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giovedì, Novembre 14, 2024

Neanche nata e già fa discutere: i dubbi sulla Commissione Via-Vas

L’8 luglio scadrà ufficialmente anche il regime di proroga della Commissione Via-Vas, cioè il nucleo di persone che dal 2006 valuta l’impatto ambientale delle opere, degli impianti e delle infrastrutture da realizzare in Italia. Il governo è in ritardo con le nomine e da quel che filtra emergono già alcune criticità

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Redazione EconomiaCircolare.com

Dovrebbe insediarsi entro luglio la nuova Commissione tecnica di verifica dell’impatto ambientale VIA-VAS (Valutazione di Impatto Ambientale e Valutazione Ambientale Strategica), cioè il nucleo di persone che per conto del Ministero dell’Ambiente che dal 2006 valuta l’impatto ambientale delle opere, degli impianti e delle infrastrutture da realizzare in Italia. Si tratta di un organo fondamentale e di cui si parla troppo poco, nonostante dalla commissione passi il futuro ambientale, energetico e circolare del Paese: è la commissione, ad esempio, che dovrà pronunciarsi su opere fondamentali e discusse da anni come il ponte sullo stretto di Messina o il Treno ad Alta Velocità (TAV) Torino-Lione.

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Dopo la proroga di 45 giorni concessa a fine maggio, quando la commissione nominata dall’ex ministro Sergio Costa ha terminato la sua attività ordinaria, entro pochi giorni si attende un atto ufficiale dall’attuale Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. Fino all’8 luglio, infatti, la commissione opererà in regime di prorogatio sotto la guida pro tempore della presidente Paola Brambilla.

Tuttavia, a nostra precisa sollecitazione verso il MASE sulla data di insediamento della nuova commissione e sulle criticità (ci torneremo) di tali nomine, di cui si fa un gran parlare dopo l’anticipazione di un mese e mezzo da parte de Il Foglio, non è giunta alcuna risposta. Così ci si deve accontentare delle indiscrezioni, sintetizzate negli scorsi giorni da Il Fatto Quotidiano, che danno per certa la nuova presidenza, affidata a quanto pare a Germana Panzironi: 61 anni, prima nota avvocata romana e ora magistrata amministrativa, ex presidente del TAR (Tribunale Amministrativo Regionale) del Lazio e attualmente del TAR Abruzzo. Una figura che è stata criticata dai movimenti ambientalisti per via di alcune sentenze giudicate troppo favorevoli alle imprese. Ma non è l’unica critica sulla nuova commissione.

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“La commissione è un organo serio, via le nomine legate ai partiti”

Già ad aprile un’interrogazione parlamentare del Partito Democratico, in vista della scadenza a maggio della commissione, chiedeva al MASE di “garantire, nella fase di rinnovo della Commissione Via-Vas, il regolare espletamento delle funzioni necessarie per la realizzazione delle opere infrastrutturali in corso di approvazione” e “di intervenire sulla procedura di nomina della Commissione, perché preveda un rinnovamento graduale e progressivo dei suoi componenti, per garantirne la continuità programmatica”.

La precedente commissione era stata definita nell’agosto 2019 dopo una complessa e attenta procedura che era cominciata con il primo avviso pubblico della storia per questo tipo di organo ed era proseguito con una fase di selezione durata otto mesi, in cui erano sopraggiunti oltre 1200 curricula, a seguito della quale state scelte 40 persone. Non più prevalentemente personalità giuridiche, come fino a quel momento era accaduto, ma anche ingegneri ambientali, geologi, biologi, geografi, agronomi, economisti e medici. Per sottolineare l’importanza di un approccio trasversale all’ambiente.

Di tale approccio è rimasto ben poco, almeno a guardare le anticipazioni giornalistiche: a oggi sono meno di 30 – su 70 – i nomi inviati per la verifica alla Corte dei Conti, e il rischio palese è che per l’attivazione reale della commissione si debba attendere settembre, mese tra l’altro in cui uno dei primi pronunciamenti dei nuovi membri dovrebbe essere sull’infrastruttura probabilmente più discussa e complessa della storia d’Italia, cioè il ponte sullo stretto di Messina. A sollevare altre criticità è stata anche una recente interpellanza parlamentare del M5s. Ed è significativo che tra i firmatari dell’atto ci sia l’ex ministro Costa, responsabile delle nomine della vecchia commissione.

Tra le nuove figure, secondo un post sui social dell’attuale deputato pentastellato, ci sono “alcune persone con carichi pendenti penali, altre con curricula nei quali risultano esperti di sport, altre ancora saldamente ancorate ad appartenenze a partiti e altre con conflitti d’interessi. Insomma, un papocchio. Il tutto in poco tempo e con una fretta senza precedenti (..) Questa velocità nelle nomine fa nascere qualche sospetto. Perché tanta fretta? Si vogliono sostituire i membri esistenti con altri preferiti dal governo? Ricordiamo che si tratta di una commissione tecnica e pertanto la sua valutazione sui progetti e le opere deve essere molto oculata e ben circostanziata. Dal ministro vogliamo sapere cosa intenda fare, se non sia il caso di firmare una proroga ordinaria dell’attuale commissione sino all’effettivo insediamento della nuova Commissione, e se vorrà escludere i commissari con carichi pendenti penali. La Commissione Via è un organo serio, non può essere figlio di valutazioni estranee al bene del cittadino e del territorio”.

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Autorizzare tutto (o quasi) alla massima velocità?

Al di là delle figure in sé c’è un dubbio maggiore che riguarda la volontà politica di cosa deve essere una commissione in teoria tecnica. Perché l’approccio che va per la maggiore, e che era valido anche per la precedente commissione, è quello della velocità. Si è ricordato spesso ad esempio che l’uscente commissione Via-Vas ha rilasciato, almeno fino a quando era in regime ordinario, circa 450 pareri all’anno.

Ma, come già ribadito, alcuni progetti sono particolarmente complessi da esaminare, si tratta di documenti di migliaia di pagine e con possibili conseguenze ambientali e climatiche difficili da individuare in maniera chiara. È meglio essere veloci o essere precisi, se si deve scegliere? E soprattutto: il ministro Fratin ha più volte espresso la necessità di mantenere questi ritmi e di consentire il maggior numero possibile di autorizzazioni. Secondo i dati emersi dal lavoro conclusivo della commissione Via-Vas nel 2021 (ultimo anno disponibile) sono stati emessi 1.742 pareri di cui l’82% in maniera positiva.

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“Due fattori – dice la relazione – hanno contribuito all’elevata percentuale di pareri positivi. Il primo è il confronto con i proponenti, attraverso due momenti salienti del procedimento: l’avvio e la fase successiva al deposito delle integrazioni. Una serie di atti di indirizzo presidenziali ha reso possibile incontri videoregistrati con i proponenti nella fase iniziale dell’iter, per consentire l’illustrazione del progetto, e a valle della richiesta di integrazioni e del relativo deposito da parte del proponente, per chiedere ulteriori chiarimenti eventualmente necessari. Ciò ha consentito, nel rigore del rispetto delle parti, maggiori approfondimenti della progettualità, con una conseguente valutazione più articolata e completa”.

C’è stato inoltre, prosegue la relazione, “un ampio ricorso alla condizionalità, specie di indirizzo, grazie alla quale la commissione ha potuto orientare i proponenti a modifiche progettuali più sostenibili tali da rendere possibile un esito positivo della valutazione; ha stralciato segmenti progettuali che avrebbero impedito un esito positivo, ovviamente quando non tali da condizionare la medesima opera; ha introdotto mitigazioni e monitoraggi ante, in corso, e post operam, così da assicurare la compatibilità ambientale dei progetti”.

Compiti delicatissimi, insomma, e di costante supporto alle imprese: l’auspicio è dunque che le nuove nomine siano adeguate a quella che tutta in evidenza è e sarà ancora di più una commissione che di tecnico in senso stretto avrà poco e avrà un ruolo più politico. A supporto, si spera, della collettività, dei territori e consapevole ogni volta dell’urgenza climatica.

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