Da tempo il dibattito pubblico sui trasporti privati si è focalizzato su una divisione polarizzante. Da una parte i motori a combustione – benzina, diesel, metano e gpl – che hanno segnato il Novecento, aprendo l’era dell’auto per chiunque (o almeno di chi se la poteva permettere). Dall’altra, rimanendo nell’ambito del mezzo individuale, l’auto elettrica, capace di rendere uno dei suoi precursori, il celebre Elon Musk, uno degli uomini più ricchi del mondo. Da una parte il passato e il presente, dall’altra il presente e il futuro. Quel che si sta definendo in questo periodo storico sono la durata e gli effetti di questa transizione, che appare inevitabile.
D’altra parte bisogna aggiungere che non è un mistero, e su questo giornale lo abbiamo raccontato più volte, che alcuni settori dell’automotive, forse maggioritari, non tifano certo per l’elettrico. E da anni stanno lavorando a carburanti alternativi che possano essere ambientalmente sostenibili ed economicamente vantaggiosi, in modo da essere concorrenziali nel breve periodo all’elettrico. Ciò in Italia è ancora più evidente coi biocarburanti, prodotti da Eni e sostenuti dagli ultimi governi, specie quest’ultimo.
Ma quanto c’è di vero in queste affermazioni?
È la domanda che ci siamo poste e posti all’interno del workshop conclusivo del “Corso di giornalismo d’inchiesta ambientale” organizzato da A Sud, CDCA – Centro di Documentazione sui Conflitti Ambientali ed EconomiaCircolare.com, in collaborazione con IRPI MEDIA, Fandango e Centro di Giornalismo Permanente. Con la supervisione del nostro Andrea Turco, le partecipanti e i partecipanti del workshop hanno scelto di confrontarsi sulle priorità da studiare, sulle fonti da consultare, sul contributo che sarebbero stati in grado di apportare.
Annalisa Gozzi ha voluto analizzare lo stato dell’arte dell’idrogeno in Italia. Rilevando che nel nostro Paese, nonostante i finanziamenti del PNRR e gli annunci governativi, di passi in avanti in una possibile applicazione sui trasporti ne sono stati fatti davvero pochi. E le figure esperte da lei intervistate hanno confermato che anche nel prossimo futuro non si intravedono cambiamenti netti.
Giorgio Vitali invece è partito da una propria esperienza personale, un viaggio in Kenya compiuto con l’Università di Milano, per indagare sui reali effetti delle coltivazioni di ricino, che costituiscono la materia prima fondamentale per i biocarburanti di Eni. Per saperne di più e avere un’informazione più ampia avremmo voluto ospitare la replica dell’azienda, che però al momento non ci ha risposto.
In ogni caso quel che emerge da questi lavori è una notevole capacità critica nonché la bravura nel saper incrociare dati e fonti. A noi i contributi delle partecipanti e dei partecipanti al nostro primo corso di giornalismo sono piaciuti parecchio, speriamo anche a voi che ci leggete ogni giorno. Come per ogni Speciale, infine, rinnoviamo l’invito a inoltrarci contributi, critiche e suggerimenti. Buona lettura.
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