Se anche l’edilizia pensa al riuso
di Maurita Cardone e Letizia Palmisano
È possibile applicare un concetto cardine dell’economia circolare, ovvero quello che definisce i rifiuti come errore di progettazione, a un settore così complesso e fonte notevole di emissioni climalteranti come quello edilizio?
La risposta si può condensare in due parole: architettura reversibile. Si tratta di un nuovo modo di progettare e costruire, che mira a realizzare edifici i cui elementi seguono il ciclo dei materiali, facilitano eventuali future modifiche e adattandosi alle diverse esigenze degli utenti nel corso del tempo.
Un’architettura, insomma, sostenibile, efficiente e malleabile. E che abbiamo scelto di raccontare in questo Speciale, focalizzandoci sugli aspetti principali che ne fanno un possibile modello di economia circolare.
Come potrete appurare, l’architettura reversibile non è solo pionerismo ma è già realtà: abbiamo scelto di raccontare esperienze già esistenti e a cui abbiamo assistito, anche in Italia, come l’esperienza dell’Expo di Milano. Non solo strutture temporanee, però, ma anche progetti destinati a durare, come quelli raccolti in giro per il mondo dalla nostra Maurita.
D’altra parte la chiave per assicurarsi che un edificio non si trasformi un giorno in un cumulo di macerie sta nella possibilità di smontare la struttura, separandone gli elementi costitutivi senza danneggiarli, in modo che possano essere poi riutilizzati in future costruzioni.
Serve, dunque, costruire una nuova consapevolezza, per fare in modo che gli orizzonti di reversibilità possano ben presto diffondersi a macchia d’olio. Nel nostro piccolo speriamo di contribuire, con questo Speciale, ad aumentare il grado di necessità, anzi di urgenza, di una reale applicazione dei principi circolari in un ambito, quello edilizio, così fondamentale.
Come sempre, saremo lieti di accogliere il contributo alla discussione di lettori e addetti ai lavori. Buona lettura.
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