Plastics Europe, associazione che riunisce le imprese europee produttrici di plastica (i membri dell’associazione coprono il 90% della produzione continentale), ha pubblicato la seconda edizione del report “The Circular Economy for Plastics – A European Overview” da cui emerge lo stato di circolarità di uno dei settori ancora problematici da questo punto di vista.
Lo studio, realizzato da Conversio Market & Strategy, analizza la situazione dell’Unione Europea e insieme a Norvegia, Svizzera e Gran Bretagna (UE27+3): produzione, consumo, riciclo (principalmente dei rifiuti di plastica post consumo), incenerimento, impieghi dei polimeri riciclati.
Vediamone nei dettagli in contenuto.
Produzione
Rispetto al 2018 la produzione di plastica nei Paesi indicati (polimerizzazione: esclusi elastomeri, adesivi, rivestimenti e sigillanti) è calata del 10,3% a 47,5 milioni di tonnellate.
Che hanno alimentato principalmente la produzione di packaging (39,5%) e prodotti per l’edilizia e le costruzioni (23,6%). Distanziati, nella lista degli impieghi troviamo l’automotive (8%), prodotti elettrici ed elettronici (5,6%), prodotti per agricoltura e giardinaggio (4,2%), casalinghi, tempo libero e sport (3,8%).
Fatta eccezione per l’imballaggio, EU27+3 sono importatori netti di prodotti e componenti in plastica principalmente nei settori dell’elettronica, automobilistico, casalinghi, tempo libero e sport.
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Lifetime
Quanto ‘vive’ la plastica? Per quanto tempo la utilizziamo? La nostra risposta a questa domanda sarà mediamente influenzata dall’onnipresenza del packaging. “Anche se l’imballaggio che protegge il nostro cibo può rimanere nella nostra casa solo per pochi giorni – scrive Plastics Europe – la durata della maggior parte dei prodotti in plastica varia da 1 a 50 anni o più, a seconda della loro applicazioni”: le componenti di un’auto durano circa 13 anni, i prodotti per i pavimenti tra i 20 ei 40 anni, i tubi di plastica anche 100 anni.
Export
L’export di rifiuti plastici da Europa a 27 e Gran Bretagna si è ridotto del 50% tra il 2016 e il 2020, passando da 3,1 milioni di tonnellate a 1,6 milioni di tonnellate, soprattutto a causa delle restrizioni nei Paesi di destinazione (Cina in primis).
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Incenerimento, riciclo, discarica
Nel 2020 nell’UE27+3 sono stati raccolte 29,5 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica post-consumo (circa l’1% del totale di tutti i rifiuti post-consumo): erano state 29,1 nel 2018. La maggior parte proveniva da imballaggi (61%), costruzioni (6%) apparecchiature elettriche ed elettroniche (6%).
L’incenerimento resta la prima voce nella gestione di questo flusso di rifiuti, con 12,4 milioni di tonnellate (42%), stabile negli ultimi anni. La plastica post consumo avviata a riciclo vale invece il 35% del totale, 10, 2 milioni di tonnellate, in aumento dell’8,5% rispetto al 2018. Di questi 10,2 milioni, circa il 90% (9,1 milioni) è stato trattato in UE27+3 per produrre 5,3 milioni di tonnellate di plastica riciclata: mentre 3, 6 milioni di tonnellate sono state perdute durante i processi di lavorazione. È calato del 4,3% la quantità inviata in discarica (6,9 milioni di tonnellate, il 23%).
Le maggiori quantità riciclate sono da imputare a maggiori volumi di rifiuti di imballaggio in plastica raccolti separatamente rispetto al 2018; tecnologie di cernita più efficienti, anche da flussi misti di rifiuti; il miglioramento dei sistemi di raccolta dei rifiuti; l’espansione delle iniziative di riciclaggio dei rifiuti provenienti da applicazioni agricole e di giardinaggio.
La fornitura di polimeri riciclati post consumo è cresciuta dell’11% (2018) e il loro impiego in nuovi prodotti è salito da 4 a 4,6 milioni di tonnellate (+15%)
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Plastica: non solo imballaggi
Come abbiamo visto, Palstics Europe ci segnala che i rifiuti di plastica post-consumo (non solo imballaggi, ovviamente) avviati a riciclo hanno raggiunto nel 2020 il 35% a livello europeo. I Paesi che registrano i risultati migliori sono Paesi Bassi, Norvegia, Spagna e Germania con tassi superiori al 40%. L’Italia è ferma al 34%.
Sono il packaging (46%, ma leggere più avanti) ei prodotti in plastica per l’agricoltura (37%) le filiere che raggiungono i livelli maggiori di riciclo.
Il caso packaging
Venendo nello specifico al packaging, è necessario fare una premessa. La Direttiva sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio (PPWD) della Commissione europea fissa un obiettivo di riciclaggio del 50% per i rifiuti di imballaggio in plastica entro il 2025 e del 55% entro il 2030. Ma, come EcononomiaCircolare.com ha già scritto, viene stabilito (con la nuova Decisione di esecuzione 2019/665) anche un nuovo punto di calcolo, che dovrà corrispondere al “punto di immissione dei materiali dei rifiuti di imballaggio nell’operazione di riciclaggio con la quale i rifiuti sono ritrattati per ottenere prodotti, materiali o sostanze che non sono rifiuti, o il punto in cui i materiali di rifiuto cessano di essere rifiuti in seguito a un’operazione preparatoria prima di essere ritrattati”. La decisione diventa operativa dal quest’anno, e visto che lo sfasamento tra l’invio dei dati e l’anno di riferimento è di 18 mesi, si partirà proprio coi rifiuti prodotti e riciclati nel 2020. Plastics Europe calcola il tasso di riciclo per il 2020 col vecchio metodo, fotografando un 46% di riciclo, ma avvertendo che il nuovo metodo “abbasserà significativamente gli attuali tassi di riciclaggio”: il riciclo effettivo calcolato col sistema vigente, stima Plastics Europe, sarebbe potenzialmente pari al 32% con il nuovo metodo. “Questo – sottolineano i produttori – evidenzia quanto sono ancora necessari progressi per raggiungere l’obiettivo di riciclaggio del 55% per la plastica post-consumo rifiuti di imballaggio entro il 2030”.
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Gli impieghi della plastica riciclata
Il contenuto di plastica riciclata nei prodotti realizzati nei Paesi oggetto dello studio è leggermente salito rispetto al 2018, passando dal 7,2% (4 milioni di tonnellate) all’8,5% (4,6 milioni, +1,3 punti percentuali). Il settore agricolo è quello con la percentuale più alta di contenuto riciclato nei suoi prodotti (22,8%), seguito dal settore edile e delle costruzioni (16,5%). Arrivano poi il packaging (6,6%), l’automotive e l’elettronica (2,9%).
Riciclo chimico della plastica
Fin qui abbiamo parlato di riciclo meccanico. Ma, spigano i produttori europei di polimeri, complementare al riciclaggio meccanico, il riciclo chimico offre la possibilità di trasformare i rifiuti plastici più complessi in monomeri, come se fossero prodotti per la prima volta: “In questo modo si evita che questo tipo di rifiuti venga inviato incenerimento o discarica in quanto non possono essere trattati mediante riciclaggio meccanico”. Il riciclo chimico contempla tre tecnologie principali. La depolimerizzazione, da cui, si ottengono monomeri che possono essere nuovamente polimerizzati per produrre nuova plastica. E poi la pirolisi e la gassificazione che creano “intermedi riciclati” come olio di pirolisi o syngas “da utilizzare come materia prima”. In tutti e tre casi, la produzione di plastica riciclata avviene negli stabilimenti di produzione.
I produttori europei di materie plastiche prevedono di investire 2,6 miliardi di euro entro il 2025 e 7,2 miliardi di euro entro il 2030 nel riciclo chimico. Secondo le loro stime la produzione di plastica riciclata chimicamente aumenterà a 1,2 milioni di tonnellate nel 2025 e 3,4 milioni di tonnellate nel 2030.
Le aziende associate a Plastics Europe, leggiamo nel report, stanno pianificando 44 progetti di riciclaggio chimico in 13 diversi Paesi europei.
Gli impegni dei produttori europei
I dati raccolti nel documento portano i produttori ad affermare che “la transizione verso un’economia circolare per la plastica è già iniziata”. Per rafforzare questo cammino, Plastics Europe “sta cercando di essere un catalizzatore per consentire un’economia circolare e climaticamente neutra per la plastica e prevenire che i rifiuti di plastica finiscano nell’ambiente”. Per raggiungere questi obiettivi, “le tecnologie di raccolta, smistamento e riciclaggio devono essere migliorate per ottenere una maggiore qualità e quantità di plastica riciclata”. Le tecnologie emergenti, prosegue l’associazione, “offrono anche l’opportunità di riciclare i flussi di rifiuti di plastica mista che non possono essere trattati con il riciclaggio meccanico, aprendo nuove possibilità per l’economia circolare della plastica”.
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