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venerdì, Dicembre 13, 2024

Dalle luci al compost: a New York l’albero di Natale è circolare

Dal grande abete rosso del Rockefeller Center agli oltre 200mila esemplari raccolti in città, ecco dove finiscono gli alberi di Natale della Grande Mela

Maurita Cardone
Maurita Cardone
Giornalista freelance, pr e organizzatrice culturale, ha lavorato per diverse testate tra cui Il Tempo, Il Sole 24 Ore, La Nuova Ecologia. Abruzzese trapiantata a New York dove è stata vicedirettore di una testata italiana online, attualmente è corrispondente dagli USA per Artribune oltre a collaborare con diversi media italiani e non. Si occupa di temi sociali e culturali con particolare attenzione alle intersezioni tra arte e attivismo.

Natale è il momento dell’anno in cui l’impronta ecologica delle popolazioni di cultura cristiana tocca il picco. Secondo uno studio della University of York, nei tre giorni a ridosso del Natale arriviamo a produrre circa 650 chilogrammi di CO2 a testa, quasi il sei per cento del totale annuo. A contribuire sensibilmente a questo aumento sono in particolare i viaggi e gli acquisti. Ma a fare la sua parte è anche il simbolo per eccellenza di questa festa, il caro vecchio albero.

Si stima che ogni anno vengano tagliati da 33 a 36 milioni di alberi di Natale negli USA e da 50 a 60 milioni nella più popolosa Europa. E, mentre in quest’ultima gli alberi sono più spesso venduti con le radici e quindi hanno la possibilità di una seconda vita, negli USA l’abitudine è quella di venderli tagliati, per poi buttarli via alla fine delle feste. C’è da dire che, per motivi commerciali, il modello di business dei vivai specializzati in questa qualità di piante prevede che per ogni albero tagliato ne vengono ripianati da uno a tre. Ma è anche vero che la coltura intensiva delle specie più in voga richiede uso massiccio di acqua, erbicidi, pesticidi e fungicidi, con conseguenti danni all’ecosistema e squilibri ambientali.

Certo, esiste l’opzione albero finto, ma anche questo non è a zero impatto: i materiali di cui sono fatti questi finti abeti sono infatti spesso impossibili da riciclare e difficili da smaltire, ma per lo meno, prima di finire in discarica, gli alberi artificiali vedono tanti natali, a differenza dei loro equivalenti naturali.

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Il Natale secondo gli Usa

Nell’ultimo decennio, su entrambe le sponde dell’Atlantico, sono in aumento coloro che scelgono l’albero finto: nel 2018 negli Stati Uniti sono stati venduti 23,6 milioni di alberi in plastica, il triplo rispetto al 2012 e, dal 2004 al 2018 l’aumento delle vendite di abeti in plastica è stato del 162 per cento.

Resta netta la preferenza degli americani per l’abete vero: sono stati 32.8 gli alberi venduti nel 2018. Secondo dati raccolti dalla società di software Tibco, nel 2019 quelli veri sono stati il 64 per cento del totale di alberi venduti. È quindi inevitabile che, a fine festività, le strade delle città statunitensi si riempiano di centinaia di abeti senza radici, abbandonati insieme alla spazzatura e destinati a finire in discarica.

Fa eccezione l’albero più famoso d’America, quello che adorna il Rockefeller Center e che ogni anno viene scelto tra milioni per avere l’onore di essere riempito di migliaia di luci e decori e fare la gioia dei bambini. L’albero può provenire da uno qualsiasi degli Stati dell’Unione ma si tratta sempre di un abete rosso e a sceglierlo è il giardiniere capo del Rockefeller Center che si occupa in prima persona di ricerca, selezione e taglio.

Alla fine del periodo di festa, dopo due mesi da attore protagonista, il grande albero esce di scena lasciando una traccia fatta di circolarità e solidarietà. Ogni anno dal 2007 il legname ricavato dall’albero del Rockefeller Center viene infatti donato all’associazione Habitat for Humanity, non profit che aiuta persone nelle comunità più povere del mondo a trovare soluzioni abitative dignitose e che negli Stati Uniti contribuisce a costruire, riparare e ristrutturare case in situazioni di bisogno.

Il legname ricavato dal famoso abete viene utilizzato da Habitat for Humanity per aiutare una famiglia a costruire la propria casa. Spiega a EconomiaCircolare.com un portavoce dell’associazione: “Ogni anno Tishman Speyer, la compagnia proprietaria del Rockefeller Center, fa tagliare l’albero in grandi pezzi, che vengono trasportati dalla Rockefeller Plaza a una segheria nel New Jersey dove viene eseguita una prima segatura. Da lì, i pezzi vengono portati in un’azienda di forniture paesaggistiche per essere essiccati, sagomati e piallati fino a renderli morbidi e lisci. Le assi finite vengono quindi spedite alla sede Habitat scelta per ricevere il legname. Il legno di abete rosso norvegese è flessibile e resistente, il che lo rende adatto all’uso in pavimenti, mobili e arredi”.

Creando una ciclicità dal forte valore simbolico, l’associazione generalmente dona il legname a famiglie che risiedono nello Stato da cui proviene l’albero stesso, come racconta ancora il portavoce di Habitat: “Il legno dell’albero del 2007 è stato utilizzato per costruire una nuova casa per una famiglia di Pascagoula, nel Mississippi, sfollata a causa dell’uragano Katrina. Il legname degli alberi del 2011 e del 2014 è stato utilizzato per costruire la struttura di più case a Philadelphia. Per diversi anni, assi ricavate dall’albero del 2013 sono state incorporate in ogni casa costruita a Bridgeport, nel Connecticut. Habitat for Humanity Susquehanna (Maryland) ha ricevuto il legno dall’albero dell’anno scorso”. L’organizzazione utilizzerà il legname in una casa recentemente costruita dagli studenti della Cecil County School of Technology che, grazie a questa partnership, apprendono tutti gli aspetti del mestiere, come falegnameria, idraulica e impianti elettrici.

Che sia stato il grande albero a dare il buon esempio, quel che è certo è che attualmente negli Stati Uniti esistono oltre 4mila centri di riciclaggio per gli alberi di Natale e città, contee e stati offrono servizi speciali per evitare che finiscano nelle discariche. A New York, ben prima della svolta circolare del grande albero, era già attivo da anni un programma gestito dal Department of Sanitation.

“Da almeno una trentina d’anni – spiegano dall’ufficio stampa del dipartimento – ogni gennaio gestiamo un programma di tree-cycling, in cui raccogliamo alberi di Natale veri e li trasformiamo in compost che viene utilizzato per fertilizzare i parchi e gli orti comunitari della città. Tutto ciò che chiediamo è che i residenti tolgano tutte le luci e le decorazioni dal loro albero prima che lo raccogliamo. Secondo le nostre stime, raccogliamo più di 200mila alberi di Natale ogni anno, in quelli che definiamo i ‘camion della spazzatura più profumati della città. Incoraggiamo tutti i cittadini con alberi di Natale veri a dare una seconda vita ai loro alberi e cerchiamo di renderglielo facile”. La raccolta avviene ogni anno all’interno di una finestra di circa 10 giorni nella prima metà di gennaio, durante i quali i cittadini possono lasciare gli alberi davanti casa.

In alternativa, i newyorchesi possono portare i loro alberi a un Mulchfest in uno degli oltre 70 parchi e giardini dei cinque distretti della città che partecipano all’iniziativa. Qui gli alberi vengono tagliati a pezzetti e trasformati in pacciame che viene utilizzato in parchi, campi da gioco, aiuole e spazi verdi in ogni angolo della metropoli. Gestiti dal NYC Department of Parks, quest’anno i punti di raccolta apriranno dal 26 dicembre all’8 gennaio, concludendosi con un chipping weekend durante il quale, chi porta un abete se ne va a casa con una busta di pacciame ricavato dal proprio albero.

Per chi invece ha scelto l’albero finto, il Department of Sanitation offre la possibilità di sbarazzarsene donandolo sulla piattaforma da loro creata, tutta dedicata alle donazioni e allo scambio di oggetti. Sulla stessa piattaforma c’è anche uno spazio appositamente dedicato alle festività, dove si trovano idee per regali circolari e a basso impatto. Perché dall’albero ai regali, il Natale possa lasciare solo un’impronta positiva.

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