ferrara, tra gli esempi, un accordo fra associazioni di categoria, organi di controllo e ordini professionali, ha stabilito la promozione dell’impiego di aggregati di riciclo nelle diverse opere urbanistiche. Il progetto “Le Corti di Medoro” ha così permesso di realizzare 233 unità immobiliari a prezzi calmierati, destinati a studenti, giovani coppie e famiglie in difficoltà.

Come dimostra anche l’esperienza francese, nell’architettura circolare, il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati è fondamentale, per la gestione dei materiali ma anche per superare la diffidenza sull’uso di inerti riciclati.

Leggi anche: Francia alla prova dell’economia circolare: le buone pratiche tra EPR e zero waste

© Riproduzione riservata

spot_img

POTREBBE INTERESSARTI

Ultime notizie

La Community di EconomiaCircolare.com