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domenica, Maggio 12, 2024

Una giornata con una famiglia green e la sua vita a rifiuti quasi zero

Il 30 marzo si festeggia la “Giornata internazionale dei rifiuti zero (International Day of Zero Waste), votata dall'ONU nel dicembre 2022. Per la seconda edizione di questa ricorrenza ci siamo posti una domanda: è possibile davvero una quotidianità senza rifiuti? Ecco un decalogo di azioni per provarci

Letizia Palmisano
Letizia Palmisanohttps://www.letiziapalmisano.it/
Giornalista ambientale 2.0, spazia dal giornalismo alla consulenza nella comunicazione social. Vincitrice nel 2018 ai Macchianera Internet Awards del Premio Speciale ENEL per l'impegno nella divulgazione dei temi legati all’economia circolare. Co-ideatrice, con Pressplay e Triboo-GreenStyle del premio Top Green Influencer. Co-fondatrice della FIMA, è nel comitato del Green Drop Award, premio collaterale della Mostra del cinema di Venezia. Moderatrice e speaker in molteplici eventi, svolge, inoltre, attività di formazione sulle materie legate al web 2.0 e sulla comunicazione ambientale.

Il 30 marzo si celebra la giornata senza rifiuti, proclamata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Per la seconda edizione di questa ricorrenza ci siamo posti una domanda: sarebbe davvero possibile vivere una quotidianità “zero waste”? Probabilmente no, però dovremmo almeno provarci riducendo il più possibile gli sprechi.

Abbiamo quindi redatto un decalogo un pò particolare scritto seguendo idealmente una famiglia che ambisce a diventare… zero waste (o quasi) in una qualsiasi giornata feriale.

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Che cosa vuol dire giornata zero waste

Una giornata zero waste (o quasi) si sostanzia nella riduzione dei rifiuti e, quindi, nell’utilizzo di prodotti sostenibili in ogni aspetto della vita quotidiana. Dalla colazione fino alla sera, ecco come una famiglia può vivere una giornata con un impatto ambientale ridotto e, quindi, senza quasi utilizzare il cestino dei rifiuti (differenziata inclusa) in casa.

  1. Si parte con una colazione sostenibile

Sono le 7:00. La giornata inizia con una colazione zero waste: si comincia con un bicchiere (di vetro) riempito con latte acquistato alla spina, ovverosia facendo riempire la propria bottiglia direttamente dal furgone che, una volta a settimana, passa vicino casa. Chi preferisce una bevanda vegetale potrebbe produrre un ottimo latte d’avena utilizzando i fiocchi di questa meravigliosa pianta.

C’è poi chi, a colazione, preferisce una fetta di pane o alcuni biscotti (possibilmente acquistati nel forno vicino casa) accompagnandoli con la marmellata magari realizzata utilizzando la frutta prodotta nel giardino di casa. Questi piccoli acquisti sono rivoluzionari perché rappresentano, tra l’altro, un sostegno all’economia locale. Portare, infine, a casa i prodotti acquistati utilizzando contenitori riutilizzabili è un’ottima abitudine che consente di continuare la giornata in modo ecologico.

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  1. Uno spazzolino quasi eterno

7:15. Dopo la colazione arriva il pit stop in bagno. Di solito il primo gesto della nostra quotidiana pulizia personale è lavarsi i denti. Questo semplice gesto può trasformarsi in un atto consapevole verso la sostenibilità. Come? Scegliendo di utilizzare uno spazzolino con testina sostituibile. In questo modo non soltanto si riduce il volume di plastica che finirebbe altrimenti in discarica, ma si pone attenzione nel riconsiderare la necessità di sostituire interamente un oggetto quando solo una parte di esso va cambiata.

Una valida alternativa può essere l’utilizzo di uno spazzolino in bambù che, una volta usurato, potrà essere smaltito nella raccolta del legno. Allo stesso modo, optare per il dentifricio in compresse (magari acquistato nella confezione scorta) o distribuito in un vasetto di vetro contribuisce a diminuire la quantità di rifiuti generati dagli imballaggi tradizionali, spesso non riciclabili, e promuove l’utilizzo di materiali più sostenibili e durevoli.

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  1. Che doccia!

7:20 Dopo aver riposto il dentifricio e lo spazzolino, c’è chi si lava velocemente e chi si concede un paio di minuti sotto la doccia. Il consumo responsabile e la scelta di prodotti eco-compatibili per il bagno possono fare una grande differenza nell’impronta ambientale di ogni individuo. Shampoo, balsamo e bagnoschiuma (e anche detergenti intimi!) solidi, ad esempio, stanno diventando sempre più popolari.

Questi prodotti, spesso venduti senza imballaggi o in confezioni di carta riciclabili o compostabili, eliminano completamente la necessità di confezioni di plastica. Inoltre, poiché sono concentrati, durano a lungo (nonostante il piccolo ingombro) facendoci così risparmiare spazio! Questo non solo riduce i rifiuti ma minimizza anche l’impatto ambientale associato alla produzione e al trasporto di prodotti per l’igiene.

  1. Una beauty routine circolare

Anche altri aspetti della cura del corpo possono essere rivisti sotto il segno della sostenibilità. Ad esempio, sono tornati di moda i rasoi in metallo (i cosiddetti “rasoi di sicurezza”) che vengono “armati” con lame sostituibili e sono spesso abbinati a saponi naturali venduti sfusi o in imballaggi ecologici, deodoranti in tubetti di cartone e asciugamani di stoffa invece di asciugamani di carta o salviettine monouso.

Per non parlare poi dei dischetti o dei guanti struccanti. Usate ancora quelli usa e getta? Nella famiglia zero waste questi oggetti sono un lontano ricordo grazie agli esemplari riutilizzabili e lavabili. Inoltre l’uso di prodotti multifunzionali può ridurre significativamente il numero di confezioni necessarie: un sapone può servire sia la pulizia del corpo che del viso!

  1. Che armadio ordinato!

7:35. A questo punto si passa alla fase tre, ovverosia al vestirsi per andare a scuola o a lavoro. La famiglia zero waste sa bene che, in media, ognuno di noi ha nell’armadio un numero di abiti sufficienti a vestire sei generazioni: un po’ troppo per essere stipato in un normale appartamento dotato di un mobilio dimensionato alla famiglia tipo. Acquistare vestiti di seconda mano, riparare quelli rotti e scambiare o vendere quelli non più desiderati sono una prassi consolidata tra queste quattro mura.

Chiunque in famiglia, infatti, promuove il riuso e riduce il numero dei nuovi capi, con un grande risparmio di risorse naturali e una minore produzione di rifiuti tessili. Qualche vestito nuovo ovviamente c’è, ma viene selezionato da produzioni attente alla sostenibilità che adoperano filati naturali o rigenerati come lo sciarpello che è realizzato da un’azienda di Prato con lana recuperata dai cenciaioli (e riutilizzata in aziende come Lo fo io o di Rifò!) o quel bel vestito targato “progetto Quid”, cucito valorizzando scampoli che altrimenti sarebbero andati al macero perché inutilizzabili da parte delle case di moda.

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  1. Dal sellino allo smart working

Sono quasi le 8 ed è arrivata l’ora di uscire. Fuori c’è il sole anche perché, coi cambiamenti climatici, ormai le giornate di pioggia sono rare. C’è chi monta sulla propria bicicletta, sistemata alla ciclofficina con pezzi di ricambio presi da esemplari che purtroppo ormai non erano più utilizzabili (né riparabili). C’è, invece, chi prende la metro e poi, arrivato in centro, opta per una bici elettrica in sharing.

Altri membri della famiglia fanno il loro percorso sui mezzi pubblici (portandosi un libro per passare il tempo in modo intelligente). I più fortunati rimangono a casa a lavorare in smart working “guadagnando” preziosi minuti (e, in alcuni casi, ore) che, altrimenti, avrebbero dovuto impiegare per affrontare gli spostamenti urbani sino al luogo di lavoro e che, invece, potranno essere dedicati a qualche hobby o ad adempiere le incombenze familiari.

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  1. Lavatrice sì, anche senza flaconi

8:15 Chi oggi passerà la giornata a lavorare in smart working ha approfittato delle primissime ore della mattinata per programmare la lavatrice e, quindi, per poter stendere il bucato sfruttando il più possibile i raggi solari.

I panni si lavano a volte col sapone realizzato in casa – seguendo i consigli offerti da Lucia Cuffaro – o, altre volte (perché non sempre si ha tempo per l’home made), ricorrendo ai detersivi acquistati nei negozi che vendono prodotti “sfusi” che vengono raccolti riutilizzando vecchi flaconi e pagando solo il prodotto acquistato. Ovviamente, neanche a dirlo, la lavatrice viene attivata solo a pieno carico e a basse temperature per risparmiare energia.

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  1. Che pranzo!

La giornata scorre per chi lavora e per chi segue le lezioni fino all’ora di pranzo. Sono le 13 e chi può usufruire di una mensa aziendale prende solo ciò che pensa di consumare e, per bere, farà ricorso all’acqua di rubinetto.

rifiuti 2

Chi, invece, è a casa si gode una zuppa di ceci, acquistati sfusi, con contorno di verdure ovviamente di stagione e a km zero acquistati dal produttore diretto (che consente di usare le proprie sportine) scelto per sostenere così l’economia locale e ridurre l’impatto ambientale legato al trasporto degli alimenti.

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  1. Mettiamo a dieta i rifiuti digitali

Ore 14: si riprende a lavorare. Quasi tutti, ormai, hanno nella propria cassetta degli attrezzi una casella e-mail e raccolgono i dati in cloud. Una volta a settimana, però, è opportuno dare il via ad azioni di Digital Clean Up perché, anche se non si vedono, anche i file online inquinano.

Allora via con la cancellazione delle vecchie e-mail e dei file ormai obsoleti. È una buona pratica che possiamo fare praticamente tutti e che ridurrà la nostra impronta ambientale digitale eliminando rifiuti invisibili ma non per questo meno pesanti per l’ambiente.

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  1. Merenda!

Ore 17. La giornata lavorativa (così come quella scolastica) ormai volge al termine. È il momento di fare una pausa pomeridiana magari facendo una merenda. Un ottimo frutto, una crostata fatta in casa (o acquistata in pasticceria), una fetta di pane con la marmellata, un pezzo di pizza sono alcuni dei tanti esempi di spuntini freschi e plastic free. Finito di mangiare c’è già chi pensa alla cena preparando gli impasti per delle piadine.

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  1. Oggi, restarter!

Ore 17.30 Per alcuni la giornata lavorativa continua perché un giorno della settimana viene dedicato all’attività di volontario (il cosiddetto “restarter”) all’interno di un Repair Café. In questo luogo arrivano soprattutto dispositivi elettrici o elettronici, di ogni tipo: dal vecchio aspirapolvere al frullatore nulla si butta via e ciò che non è più riparabile potrà essere utilizzato per recuperare pezzi di ricambio utili per altri dispositivi da riparare.

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  1. L’ora di cena

19:30 Il tempo vola quando si hanno tante cose da fare ed è già ora di cena (o quasi). Questa sera si degusteranno i manicaretti prodotti utilizzando la farina acquistata in un meraviglioso mulino visitato nel corso di una gita fuori-porta. Su un paio di padelle antiaderenti si fa cuocere l’impasto preparato un paio d’ore prima e già steso.

Man mano che vengono spadellate le piadine ognuno potrà farcirle utilizzando gli ingredienti che ama di più e possibilmente consumando gli avanzi che si trovano in cucina. Gli scarti dell’organico vengono buttati nella compostiera in giardino così potranno tornare utili sotto forma di ammendante naturale e di concime per le piante ospitate nell’angolo verde di famiglia.

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  1. Finalmente relax

Ore 20:30, la lavastoviglie sta andando (a pieno carico) e ognuno può finalmente rilassarsi. C’è chi ama leggere un bel libro – solitamente preso dalla biblioteca o acquistato al negozio dell’usato e poi rivenduto o donato – chi vede una serie TV (ricordandosi di scaricarla – e poi rimuoverla – perché così si riduce l’impatto ambientale rispetto allo streaming).

La nostra giornata ideale si è conclusa. Una vita 100% senza rifiuti è probabilmente una utopia, ma quello che abbiamo raccontato non è altro che l’elenco delle migliori pratiche che tante famiglie già provano ad attuare nella vita quotidiana.

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Ogni azione, anche la più piccola, può avere un grande impatto nel lungo termine. Una giornata che segue il principio della vita zero (o almeno low) waste non è destinata a rimanere solo teoria: sta ad ognuno di noi trovare la propria formula!

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