La stagione estiva è iniziata da poco, ma sono ancora tanti gli indecisi sul cosa fare e soprattutto sul dove andare: albergo, campeggio, B&B, qual è la soluzione migliore? Noi vi suggeriamo un’ulteriore alternativa ecofriendly che si sta diffondendo sempre di più nel nostro Paese e non solo, si tratta degli alberghi diffusi, un modello di ospitalità per chi vuole essere più di un “semplice” turista. Ma cosa sono? Perché sono considerati una forma di turismo sostenibile?
Iniziamo il nostro viaggio alla loro scoperta.
Alberghi diffusi cosa sono?
Si tratta di alberghi che non si vedono né si costruiscono ex novo, ma che nascono utilizzando case preesistenti, non più abitate, vicine tra loro e situate solitamente all’interno di un centro storico di un borgo. Una di queste case si trasforma nel fulcro dell’attività, nella quale arrivano gli ospiti per registrarsi e dove sono adibite le sale comuni. Le altre abitazioni vengono invece impiegate come camere.
L’albergo diffuso garantisce gli stessi standard, servizi e comfort di un hotel tradizionale, motivo per cui non c’entrano nulla nè con bed & breakfast né con l’affitto di appartamenti. La differenza rispetto a un hotel tradizionale risiede nel fatto che le unità che lo compongono sono situate tra altre case dove abitualmente risiedono gli abitanti del borgo. Questo rende l’esperienza unica perché fa sentire l’ospite non come un turista ma come parte della comunità, un residente temporaneo, consentendogli di vivere a pieno la quotidianità del piccolo centro avvicinandosi ancor di più alle usanze e tradizione dei luoghi che si è scelto di visitare.
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Un’idea tutta italiana con un grande successo all’estero
Questa forma di ospitalità è nata da un’idea tutta italia di Giancarlo Dall’Ara docente di marketing del turismo presso il Cst di Assisi. Tutto ha avuto inizio nel 1980 in Friuli Venezia Giulia, più precisamente in Carnia, un territorio duramente colpito dal terremoto del 1976 dove molte case ristrutturate erano rimaste disabitate, obiettivo del progetto? Dare una nuova possibilità a queste abitazioni e far scoprire luoghi meravigliosi dimenticati. Negli anni poi questa esperienza è stata fatta propria da altre località il che ha spinto diverse Regioni ad adottare una specifica normativa in materia e ben presto quest’idea ha iniziato a valicare i confini nazionali.
I primi riconoscimenti internazionali sono arrivati a partire dal 2009, portando sempre più nazioni a mostrare interesse verso questo nuovo modello di accoglienza. Croazia, Spagna, Svizzera, Giappone, Usa sono solo alcuni dei Paesi dove il modello degli alberghi diffusi ha trovato nuovi spazi, ma qual è il segreto di tanto successo?
Un modello di turismo sostenibile per far rinascere i borghi rispettandoli
“Nulla si crea nulla si distrugge tutto si trasforma” la frase dello scienziato Antoine Lavoisier ben sintetizza la filosofia degli alberghi diffusi. Perché per la loro creazione in alcun mondo si apportano modifiche ai luoghi nei quali vengono realizzati, che vedono anzi conservare intatta la loro originaria struttura. Si tratta, in altre parole, di un modello volto a rigenerare senza alterare. Per sua stessa natura, come abbiamo già avuto modo di indicare, l’albergo diffuso non ha alcun impatto negativo sull’ambiente locale perché si ricava da edifici già esistenti e allo stesso tempo crea occupazione e promuove uno stile di vita sostenibile.
Una progetto pensato per dare una seconda vita ai borghi italiani e ai piccoli centri storici a rischio di spopolamento, come affermato dallo stesso ideatore del concept Giancarlo Dall’Aa: “non si possono fare alberghi diffusi nei grandi centri abitati, l’ospite non si sentirebbe in un albergo, ma in un appartamento”. Si tratta inoltre di strutture ricettive capaci di creare un movimento turistico non di grandi dimensioni, ma quantitativamente adatto alla capacità di accoglienza dei territori dove sono situati, composto generalmente da persone sensibili all’ambiente, alla ricerca di un contatto diretto con la natura e di un turismo diverso che esca dai soliti canoni.
Tutti elementi che ne hanno fatto nel periodo di crisi sanitaria una soluzione vincente per il rilancio del settore.
Alberghi diffusi, un modello fulcro della ripartenza del turismo post Covid19
Oggi tra le priorità dei turisti la possibilità di beneficiare di una certa sicurezza dal punto di vista sanitario assume sicuramente un ruolo centrale. Da qui la riscoperta dei piccoli borghi e dei loro alberghi diffusi.
Si tratta infatti di contesti che non soffrono di eccessivo affollamento e sono in grado di garantire numerose attività immersi nella natura consentendo un distanziamento fisiologico dato dagli ampi spazi, tanto che in un articolo pubblicato ad inizio anno dalla CNN il modello degli alberghi diffusi è stato definito come “The perfect Covid-era hotel”.
“È stata l’esperienza del 2020 a confermare che l’albergo diffuso è visto come la formula di ospitalità che garantisce i fondamentali delle vacanze post-covid: sicurezza, distanziamento e vicinanza alla natura – come ha dichiarato Dall’Ara -. Che significa poi soggiornare nelle case degli alberghi diffusi e contemporaneamente poter contare su tutti i servizi alberghieri, assistenza compresa, in contesti nei quali la ressa è pressoché impossibile. Sono gli stessi motivi per i quali molti borghi hanno visto, nonostante tutto, un netto miglioramento rispetto agli anni precedenti, almeno nella seconda parte dell’anno, e per i quali questa prima parte della stagione estiva sta dando ottimi risultati”.
Non a caso, nonostante tutte le difficoltà dovute dal periodo congiunturale che il mondo sta vivendo, in questo 2021 undici alberghi diffusi hanno fatto o stanno finendo lavori di ampliamento, ma non solo. Nei prossimi mesi ci saranno anche nuove aperture in Svizzera, in Albania, e in diverse prefetture del Giappone. A dimostrazione ulteriore che si è trattata di un’idea vincente.
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