Ogni anno l’Agenzia europea per l’uguaglianza di genere (European Institute for Gender Equality – EIGE) aggiorna il Gender equality index che misura lo stato della parità tra uomini e donne. Il rapporto è costruito su diversi indicatori divisi in sette grandi capitoli: tempo, denaro, educazione, potere, salute, lavoro e violenza.
L’indice 2023 non riserva grandi sorprese, o meglio non per l’Italia. La buona notizia infatti è che in Europa le donne nel complesso stanno meglio e si registra il miglioramento annuale più ampio da quando esiste l’indice. Su un massimo di 100 l’Unione registra una media di 70,2. Mentre la cattiva è che l’Italia rimane al di sotto della media, lontana dagli altri stati del G7 e del G20, in compagnia di Ungheria, Polonia, Romania, paesi non proprio paladini delle pari opportunità. L’Italia si conferma fanalino di coda per occupazione e anche per qualità del lavoro delle donne. Ossia: le donne lavorano poco e quando lavorano hanno contratti, paghe, orari peggiori.
I dati più interessanti di quest’anno sono quelli presentati nel focus che investiga il nesso tra parità di genere, giustizia sociale e European Green Deal. Avere un focus su transizione verde nell’ambito dell’indice risponde all’intenzione di mettere in evidenza il nesso tra genere, disuguaglianze intersezionali e conversione ecologica.
La strategia “Unite per un domani giusto e verde”
EIGE ha infatti lanciato nel 2023 la strategia “Unite per un domani giusto e verde” che è divisa in tre fasi: la prima fase è dedicata alla raccolta di dati di genere. Uno strumento concreto per l’analisi di contesto e per politiche informate, per avere la possibilità di determinare obiettivi e misurare avanzamenti. La seconda fase è quella del coinvolgimento attivo di esperti ed esperte per dibattere e discutere in particolare di due temi cardine del Green Deal: il trasporto e l’energia. La terza e ultima fase sarà quella di individuare strumenti e pratiche capaci di tenere insieme la dimensione di genere e quella ambientale e di avere un impatto positivo sia sulla vita delle donne che nel contrasto della crisi climatica. L’idea è quella di fornire strumenti per chi governa, per riuscire a dare risposta a bisogni specifici e garantire un impatto positivo del Green Deal su tutta la popolazione.
Il focus tematico su European Green Deal, è dunque il risultato della prima fase della strategia quella della raccolta dei dati di genere che raccontino eventuali disuguaglianze nei principali ambiti di investimento dell’Unione Europea per politiche di sostenibilità ambientale:
- Atteggiamenti e comportamenti delle persone in merito a cambiamento climatico e responsabilità individuale
- Energia
- Trasporti
- Governo
I dati provengono da diverse ricerche e rilevazioni fatte a livello europeo da EIGE e il focus presenta una scheda di sintesi per ogni paese. Questi dati sono di particolare rilevanza perché nel Social Climate Plan che ogni paese membro deve compilare l’Ue richiede esplicitamente in modo i fondi europei ricevuti per il piano contribuiscono a mitigare le disuguaglianze di genere e la fotografia fornita da EIGE è uno strumento per fornire obiettivi e riscontrare avanzamenti.
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La situazione italiana
Se parliamo di quanto le donne e gli uomini italiani si sentono investiti della responsabilità individuale di fare qualcosa per l’ambiente siamo sotto la media europea di ben 12 punti per le donne (50% contro il 62% della popolazione con più di 15 anni), gli uomini italiani in controtendenza con l’Europa si sentono leggermente più responsabilizzati (53% contro il 61%). Se gli uomini italiani si sentono responsabilizzati più delle donne, questo però (di autopercezione) è l’unico dato in cui il loro risultato è migliore rispetto alle donne, che su tutti gli altri indicatori comportamentali dimostrano di fare scelte più sostenibili. Infatti, se poi andiamo a guardare i singoli comportamenti (evitare il monouso, fare scelte ecologiche nei prodotti per la casa e per i bambini) le donne italiane si collocano sopra la media europea.
Così come il numero di laureate in Scienze e tecnologie ambientali è sopra la media europea e, più in generale, superiore a quello degli uomini. Se vediamo invece il numero di impiegate nel settore dell’energia le donne italiane ed europee non superano il 26%.
La nota dolente per l’Italia è il capitolo del trasporto, quello pubblico viene usato molto meno che nel resto di Europa, si cammina anche meno, e di contro, ovviamente, l’auto è il principale mezzo di trasporto per uomini e donne (qui le variazioni di genere ci sono, ma sono davvero piccole).
Le donne impiegate nel settore dei trasporti sono circa il 20% in Italia come in Europa.
Guardano ai livelli decisionali: chi decide e attua le politiche ambientali troviamo che se guardiamo alla pubblica amministrazione l’Italia ha un risultato migliore della media EU, mentre se guardiamo al governo nazionale (commissioni parlamentari con impatti climatici) il numero di uomini supera nettamente le donne.
Riassumendo le dimensioni in cui riscontriamo le sproporzioni più grandi tra uomini e donne sono quelle occupazionali e decisionali. Mentre lo stacco più grande con il resto di Europa è sul trasporto e sulla responsabilità. Gli investimenti del Green Deal che non tengano in conto di queste specificità sono destinati ad ampliare il divario di genere.
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