Niente accordo per il trattato sulla plastica, a Ginevra. Non sono bastati i tempi supplementari dei tempi supplementari per trovare la quadra sul testo per il trattato internazionale vincolante sulla plastica voluto dai Paesi dell’ONU. La ripresa della quinta sessione dell’Intergovernmental Negotiating Committee (INC) incaricato dall’UNEA di stilare il testo dell’accordo non ha fatto meta nemmeno dopo che il presidente dell’INC, l’ambasciatore equadoregno Luis Vayas Valdivieso, ha prolungato di un giorno le trattative. Niente da fare. Il Palazzo delle Nazioni di Ginevra che ha visto sfilare più di 2.600 partecipanti, tra cui oltre 1.400 delegati membri provenienti da 183 Paesi e quasi 1.000 osservatori in rappresentanza di oltre 400 organizzazioni, circa 70 ministri e vice ministri, non ha visto il successo delle trattative. I lavori, fa sapere il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP), “si sono conclusi anticipatamente senza un consenso su un testo del trattato. Il Comitato ha deciso di riprendere i negoziati in una data futura da annunciare”. Le parole chiave sono quel “consenso” e quel “riprendere i negoziati”, che tengono insieme nella stressa frase cioè che bloccato i progressi e la volontà di proseguire nei tentativi.

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I due blocchi contrapposti
Dopo che a Busan in Corea del nord (INC-5.1) i delegati non sono riusciti a trovare un accordo su un testo, l’INC-5.2 avrebbe dovuto sciogliere le questioni irrisolte. A Ginevra si è iniziato con una plenaria di apertura, si è passati a quattro gruppi di contatto che hanno affrontato aree chiave come il design delle materie plastiche, le sostanze chimiche che destano preoccupazione, i tetti di produzione, la finanza. È seguita poi una plenaria di valutazione, consultazioni informali e poi, oggi, una plenaria di chiusura. Il punto di partenza dei lavori a Ginevra è stato il Chair’s Text ereditato da Busan. Testo che nonostante i tentativi della presidenza di adattarlo ai risultati delle numerose consultazioni formali e informali – una bozza di proposta di testo e una proposta di testo riveduta sono stati presentati nel corso della sessione – ha scontentato tutti .
Abbiamo raccontato i due blocchi evidenti fin dai primi giorni di lavoro dell’INC, nel 2022. Uno, maggioritario (più di 100 Paesi), quello delle nazioni più ambiziose riunite principalmente nella High Ambition Coalition, che si sono battute per misure come il bando alle sostanze chimiche pericolose e come un tetto alla produzione della plastica. L’altro, che raccoglie sostanzialmente i Paesi del Golfo persico e quelli produttori di petrolio (Like-Minded Group) che invece, nonostante il mandato dell’ONU sua chiaro, vorrebbe limitare l’azione del trattato alla sola gestione dei rifiuti.
Questa contrapposizione ha visto pochi avere la meglio su tanti grazie alla consuetudine del “consenso”. “È prassi consolidata dell’Assemblea generale e dei suoi Comitati principali cercare il consenso ogniqualvolta sia possibile’”), spiegano le Nazioni Unite: le decisioni importanti si approvano “per consenso” (consensus, in inglese”): all’unanimità. “Quando si vota e tutti gli Stati membri votano allo stesso modo, la decisione è unanime. Quando una decisione viene presa per consenso, non si procede a una votazione formale” (qui una spiegazione più dettagliata). Va da sé che col consenso pochi Paesi possono fare ostruzionismo e frenare le ambizioni della maggioranza. È esattamente quello che succede da tra anni per il trattato sulla plastica.
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“Non è ambizione: è una resa”
Proprio la ricerca del consenso ha portato il presidente dell’Intergovernmental Negotiating Committee ad espungere dall’ultimo testo presentato a Ginevra quegli articoli (tetto alla produzione, chemicals of concern) che i Paesi del Like-Minded Group non avrebbero mai votato. Ma stavolta anche i Paesi dall’altra parte della barricata hanno puntato i Piedi: meglio nessun accordo che un accordo al ribasso. “Non è ambizione: è una resa”, ha dichiarato il negoziatore di Panama, uno dei Paesi più attivi per un tetto alla produzione, commentando il testo finale proposto dalla presidenza. Testo che l’Unione Europea ha definito “inaccettabile” e privo di “misure chiare, solide e attuabili”. Dall’altra parte il Kuwait, a nome del gruppo Like-Minded, ha affermato che il testo è “andato oltre le nostre linee guida”, aggiungendo che “senza consenso, non c’è trattato che valga la pena di essere firmato”.
La ministra francese per la transizione ecologica, Agnès Pannier-Runacher, si è detta “delusa” e “arrabbiata” per il fatto che una manciata di Paesi “guidati da interessi finanziari a breve termine” abbia bloccato l’adozione di un trattato ambizioso. Come riferisce il Guardian, il delegato della Colombia, Sebastián Rodríguez, ha dichiarato: “I negoziati sono stati costantemente bloccati da un piccolo numero di Stati che semplicemente non vogliono un accordo”. Parlando nelle prime ore, i delegati cubani hanno affermato che i Paesi hanno “perso un’opportunità storica, ma dobbiamo andare avanti”.

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Cosa ci aspetta ora
“Non riuscire a raggiungere l’obiettivo che ci siamo prefissati può portare tristezza, persino frustrazione. Ma non deve portare allo scoraggiamento. Al contrario, dovrebbe spronarci a recuperare le energie, a rinnovare i nostri impegni e a unire le nostre aspirazioni”, ha dichiarato il presidente dell’INC, l’ambasciatore Luis Vayas Valdivieso. “Non è ancora successo a Ginevra, ma non ho dubbi che arriverà il giorno in cui la comunità internazionale unirà la sua volontà e unirà le mani per proteggere il nostro ambiente e salvaguardare la salute della nostra gente”.
“Sono stati 10 giorni molto combattuti, in un contesto di complessità geopolitiche, sfide economiche e tensioni multilaterali. Tuttavia, una cosa rimane chiara: nonostante queste complessità, tutti i Paesi vogliono chiaramente rimanere al tavolo”, ha dichiarato la direttrice esecutiva del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP), Inger Andersen. Unica nota positiva, infatti, l’ottimismo della volontà registrare tra i delegati: “La riunione si è conclusa con il desiderio chiaramente espresso dagli Stati membri di continuare il processo, riconoscendo la significativa differenza di opinioni tra gli Stati”.
“Ai molti osservatori – scienziati, raccoglitori di rifiuti, gruppi di popolazioni indigene, imprese, giovani, società civile – so che questo non sarà il finale che speravate, né il finale per cui noi dell’UNEP abbiamo lavorato”, ha aggiunto. “Le aspettative per questo incontro erano alte e so che i nostri sforzi collettivi non si fermeranno qui. Gli impatti dell’inquinamento da plastica continueranno e la vostra voce, la vostra difesa e il vostro impegno continueranno ad essere necessari“.
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