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lunedì, Novembre 18, 2024

Nuovo rinvio della plastic tax al 2022. “Alle imprese serve il tempo di gestire l’implementazione”

Nelle bozze del decreto Sostegni Bis la contestata imposta sui manufatti di singolo impiego, i Macsi, viene prorogata al 2022. Si tratterebbe, se il consiglio dei ministri confermerà la scelta, dell'ennesimo rinvio. Manca comunque anche il provvedimento attuativo da parte dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli

Andrea Turco
Andrea Turco
Giornalista freelance. Ha collaborato per anni con diverse testate giornalistiche siciliane - I Quaderni de L’Ora, radio100passi, Palermo Repubblica, MeridioNews - e nazionali. Nel 2014 ha pubblicato il libro inchiesta “Fate il loro gioco, la Sicilia dell’azzardo” e nel 2018 l'ibrido narrativo “La città a sei zampe”, che racconta la chiusura della raffineria di Gela da parte dell’Eni. Si occupa prevalentemente di ambiente e temi sociali.

E alla fine rinvio fu (forse). Auspicato da alcune parti sociali e temuto da altre fazioni. In mezzo però c’è lei, l’eterna incompiuta. In attesa di conferme la plastic tax, la cosiddetta tassa sulla plastica – che in realtà più precisamente prevede un’imposta sui manufatti in plastica con singolo impiego, noti come Macsi – sarebbe stata prorogata a gennaio 2022. Sarebbe dovuta entrare in funzione dall’1 luglio 2021, così come stabilito dalla Legge di Bilancio. E invece nelle bozze del decreto Sostegni Bis, diffuso ieri dall’Ansa, viene sancito un ulteriormente slittamento.

In ogni caso vale la pena ribadire che il Consiglio dei ministri dovrà dare il via libera entro venerdì al decreto Sostegni bis, il nuovo tassello dell’azione del governo Draghi per il sostegno a imprese e famiglie nell’ambito della pandemia. La bozza attualmente prevede 48 articoli, di cui 11 non risultano ancora completi. Ma il rinvio della plastic tax pare il provvedimento più certo e indiscutibile.

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Le reazioni degli operatori del settore 

Il rinvio della plastic tax per alcuni addetti ai lavori era già nell’aria. È il caso di Attilio Cattapan, amministratore di Attix (società che si occupa di consulenza aziendale in ambito organizzativo, tecnico e di prodotto) che vanta 35 anni di esperienza in materie plastiche (dalla sintesi e la trasformazione fino alla loro fine vita) e 25 anni di esperienza nell’ambito del packaging.

“Il rinvio era già “de facto” – afferma Cattapan – perché l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli non ha ottemperato, nei tempi previsti dal comma 651 della Legge di Bilancio, a emettere il provvedimento direttoriale di attuazione. Cosa faranno ora le aziende ? Aspetteranno il 31 ottobre 2021 confidando che ci sia un rinvio o un annullamento? Confidiamo almeno che il direttore dell’Agenzia non aspetti almeno lui l’ultimo giorno a pubblicare il provvedimento, e renda gestibile l’implementazione per le aziende. Un imprenditore, anni fa, mi disse che a volte è meglio prendere una decisione sbagliata piuttosto di non prendere nessuna decisione”. In effetti, a guardare la Legge di Bilancio 2021, si nota che “la definizione delle modalità attuative è demandata a un apposito provvedimento del direttore dell’Agenzia delle Dogane dei Monopoli”. Provvedimento che però, a meno di due mesi di distanza dalla presunta approvazione della plastic tax, non è rintracciabile sul sito dell’Adm.

Se Cattapan è aperto al confronto, a patto che la plastic tax venga concordata con gli operatori e le operatrici del settore – a febbraio 2021 aveva scritto all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli che “è necessario inserire un periodo di avviamento (6/9 mesi almeno) nel quale non siano applicate sanzioni, almeno sulla parte operativa di conteggi e dichiarazioni” – decisamente meno malleabile appare Federalimentare, il consorzio che riunisce le associazioni nazionali di categoria e che rappresenta, tutela e promuove l’industria italiana degli alimenti e delle bevande.

“Esprimiamo soddisfazione per il rinvio al 1 gennaio 2022 della plastic tax, che sarebbe dovuta entrare in vigore il 1 luglio 2021 – ha affermato il presidente Ivano Vacondio – Come abbiamo sempre sostenuto, ribadiamo ancora una volta che la plastic tax per noi è dannosa e dovrebbe essere abolita del tutto. Tuttavia, come rappresentanti delle industrie alimentari, oggi tiriamo un sospiro di sollievo: in questo momento una tassa del genere avrebbe colpito ancora più le nostre aziende, già provate. Bene, quindi, questo rinvio: è il momento della ripartenza e siamo contenti che il governo ci aiuti in questa situazione così delicata”.

Allo stesso modo si rivela da sempre molto critica sulla misura, in Italia sostenuta soprattutto dal cosiddetto fronte di centrosinistra che sostiene il governo Draghi (M5s, Pd e Leu), Coldiretti, la maggiore associazione di rappresentanza e assistenza dell’agricoltura italiana. In un’audizione al Senato del novembre 2019 Coldiretti aveva affermato che “la plastic tax colpisce 2/3 della spesa a tavola delle famiglie e rischia di penalizzare a cascata l’intera filiera agroalimentare dove si concentra il 76% degli imballaggi in plastica. L’obiettivo di riduzione della plastica va perseguito nell’ottica di una visione strategica di ampio respiro con incentivi premianti per lo sviluppo e la ricerca piuttosto che con misure punitive soprattutto perché per alcune categorie di prodotto non ci sono al momento alternative – ha sottolineato la Coldiretti – Così come impostata la plastic tax favorisce di fatto chi produce all’estero e vende in Italia”.

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Il ruolo dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli

A febbraio l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli aveva pubblicato una bozza, esattamente una determinazione direzionale, per disciplinare l’avvio della plastic tax prevista a luglio. Dando una serie di riferimenti precisi alle imprese, che quella tassa avrebbero poi dovuto applicare. Nella bozza, che poi non è diventato il provvedimento ufficiale chiesto da Cattapan, si spiega ad esempio che dall’applicazione della plastic tax sono esclusi i Macsi compostabili, i dispositivi medici predefiniti e quelli adibiti a contenere e proteggere preparati medicinali. Inoltre “l’imposta non è dovuta per i Macsi ceduti o esportati per il consumo in altri Paesi; sulla materia plastica contenuta nei Macsi che provenga da processi di riciclo”.

La quota prevista era (sarà?) di 45 centesimi al chilogrammo, “dovuta unicamente per la quantità di materia plastica vergine contenuta nei Macsi”. I soggetti obbligati dovranno poi presentare una comunicazione preventiva (con l’identificazione della ditta, le caratteristiche dell’impianto e del processo produttivo) insieme poi a un rilascio del codice identificativo e una dichiarazione trimestrale contenente, tra le altre cose, l’imposta liquidata e l’imposta non dovuta o da rimborsare. Vale a dire “tutti gli elementi necessari per determinare il debito di imposta entro la fine del mese successivo al trimestre solare la cui dichiarazione si riferisce e da versare l’imposta dovuta entro il medesimo termine”. Insomma: ci vorrà tempo per adeguarsi alla plastic tax. Ecco perché sarebbe auspicabile che il provvedimento atteso dalla direzione dell’Adm arrivasse con un congruo anticipo rispetto alla presunta (nuova) scadenza, in maniera che le imprese riescano ad adeguarsi sia ai costi in più che la plastic tax comporterà sia, soprattutto, alle modalità non certo semplici che dovranno essere attuate.

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Di rinvio in rinvio

Come avevamo raccontato, già la Legge di Bilancio 2020 prevedeva l’introduzione della plastic tax, insieme alla sugar tax, la tassa sulle bevande gassate e zuccherate pari a 10 centesimi al litro. Poi però, complice l’arrivo del Covid-19 e per non appesantire ulteriormente le aziende che cominciavano a riscontrare le prime difficoltà a causa del lockdown di marzo 2020, si è deciso di prorogare l’avvio di entrambe. Il decreto Rilancio aveva spostato la partenza all’1 gennaio 2021. A fine dicembre 2020 la Legge di Bilancio 2021, come già detto, ha spostato ulteriormente l’avvio della plastic tax all’1 luglio 2021 e ha introdotto una difformità rispetto alla sugar tax, che invece era stata rinviata all’1 gennaio 2022. Con la nuova scelta del governo Draghi sugar tax e plastic tax dovrebbero tornare a essere contemporanee. E si possono già immaginare proteste e polemiche che arriveranno a fine anno.

L’obiettivo comune, così come stabilito dalla strategia europea per la plastica nell’economia circolare, resta sempre lo stesso: trovare una soluzione per la crescente produzione e dispersione di rifiuti di plastica nell’ambiente in cui viviamo. Ci si divide, però, sul metodo scelto.

Da una parte l’Europa si prefigge di raggiungere l’obiettivo della riciclabilità di tutti gli imballaggi di plastica entro il 2030. Dall’altra il timore per le imprese è che i costi di produzione, a causa dell’introduzione di una nuova tassa, si alzino ulteriormente, mentre allo stesso tempo i consumatori restano preoccupati perché potrebbero essere i soggetti ultimi sui quali verrà scaricato questo aumento. Intanto si procede di rinvio in rinvio. Fino a quando sarà possibile, senza che l’Europa si faccia sentire, senza che l’ambiente reclami la dovuta attenzione e senza mettere il profitto al primo posto?

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