In buona parte dell’Europa è una prassi consolidata, qui in Italia si fa ancora fatica a far passare il messaggio. Eppure la possibilità di andare a fare la spesa con i propri contenitori è una pratica che andrebbe invece incentivata nell’ottica di un’economia circolare e della lotta all’abuso della plastica. Specie perché nei piccoli negozi di quartiere e nelle reti di acquisto solidale la spesa senza sacchetti, con la possibilità di comprare sfuso, è realtà da tanto tempo. Non è così invece per la Grande Distribuzione Organizzata, più nota con l’acronimo GDO. E’ questo il motivo di base che sta alla base del progetto Spesa Sballata: da novembre 2020 ad aprile 2021 una trentina di famiglie del varesotto sperimenta la spesa senza sacchetti, con contenitore riutilizzabili, presso 9 punti vendita di Carrefour e Coop Lombardia. Il progetto è stato finanziato da Fondazione Cariplo attraverso il bando Plastic Challenge 2019 e mette insieme amministrazioni locali (la Provincia e il Comune di Varese), enti di ricerca (la Scuola Agraria del Parco di Monza e ARS Ambiente) e, appunto, pezzi della Grande Distribuzione Organizzata.
“E’ questa rete la chiave vincente del progetto” dice Enzo Favoino, referente scientifico di progetto per la Scuola Agraria del Parco di Monza e coordinatore scientifico di Zero Waste Europe. Una vita spesa per l’ambiente la sua, è proprio il caso di dirlo, che da anni si focalizza sulla prevenzione a monte dei rifiuti, attraverso la riduzione degli stessi e le pratiche di riutilizzo. Spesa Sballata, in questo senso, è un ulteriore passo avanti per uscire fuori dalle buone pratiche dei singoli cittadini e provare a incidere sul sistema.
“Noi sappiamo benissimo che nel piccolo negozio di quartiere si fa già lo sfuso – osserva Favoino -, è sempre stato presente e noi per primi promuoviamo questo tipo di azioni ma allo stesso tempo sappiamo che tante persone continuano a rivolgersi alle grandi catene e ai grandi supermercati. Per questo il progetto è prezioso, perché coinvolge due grandi marchi come Carrefour e Coop e gli fa acquisire identità. Tra l’altro all’estero Carrefour accetta già queste pratiche. Le famiglie si sono autocandidate, si tratta di persone legate ai gruppi di acquisto solidale che già sposavano il tema della riduzione dell’imballaggio. Ma, ripeto, l’importante è portare queste pratiche lì dove non si fanno”.
La spesa ai tempi del Covid-19, con un occhio al futuro
Il progetto non poteva poi non tenere conto della pandemia mondiale che stiamo affrontando, per cui si è avvalso del consenso delle autorità sanitarie. “Il Covid è un momento terribile delle nostre vite ma è transitorio – dice ancora il referente scientifico di Spesa Sballata – In questo momento, dunque, massima attenzione alle procedure di sicurezza e alla sanificazione di ogni processo, con la consapevolezza allo stesso tempo di pensare a misure che resteranno. Il consumatore dovrà igienizzare la parte interna del tupperware, mentre alla parte esterna dovrà pensare l’addetto al banco”. Si potranno dunque acquistare frutta e verdura per poi portarle a casa attraverso le retine riutilizzabili, mentre per l’acquisto ai banchi di vendita (panetteria, pescheria, gastronomia, macelleria) si useranno i contenitori, evitando così gli incarti usa e getta forniti ai banchi dei supermercati.
La prospettiva finale ovviamente è quella di ampliare sia le famiglie che fanno parte di Spesa Sballata che le adesioni dei supermercati della GDO. “Testiamo il sistema, codifichiamo la procedura ed estendiamolo – riflette ancora Favoino – Non va però fatto un errore che spesso si fa sulla plastica, ovvero quella di valutarne gli effetti soltanto dal punto di vista del peso. E quindi poi dire che vengono risparmiati tot chili di plastica. Sappiamo tutti che la plastica è leggera ma quando viene dispersa ci interessano non solo i volumi ma soprattutto gli effetti che provocano. E quindi: imbrigliamento degli animali, ingestione della plastica e ingresso nella catena alimentare, microplastiche, perdita di amenità dei luoghi che frequentiamo e così via”.
La strada è la condivisione
Ancora una volta è fondamentale la costruzione della condivisione. “Purtroppo in Italia molto spesso le direttive europee sulla plastica vengono interpretate unicamente con la logica della sostituzione – continua il coordinatore di Zero Waste Europe -, col ricorso al compostabile. All’estero il materiale sfuso, compreso l’organico, viene messo direttamente nel bidone. Ma questa cosa in Italia, cioè condividere lo scarto di cucina, ha un effetto respingente. Ecco perché per questo tipo di applicazione noi siamo favorevoli ai sacchetti compostabili, ma una sostituzione tout court è impensabile, perché l’Europa va verso i principi della riduzione dei rifiuti a monte”.
Come è noto, il Vecchio Continente ha scelto da tempo di ergersi a leader della sensibilità ambientale. Ecco perché di fronte ai continui provvedimenti da parte dell’Ue le strade, secondo Favoino, sostanzialmente sono due. “O ci si lascia travolgere e quindi quando ci sarà da recepire una direttiva lo si farà all’ultimo momento, ma questo vuol dire farsi travolgere da un’ondata di piena, oppure si può diventare apripista facendo diventare la sensibilità ambientale un punto di marketing. Che è un po’ la nostra speranza con le compagnie della GDO”.
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