mercoledì, Novembre 5, 2025

“Il settore sanitario non sia la scusa per continuare coi PFAS”

Lettera appello alla Commissione europea inviata da alcune associazioni del settore medico e da oltre 150 professionisti: “Se non si regolamentano alla fonte, i PFAS continueranno a mettere a rischio la salute delle persone”

Daniele Di Stefano
Daniele Di Stefano
Giornalista ambientale, redattore di EconomiaCircolare.com e socio della cooperativa Editrice Circolare

Riassunto

Lettera appello dalla Commissione europea inviata da alcune associazioni del settore medico e da oltre 150 professionisti: “Se non si regolamentano alla fonte, i PFAS continueranno a mettere a rischio la salute delle persone”

“L’unico modo efficace per proteggere i cittadini dell’UE dall’esposizione ai PFAS è quello di interrompere l’uso dei PFAS. Anche in ambito sanitario”. Lo scrivono alcune associazioni e 150 professionisti del settore medico, tra cui medici, infermieri, operatori sanitari da tutta Europa, in una lettera inviata ieri alla presidente della Commissione Ursula von der Leyen, al vicepresidente esecutivo per l’industria Stéphane Séjourné e alla commissaria all’ambiente Jessika Roswall.

La lettera giunge mentre l’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA) discute della proposta di restrizione per circa 10.000 composti della famiglia dei PFAS avanzata da 5 Paesi UE (Germania, Danimarca, Paesi Bassi, Norvegia e Svezia). E proprio in questi giorni, il 4 e l’11 giugno, l’Agenzia affronta in particolare l’uso nei dispositivi medici.

PFAS salute dispositivi medici
Foto: Canva

Leggi anche lo SPECIALE | PFAS

Le ragioni dei firmatari

Tra i firmatati soggetti che si occupano della salute delle persone, bambini in particolare: dal Dipartimento di oftalmologia del Centro medico universitario di Leiden, Paesi Bassi, all’International Network on Children’s Health Environment & Safety (INCHES), dalla Società islandese dei medici per l’ambiente al Centre for Sustainable Hospitals danese all’Associazione dei medici di sanità pubblica olandesi; e poi oltre un centinaio di professionisti della salute: pediatri, medici di base, infermieri, anestesisti, endocrinologi…

Che ricordano la pericolosità delle sostanze perfluoroalchiliche: “I PFAS che sono stati oggetto di ricerche approfondite sono stati costantemente associati a effetti negativi sulla salute, come il cancro ai reni e ai testicoli, l’aumento del colesterolo, l’immunotossicità e i problemi di fertilità sia negli uomini che nelle donne, ecc”.  Si ricorda che lo IARC ha classificato come “cancerogeno per l’uomo” il PFOA e come possibile cancerogeno il PFOS: “Sebbene sia il PFOA che il PFOS siano stati vietati – sottolinea il documento – sono stati trovati nel sangue di persone in tutta Europa. Ciò sottolinea l’importanza della restrizione universale dell’UE sui PFAS”. Viene citata anche la dichiarazione della Federazione Internazionale di Ginecologia e Ostetricia (FIGO) in cui si conclude che queste sostanze “rappresentano un rischio per la salute dei bambini e delle donne in gravidanza e che pertanto dovrebbero essere gradualmente eliminati”.

 “Se non si regolamentano alla fonte tutti i PFAS – sottolineano i firmatati – questi continueranno a mettere a rischio la salute della popolazione”. Per questo non devono esserci eccezioni: “Il settore sanitario non deve essere usato come scusa per il continuo utilizzo di PFAS”.

Il dossier sulla restrizione universale dei PFAS i discussione in Europa, ricorda la lettera, “prevede deroghe fino a 13,5 anni per alcuni dispositivi medici”. Deroghe che considerando che la restrizione non entrerà in vigore prima della fine di questo decennio, “le aziende avrebbero fino a 20 anni per eliminare gradualmente i PFAS da alcuni dispositivi medici”.

Quindi, come professionisti del settore medico, “rifiutiamo fermamente l’uso dell’assistenza sanitaria come giustificazione per l’inattività sula crisi dell’inquinamento da PFAS”.

Leggi anche: Séjourné: PFAS, ok al divieto nei beni di consumo, ma non per le applicazioni industriali critiche

Le alternative

E a chi risponde che nel settore sanitario non esistono alternative (questa è la replica standard, e non sempre fondata, dell’industria) i firmatari ricordano il lavoro di “colleghi che hanno già iniziato a eliminare gradualmente i PFAS nella loro pratica quotidiana”. Ricordano ad esempio che molte sale operatorie in Europa “hanno già smesso di usare i gas anestetici e sono passate all’anestesia endovenosa” eliminando così le emissioni di gas fluorurati dalle loro pratiche grazie ad una procedura “altrettanto sicura, con meno effetti collaterali”.

Un altro esempio di pratiche virtuose PFAS-free è la nuova direttiva olandese che promuove la prescrizione “consapevole del clima”. Un’iniziativa, spiega la lettera alla Commissione, che incoraggia i medici nella prescrizione di “inalatori a polvere secca invece di inalatori dosati a base di propellenti che si basano sui gas fluorurati”.

Non ci sarebbe dunque ragione, affermano i firmatari della lettera, per fare della filiera dei dispositivi medici un’eccezione al bando dei PFAS: “Sosteniamo pienamente la proposta di restrizione universale, compresi i periodi di transizione concessi per i dispositivi medici essenziali. Questa restrizione è necessaria per guidare l’innovazione nel settore e per incentivare e accelerare lo sviluppo di alternative più sicure e sostenibili” e “garantire che l’UE rimanga all’avanguardia nella transizione verso un’economia priva di PFAS”.

PFAS salute dispositivi medici
Foto: Canva

Leggi anche: PFAS al bando negli Stati di California, Minnesota, New York e (dal 2026) in Francia

© Riproduzione riservata

spot_img

POTREBBE INTERESSARTI

Ultime notizie