Il nome è di quelli ambiziosi: “A Green Deal Industrial Plan for the Net-Zero Age”. Un piano per sostenere le imprese nella doppia transizione, ecologica e digitale, e al tempo stesso accelerare il raggiungimento degli obiettivi di neutralità climatica: lo ha presentato la scorsa settimana la presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, spiegando che l’obiettivo è quello di rendere l’Europa leader globale delle tecnologie pulite, migliorando l’accesso ai finanziamenti per le imprese impegnate nella sfida di “trasformare le competenze in posti di lavoro di qualità e l’innovazione in produzione di massa”.
La comunicazione della Commissione sarà discussa dall’Europarlamento e dal Consiglio europeo straordinario di giovedì 9 e venerdì 10 febbraio. La discussione si annuncia calda, per le divisioni che già si sono evidenziate tra Paesi favorevoli a un fondo comune: i più ricchi non vogliono “regalare soldi” agli altri e avendo più agibilità preferirebbero allentare le regole sugli aiuti di Stato per fare più spesa.
“Coloro che investono per primi e più velocemente oggi – chiarisce il documento indirizzato alle altre istituzioni europee – si assicureranno un posto in questa nuova economia e creeranno posti di lavoro per una nuova forza lavoro qualificata, rinnoveranno le basi della produzione industriale, ridurranno i costi per le persone e le imprese e saranno in una posizione privilegiata per supportare altre parti del mondo nel decarbonizzare le proprie economie”. Un ambiente normativo chiaro e semplificato, un più celere accesso ai finanziamenti, il potenziamento delle competenze e più spazio per le filiere resilienti: sono questi i quattro pilastri del Green Deal Industrial Plan, che Economiacircolare.com racconta più nel dettaglio qui di seguito.
Un ambiente normativo chiaro, coerente e semplificato
Guardando al quadro normativo, la Commissione proporrà un Net-Zero Industry Act un pacchetto legislativo sull’industria “net-zero”, in grado cioè di azzerare le emissioni climalteranti riducendole o, dove è impossibile, compensandole con interventi di riduzione praticati altrove. Il piano prevede il ricorso ad autorizzazioni semplificate e rapide, ad esempio tramite one-stop shop, uno sportello unico per investitori e stakeholder industriali a cui ricorrere durante l’intero iter amministrativo.
Il Net-Zero Act definirà criteri utili a identificare i progetti di filiera di interesse strategico, che potranno beneficiare delle procedure di autorizzazione accelerate e attrarre finanziamenti privati, comunitari o nazionali. La Commissione sta anche pensando alla possibilità di istituire “sandbox regolamentari”, cioè aree di sperimentazione di progetti specifici utili a testare nuove tecnologie e ad aprire la strada alla semplificazione del processo di autorizzazione/certificazione per l’immissione dei nuovi prodotti sul mercato.
Per stimolare ulteriormente la domanda di prodotti net-zero su larga scala, si evidenzia il ruolo centrale delle pubbliche amministrazioni e delle varie forme di azione pubblica – appalti pubblici, concessioni e incentivi alle imprese e agli utenti finali – per favorire l’utilizzo di queste nuove soluzioni sostenibili e circolari. Le autorità pubbliche dell’UE, ricorda in documento che presenta il Green Deal Industrial Plan for the Net-Zero Age, spendono circa il 14% del PIL (circa 2 miliardi di miliardi di euro l’anno) per l’acquisto di servizi, lavori e prodotti. Qualificare questa spesa in termini di neutralità climatica potrà determinare una spinta iniziale alla domanda e una conseguente riduzione dei prezzi: questo a sua volta determinerà una forte accelerazione della diffusione delle ecoinnovazioni anche nel settore privato.
Il quadro sarà integrato dal Critical Raw Materials Act, il pacchetto normativo sulle materie prime critiche a cui la Commissione europea lavora ormai da tempo. L’obiettivo è garantire l’accesso a quei materiali, come le terre rare, vitali per la produzione di tecnologie innovative. Parallelamente, il prossimo mese di marzo partirà l’iter per la riforma del mercato elettrico, a valle della quale i consumatori potranno beneficiare dei costi minori delle energie rinnovabili. Diffusione massiccia delle ecoenergie, efficienza energetica e riduzione della domanda di energia, insieme alla riqualificazione e al miglioramento delle competenze della forza lavoro impiegata, saranno priorità rafforzate dal Piano.
Sul fronte delle infrastrutture, la Commissione insiste sull’obiettivo della piena copertura delle reti TEN-T, le reti trans-europee di trasporto, con infrastrutture di ricarica e rifornimento, lo sviluppo di una dorsale europea dell’idrogeno e l’estensione e il rafforzamento delle reti elettriche intelligenti, per accogliere grandi quantità di energie rinnovabili sulle reti TEN-E (reti transeuropee dell’energia). “Il Green Deal Industrial Plan – ribadisce la nota della Commissione – riuscirà a rilanciare la competitività se tutti gli attori (autorità, parti sociali, investitori, consumatori) uniranno le forze verso gli stessi obiettivi. La piattaforma Cleantech for Europe, recentemente istituita, il Clean Energy Industrial Forum, insieme ad altre parti interessate, sosterrà il piano, coordinerà le azioni per raggiungere gli obiettivi di investimento e produzione e promuoverà momenti di incontro e di scambio”.
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Accesso più rapido ai finanziamenti
Il secondo pilastro del piano accelererà gli investimenti e i finanziamenti per la produzione di tecnologie pulite in Europa. Il finanziamento pubblico, spiega la Commissione, può sbloccare gli enormi importi di finanziamento privato necessari per la transizione verde. Nell’ambito della politica di concorrenza, l’Esecutivo Ue mira a garantire condizioni di parità all’interno del mercato unico, facilitando nel contempo la concessione agli Stati membri degli aiuti necessari. Al fine di accelerare e semplificare la concessione degli aiuti, la Commissione ha avviato una consultazione tra gli Stati membri per trasformare il quadro temporaneo di crisi per gli aiuti di Stato in un quadro temporaneo di crisi e transizione per facilitare e accelerare la transizione verde dell’Europa.
Sarà più facile anche l’uso dei fondi europei attuali per finanziare l’innovazione, la produzione e la diffusione di tecnologie pulite. In particolare, si valuterà come ricorrere ai fondi dei piani REPowerEU, InvestEU e al Fondo per l’innovazione, per fornire un sostegno rapido e mirato alle imprese, mentre per il medio termine, la proposta è quella di un Fondo di sovranità europeo nell’ambito della revisione del quadro finanziario pluriennale, che avverrà prima dell’estate. L’obiettivo è preservare la posizione di vantaggio che l’Europa raggiungerà sui fronti più innovativi: la microelettronica, l’informatica quantistica, l’intelligenza artificiale, la biotecnologia, la bioproduzione e le tecnologie net-zero.
Sullo sfondo, ci sarà un nuovo allentamento della disciplina sugli aiuti di Stato per coprire tutte le tecnologie di energia rinnovabile e per mettersi al pari con gli incentivi erogati nei Paesi extraUe, Stati Uniti in primis, dove l’Inflation Reduction Act prevede, tra l’altro, investimenti in tecnologie verdi e incentiva chi acquista prodotti “sostenibili” made in Usa.
Interventi a breve termine sono previsti anche per accelerare l’avvio di nuovi progetti IPCEI (Progetti importanti di interesse comune europeo), che finanziano la diffusione di nuove tecnologie in aree strategiche e vedono coinvolti più Paesi con le loro imprese. Oltre ai 5 progetti già in campo (uno nel settore della microelettronica, due sulle batterie e due sull’idrogeno) per un valore di 18 miliardi di sostegno pubblico e altrettanti di investimenti privati mobilitati, sono in arrivo nuovi progetti con procedure facilitate a un’attenzione specifica alle piccole e medie imprese, per l’attuazione di progetti innovativi più piccoli.
Potenziare le competenze
Altro capitolo interessato dal Piano è quello della formazione. Nell’Anno europeo delle competenze, si accendono dunque i riflettori sulle professioni del futuro, tenendo conto che una quota che oscilla tra il 35 e il 40% di tutti i posti di lavoro potrebbe essere interessato dalla transizione verde. Per sviluppare competenze che incrocino le trasformazioni in atto, la Commissione propone di istituire le Net-Zero Industry Academy (Accademie industriali Net-Zero) dedicate ai singoli comparti, come già sperimentato nella filiera delle batterie, in modo da avviare programmi di miglioramento delle competenze e riqualificazione nelle industrie strategiche come quella delle materie prime, del solare, dell’edilizia o della circolarità in generale. Esaminerà inoltre come combinare un approccio Skills-first, che riconosce le competenze effettive, con gli approcci esistenti basati sulle qualifiche e come facilitare l’accesso dei cittadini di Paesi terzi ai mercati del lavoro dell’UE nei settori prioritari, nonché misure per promuovere e allineare i finanziamenti pubblici e privati per lo sviluppo delle competenze.
Anche in questo caso si parte dalla mappatura delle esigenze: la Commissione, insieme agli Stati membri, è al lavoro per fissare obiettivi e indicatori utili a monitorare l’offerta e la domanda di competenze e posti di lavoro nei settori rilevanti per la transizione verde. Quello che è certo è che nel settore delle tecnologie net-zero il divario di genere è ancora molto elevato e che le donne sono ampiamente sottorappresentate in settori legati alle STEM (Science, Technology, Engineering, and Mathematics), centrali per la riconversione dell’economia in chiave sostenibile
Per attrarre talenti da Paesi terzi in settori prioritari, è in programma lo sviluppo di una “Talent pool europea”, con il riconoscimento a livello europeo delle qualifiche che i cittadini di Paesi terzi hanno ottenuto nei loro Paesi. Per dare poi più spazio alla formazione, Green Deal Industrial Plan for the Net-Zero Age prevede di incrementare la soglia di esenzione per gli aiuti alle piccole e medie imprese per la formazione da 2 a 3 milioni di euro, di favorire i progetti IPCEI con maggiori opportunità di riqualificazione professionale per lavoratrici e lavoratori e, infine, di considerare le risorse usate per la formazione come un investimento e non come una spesa o un costo operativo.
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Commercio aperto per filiere resilienti
Il quarto pilastro del Piano europeo dedicato all’industria sostenibile riguarderà la cooperazione globale e il funzionamento del commercio per la transizione verde, secondo i principi della concorrenza leale e del commercio aperto, sulla base degli impegni con i partner dell’UE e del lavoro dell’Organizzazione mondiale del commercio. A tal fine, la Commissione continuerà a sviluppare la rete Ue di accordi di libero scambio e altre forme di cooperazione con i partner per sostenere la transizione verde. Esplorerà inoltre la creazione di un Critical Raw Materials Club, per riunire i “consumatori” di materie prime e i Paesi ricchi di risorse, in modo da garantire la sicurezza globale dell’approvvigionamento attraverso una base industriale competitiva e diversificata, e di partenariati industriali Clean Tech/Net-Zero.
La Commissione ha evidenziato poi la necessità di tutelare il mercato unico dal commercio sleale nel settore delle tecnologie pulite e di utilizzare gli strumenti a sua disposizione per garantire che le sovvenzioni estere non distorcano la concorrenza nel mercato unico, anche nel settore delle tecnologie pulite.
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