giovedì, Novembre 6, 2025

Nuovo regolamento UE veicoli a fine vita: ecodesign e riciclo per cambiare l’automotive

L’industria automobilistica sta andando incontro a una radicale trasformazione, tra nuove regole di progettazione e di compliance, riciclo e transizione elettrica. All’IARC 2025 si discuterà su come tutto ciò influenzerà il ciclo di vita dei veicoli e come affrontare questa svolta. A partire dall’economica circolare

Tiziano Rugi
Tiziano Rugi
Giornalista, collaboratore di EconomiaCircolare.com, si è occupato per anni di cronaca locale per il quotidiano Il Tirreno Ha collaborato con La Repubblica, l’agenzia stampa Adnkronos e la rivista musicale Il Mucchio Selvaggio. Attualmente scrive per il blog minima&moralia, dove si occupa di recensioni di libri. Ha collaborato con la casa editrice il Saggiatore e con Round Robin editrice, per la quale ha scritto il libro "Bergamo anno zero"

Il regolamento europeo sui veicoli fuori uso (ELV – End of Life Vehicles) ha il potenziale di rivoluzionare il settore automobilistico, modificando il ciclo di vita delle automobili così come è stato conosciuto finora. La via scelta dalla Commissione europea, infatti, non si limita più solo alla gestione dello smaltimento dei veicoli fuori uso, ma interviene in profondità nel modo in cui verranno progettati, costruiti e smantellati, nell’ottica di una maggiore e crescente circolarità.

Se poi si aggiunge l’altra grandissima transizione, quella verso la mobilità elettrica, è evidente come il comparto automobilistico stia attraversando una fare cruciale nella sua evoluzione. Mentre deve sopravvivere alle insidie della crisi economica e del calo delle vendite. Insomma, di temi ce ne sono in abbondanza, e tutti legati tra di loro. Di questi si parlerà all’International Automotive Recycling Congress (IARC), giunto alla 24° edizione e in calendario a marzo 2025.

Il focus delle discussioni si concentrerà in particolare sui produttori di ricambi originali (OEM), che sono ovviamente al centro di questa trasformazione e devono essere i primi ad adeguarsi, per non andare contro a pesanti sanzioni: ma soprattutto, in un’ottica più ampia, perché non si verifichino interruzioni nelle catene di fornitura. In questo, naturalmente, un ruolo chiave ce l’hanno anche i produttori di automobili, visto che sono loro a progettare i ricambi e dovranno farlo in un certo modo. Mentre i riciclatori sono chiamati a fare uno sforzo in più per adeguarsi alle richieste del mercato, soprattutto in termini di qualità del recupero.

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Il regolamento europeo sugli ELV: i punti chiave

Vediamo, adesso, quali sono i contenuti principali delle nuove norme europee. Per prima cosa a essere coinvolte non sono solo le automobili, ma anche autocarri commerciali, veicoli commerciali, veicoli pesanti e motocicli. L’Unione Europea fin dal 2000 ha compreso la necessità di recuperare materiali preziosi dai veicoli, nel momento in cui ha approvato la direttiva 2000/53/ CE ELV che imponeva il 95% di reimpiego e recupero del peso della vettura in demolizione. Nello specifico, l’85% attraverso il riuso dei componenti e il 10% tramite recupero energetico.

Nel 2023 la Commissione europea ha presentato la proposta di un nuovo regolamento ELV, attualmente esaminato da Parlamento UE e Consiglio europeo. Il regolamento, che sarà dunque immediatamente operativo con forza di legge, a differenza della direttiva, rappresenta un ulteriore passo in avanti verso la sostenibilità nella gestione dei veicoli a fine vita, con l’obiettivo di rendere le automobili circolari fin dalla progettazione. Riciclo ed ecodesign sono, infatti, le parole chiave del nuovo regolamento, che punta a migliorare i processi di raccolta, trattamento e riciclo dei veicoli fuori uso, per garantire che possano essere una fonte di preziosi pezzi di ricambio, di materie prime essenziali e di altre risorse chiave come plastica e acciaio riciclati di alta qualità.

Allo stesso tempo, viene confermato il principio secondo cui le parti e i materiali dei veicoli fuori uso siano riutilizzabili o riciclabili. L’Unione Europea, tuttavia, va oltre alla precedente direttiva e introduce un nuovo parametro di progettazione circolare, secondo cui almeno il 25% delle plastiche nei veicoli debba provenire da materiali riciclati, di cui un quarto derivato direttamente da veicoli a fine vita, più una serie di misure che dovrebbero semplificare il riutilizzo e diminuire i costi di riciclo. Inoltre, con il “passaporto del veicolo” introduce un sistema digitale che assegnerà a ogni veicolo un registro contenente informazioni dettagliate sui materiali, i componenti e la riciclabilità.

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I numeri del riciclo: gli aspetti ancora da migliorare

La prima considerazione da fare è meramente numerica: non stiamo parlando di un intervento marginale. Nell’Unione Europea il numero di veicoli fuori uso nel 2021 è stato stimato essere circa 5,7 milioni, con un aumento del 5,7% rispetto al 2020. Nel 2023 il totale di automobili immatricolate ha raggiunto quasi 257 milioni di unità, a cui vanno aggiunti i 12,9 milioni di automobili venduti nel 2024. Mentre l’Italia è in cima alla lista dei Paesi UE con più alto tasso di motorizzazione, con 694 auto ogni mille abitanti.

Fortunatamente l’Italia si caratterizza anche per essere la patria degli sfasciacarrozze: non solo dunque il parco auto d’Europa, ma anche infrastruttura informale di economia circolare. Tuttavia non ha ancora raggiunto i target di riciclo fissati da Bruxelles, fermandosi intorno all’80% di riciclo in peso dei veicoli rottamati. Ma oltre agli obiettivi, è l’intero comparto che sta cambiamento, e i riciclatori dovranno adattarsi alle nuove regole e al tempo stesso assicurare la qualità dei rottami metallici recuperati riducendo le impurità.

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Una delle cause del mancato raggiungimento dei target normativi in Italia è la grande difficoltà a riciclare alcune componenti dei veicoli come cruscotti, imbottiture e rivestimenti dei sedili e sportelli. Non si riciclano perché spesso si tratta di multimateriali, di materiali accoppiati che è difficile separare: per cui non si fa nessuna azione prima di triturare. Un altro problema è rappresentato dalla plastica, presente in notevoli quantità nelle automobili. E in questo caso servono ancora anni perché la raccolta diventi efficiente. I principali ostacoli sono una conseguenza dell’eterogeneità dei polimeri, del facile deterioramento legato all’utilizzo e da costi elevati di smontaggio.

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Il ruolo di riciclatori e produttori: tra elettrico ed ecodesign

A cambiare, nei prossimi anni, sarà lo stesso mercato automobilistico e le conseguenze si faranno sentire anche nel campo del riciclo. Con l’ascesa dei veicoli elettrici ci sarà meno domanda di alcuni materiali, primo fra tutti l’acciaio proveniente da motori endotermici. Per mantenere la redditività e la sostenibilità, i riciclatori dovranno investire in nuove tecnologie per gestire le nuove componenti dei veicoli elettrici. Nella speranza che la volatilità dei prezzi delle materie prime a cui ha abituato il mercato negli ultimi tempi non peggiori ulteriormente le cose.

Ma il passo più grande sono chiamati a farlo i produttori stessi di automobili, e non solo per il discorso legato all’automobile elettrica. Attualmente, infatti, i veicoli non sono ancora veramente pensati per il riciclo, quindi, anche se entrano nelle infrastrutture di riciclaggio, è difficile recuperare tutti i materiali. Perciò se davvero si vuole che l’economia circolare decolli nell’automotive, è necessaria una progettazione di tutte le componenti pensando alla demolizione, per arrivare a un prodotto che possa durare nel tempo ed essere reinserito nel processo produttivo senza sprechi.

Molte aziende stanno già collaborando con il settore automobilistico per sviluppare processi innovativi e semplificati di riciclo. Un esempio è l’iniziativa Car2Car, che coinvolge il produttore tedesco BMW con l’obiettivo di aumentare i tassi di riciclo di materiali come alluminio, acciaio, vetro, rame e plastica. Tuttavia le case automobilistiche fanno sapere che progetti del genere richiedono tempi lunghi per i test fisici e meccanici necessari a garantire una qualità equiparabile a quella dei materiali vergini, per cui nel futuro prossimo proseguirà il disaccoppiamento tra domanda di materiali riciclati e potenziale utilizzo.

I benefici ambientali per un settore altamente inquinante

La produzione di veicoli è una delle industrie a più alta intensità di risorse. Nell’Unione Europea il settore automobilistico è il maggior consumatore di diversi materiali chiave: entro il 2025 utilizzerà il 42% dell’alluminio, il 44% del magnesio, il 63% dei metalli del gruppo del platino, il 67% di gomma e il 30% di terre rare, con una domanda che continuerà a crescere rapidamente. Poiché la maggior parte di questi materiali non è facilmente disponibile all’interno dell’UE, è necessario importarli.

Oltre alla perdita di risorse per il mancato recupero dei materiali e le emissioni connesse al consumo di materie prime vergini, i veicoli destinati alla rottamazione sono, inoltre, fonte diretta di inquinamento come conseguenza di un grave problema: ogni anno oltre 800.000 auto usate vengono esportate dall’UE, la maggior parte delle quali in Africa. Molti di questi veicoli, a causa dell’età, però, sono altamente inquinanti. Sebbene l’esportazione di veicoli fuori uso è già vietata, la legge deve essere applicata con più attenzione: i dati dicono che un’auto europea su due è esportata in Africa, ma non sempre, ha ammesso la stessa Commissione UE, sono veicoli a norma.

L’European Remanufacturing Network ha calcolato, invece, i benefici ambientali di una corretta gestione del fine vita delle automobili, stimando un risparmio dell’88% sui materiali, del 56% sul fabbisogno energetico e del 53% sulle emissioni di CO2. Se però si vuole fare il salto di qualità, come ricorda un principio basilare dell’economia circolare, oltre a migliorare il riciclo va cambiato il modello di consumo: e dunque incoraggiare forme alternative all’acquisto di un’automobile, come il car sharing o il car pooling in stile BlaBlaCar, il leasing e, più in generale, privilegiare il trasporto pubblico.

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