Come ogni anno il ministero dell’Ambiente ha diffuso il documento con il quale individua le priorità politiche del 2024, allargando anche lo sguardo al triennio 2024-2026. Più precisamente con il decreto ministeriale n°7 del 10 gennaio il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha approvato l’atto di indirizzo che costituisce uno strumento di monitoraggio , per le persone esterne al MASE e un utile promemoria per il personale interno.
Soprattutto perché l’atto di indirizzo ribadisce la cornice entro la quale si muove ogni disposizione ambientale. Come riporta lo stesso documento del MASE, “la variabile fondamentale per garantire la sostenibilità economica, non solo del debito ma anche dell’equilibrio socioeconomico del Paese, è la crescita economica. Pur in presenza di un contesto geopolitico, ambientale e demografico assai complesso, è necessario conseguire ritmi di crescita nettamente più elevati rispetto a quelli dello scorso decennio”.
Ancor più esplicito è il richiamo contenuto nel paragrafo dedicato all’economia circolare (ci torneremo), in cui all’interno di un passaggio sulla finanza sostenibile si promette un impegno “per lo sviluppo della crescita delle imprese e trasformare l’ambiente in opportunità di mercato e finanziaria”. Non proprio un buon segnale.
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Il contesto e le sette priorità
In questo quadro programmatico di riferimento, così come lo definisce il MASE, è facile notare che si parla di crescita economica e neppure sostenibile. Ed è in questa chiave che viene interpretato il ruolo fondamentale del PNRR nonché, aggiunge il ministero, “la sua efficace revisione, anche con l’aggiunta del nuovo capitolo dedicato al Piano REPowerEU” che in questo modo “giocano un ruolo centrale nella strategia di crescita e innovazione del governo”. Da qui al 2026 il ministero ricorda i precedenti impegni assunti – dagli obiettivi di sviluppo sostenibile definiti dall’ONU con l’Agenda 2030 agli obiettivi sulla biodiversità definiti dalla recente COP15 fino al Green Deal europeo e al pacchetto di riforme Fit for 55 – e i futuri fondamentali appuntamenti dal punto di vista ambientale – la Cop29 sul clima e la presidenza italiana del G7.
Tenuto conto del quadro di riferimento, le priorità politiche del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica sono le seguenti:
- Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e Piano nazionale integrato per l’energia e il Clima;
- Sicurezza energetica, decarbonizzazione e sostenibilità;
- Economia circolare e prevenzione dell’inquinamento atmosferico;
- Tutela della biodiversità e degli ecosistemi terrestri, costieri e marini: attuazione della Strategia Nazionale per la Biodiversità, efficientamento della gestione della “Rete Natura 2000”, riforma e innovazione della governance e del sistema di gestione degli Enti parco nazionale e della Aree Marine protette e digitalizzazione dei Parchi e delle Aree Marine protette, prevenzione e mitigazione dell’inquinamento marino e riduzione degli impatti antropici sugli ecosistemi;
- Prevenzione e mitigazione del dissesto idrogeologico, difesa del suolo, tutela della risorsa idrica e risanamento ambientale;
- Azioni internazionali per la transizione ecologica e per lo sviluppo sostenibile;
- Efficienza amministrativa, transizione burocratica ed educazione ambientale.
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Cosa attenderci sull’economia circolare da qui al 2026
Delle 24 pagine sull’atto di indirizzo per le priorità politiche del MASE in questa sede ci concentreremo esclusivamente sulle due pagine dedicate all’economia circolare. In primo luogo notiamo l’improprio accostamento con “la prevenzione dell’inquinamento atmosferico”, che forse sarebbe stato più utile legare all’energia.
Le prime parole di sostegno sono per il riciclo che però, non ci stancheremo mai di ripeterlo, nel paradigma delle R dell’economia circolare viene dopo altre priorità come riduzione e riuso. Per il MASE “l’obiettivo è continuare a sostenere e a tutelare il sistema del riciclo italiano che è un valore aggiunto della Strategia nazionale per l’economia circolare, la cui attuazione sarà fondamentale anche in relazione all’approvvigionamento di materia e alla decarbonizzazione”.
Si promette poi una Strategia nazionale delle Materie Prime critiche, allo scopo di “ridurre la dipendenza dall’estero ed individuare catene di approvvigionamento alternative a livello nazionale”, anche se non vengono indicate modalità e tempistiche. Sul capitolo rifiuti c’è invece qualche dettaglio in più.
“Verrà data attuazione al Programma nazionale per la gestione dei rifiuti (PNGR) in particolare monitorando e vigilando sui piani regionali per la gestione dei rifiuti, incentivando la preparazione per il riutilizzo, le attività di riciclo e l’utilizzo delle materie prime secondarie, sostenendo economicamente i Comuni nel miglioramento dei processi di raccolta differenziata e la valorizzazione degli scarti anche attuando la riforma del sistema di Responsabilità Estesa del Produttore applicandola anche a nuovi settori/materiali. Quanto sopra anche al fine di ridurre i divari territoriali e i conferimenti in discarica”.
La novità principale riguarda l’annuncio di un’altra strategia nazionale, dedicata esclusivamente alla plastica. In questo caso si legge che lo scopo è “prevenire la dispersione delle plastiche, incentivare la raccolta delle varie frazioni, garantire il raggiungimento degli obiettivi europei di riciclo e favorire lo sviluppo tecnologico del riciclo meccanico e chimico delle plastiche. Verrà inoltre sostenuto lo sviluppo tecnologico della filiera delle bioplastiche”.
Se fino a questo momento la politica del governo Meloni dal punto di vista ambientale ha spesso significato nei riguardi della legislazione Ue critiche se non veri e propri scontri, non sembra che l’approccio cambietà. “Particolare attenzione – scrive il MASE – verrà posta ai negoziati europei in corso sui Regolamenti Spedizione dei Rifiuti, Imballaggi e Rifiuti da imballaggio, Ecodesign, Materie prime critiche, Fine vita degli Autoveicoli e alla revisione della Direttiva Quadro Rifiuti relativa al focus spreco alimentare e tessili, nonché alla direttiva Green Claims e alle proposte del Pacchetto UE finanza sostenibile”.
Più vaghi infine i richiami ai Criteri Ambientali Minimi, di cui si promettono ulteriori definizioni, e a nuovi decreti “end of waste”, senza però citare i prossimi prodotti sui quali applicare la cessazione della qualifica di rifiuto.
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