giovedì, Novembre 6, 2025

Cina, USA e UE accelerano la corsa all’Artico, tra logistica e materie prime critiche

Le mire di annessione degli USA di Trump verso la Groenlandia stanno riavvicinando il Paese verso la Danimarca e l’UE, interessate alle materie prime critiche. Mentre la Cina prova ad avviare un collegamento regolare tra i porti cinesi e quelli europei passando dall’Artico, approfittando dello scioglimento dei ghiacciai

Vittoria Moccagatta
Vittoria Moccagatta
Classe 1998. Laureata in filosofia all'Università degli Studi di Torino, è dottoranda in Design for Social Change presso l'ISIA Roma Design. È stata ricercatrice per il progetto "Torino città solidale e sostenibile"

Da quando il collasso climatico ha innalzato le temperature globali e sciolto i suoi ghiacciai, l’Artico è diventato protagonista di una corsa geopolitica tra le cosiddette superpotenze – Cina, USA, Russia e Unione Europea. A interessare soprattutto è la possibilità di creare nuove rotte commerciali, e quindi nuovi sbocchi per la logistica, e l’accaparramento delle materie prime critiche, essenziali per la transizione ecologica e digitale nonché per il settore della difesa. 

Come scrivevamo già due anni fa, nell’Artico l’attività estrattiva è già consolidata, ad esempio nella miniera di zinco Red Dog in Alaska e le miniere di nichel della Divisione Polare nella Russia artica. La società mineraria svedese LKAB ha scoperto nel gennaio 2023 il più grande giacimento conosciuto di elementi di terre rare in Europa. In questi anni, poi, il costante e rapido scioglimento del ghiaccio marino artico, dovuto al riscaldamento della regione a un tasso doppio rispetto alla media globale, ha messo in luce risorse precedentemente inaccessibili, innescando una maggiore concorrenza tra i Paesi

D’altra parte le vaste lande dell’Artico, specie le zone marine, sono sì soggette al diritto del mare – definito dalla convenzione ONU nota come UNCLOS – ma allo stesso tempo, proprio perché considerate inaccessibili e invivibili, fanno gola a parecchi Stati che potrebbero sfruttare l’incertezza normativa.

artico 2

Se la Russia appare più immobile su questo fronte, concentrata com’è sul fronte ucraino (anche se comunque detiene il 52% del territorio artico), Cina, Stati Uniti e UE hanno fatto registrare discreti passi in avanti. 

Leggi anche: I 4 minerali del futuro (secondo gli USA)

Per difendersi dagli USA la Groenlandia torna a guardare all’UE

Il territorio più ambito, e di cui si è discusso di più nell’ultimo anno, è certamente la Groenlandia: un Paese molto legato alla propria autonomia e che però, dopo le mire dichiarate del presidente USA Donald Trump, è tornata a guardare alla Danimarca, e dunque all’Unione Europea, per tenere a banda l’orco statunitense “Non stiamo cercando di diventare membri dell’Unione europea, e certamente non stiamo cercando di far parte di un altro Paese”, ha dichiarato recentemente il primo ministro groenlandese, Jens-Frederik Nielsen, durante la sua visita alla sessione plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo. “Vogliamo relazioni basate sul rispetto reciproco e sul rispetto del diritto internazionale”. La Groenlandia aveva lasciato la CEE, predecessore dell’UE, nel 1985, ma adesso vuole riprendere a rafforzare le relazioni europee. Proprio perché le recenti e ripetute dichiarazioni di Trump, che ha parlato esplicitamente di annessione, fanno paura.

“Immaginate la vita in uno dei piccoli villaggi costieri. Una piccola comunità, lontana da tutto. Quando la più grande superpotenza del mondo vi descrive come qualcosa che si può comprare, possedere, avere. Questo crea un’insicurezza che non scompare da sola”, ha sottolineato la premier danese, Mette Frederiksen, nel suo discorso davanti al Parlamento danese il 7 ottobre. Vale la pena ricordare che la Danimarca presiede attualmente il Consiglio dell’UE. “Qualunque cosa accada, sosteniamo la Groenlandia nella determinazione del suo futuro. E non ci lasceremo minacciare o intimidire”, ha assicurato Frederiksen.

A fine settembre il commissario per l’energia Dan Jørgensen è stato in Groenlandia per rendere ancora più espliciti, se mai ce ne fosse bisogno, gli interessi europei. Jørgensen, danese egli stesso, ha avuto un incontro con il ministro dell’energia groenlandese Naaja Nathanielsen e ha visitato una miniera di grafite nel sud del Paese. La grafite è un componente chiave nelle batterie agli ioni di litio, e proprio il progetto di estrazione di grafite in Groenlandia è stato recentemente inserito dalla Commissione europea tra i 13 progetti strategici strategici per l’approvvigionamento di materie prime critiche situate al di fuori dei confini europei. 

Resta il fatto che il dialogo ripreso su più piani con l’UE, anche a livello militare, deve fare i conti, come ha ribadito più volte il governo della Groenlandia, che l’Artico non è in vendita.

Leggi anche: Che contributo daranno i progetti UE per il recupero delle materie prime critiche dai RAEE?

Dalla Cina la prima nave cargo che passa dall’Artico 

“Non più solo spedizioni isolate o viaggi di prova” attaccava in un pezzo di settembre IlSole24ore. Sì, perché il viaggio intrapreso lo scorso mese da un armatore cinese (la Haijie Shipping Company) con 5mila container ha qualcosa di storico: per la prima volta è stato avviato un collegamento regolare tra i porti cinesi con quelli del Nord Europa che, appunto, passa dalla nuova rotta concessa dallo scioglimento dei ghiacciai dell’Artico.

Invece dei soliti 30 giorni attraverso il Canale di Suez, la nave Istanbul Bridge ci ha messo appena 18 giorni a consegnare il carico, attraccando in Gran Bretagna, Belgio e Paesi Bassi. La nuova rotta ha persino un nome, la Europe Arctic Express, e potrebbe stravolgere il commercio europeo e globale. 

artico 1

Non solo con la Europe Arctic Express si dimezzano i tempi ma la nuova rotta potrebbe rivelarsi molto più sicura. Le navi infatti non dovrebbero passare in zone minacciate da pirati come la Somalia o vicino alla penisola araba, presidiata dai combattenti yemeniti Houthi. Tuttavia in un ecosistema delicatissimo come quello artico il timore è ampio: la Clean Artic Alliance, ad esempio, ha già chiesto una valutazione d’impatto preventiva e il rispetto di standard ambientali più rigorosi

E a ciò vanno aggiunti i timori, di nuovo, della stessa Unione Europea che, insieme ai Paesi arabi, potrebbe vedere indebolire la rotta mediterranea.

Leggi anche: Se le guerre e le tensioni geopolitiche seguono la via delle terre rare

© Riproduzione riservata

spot_img

POTREBBE INTERESSARTI

Ultime notizie