Il consumo non sostenibile di beni è una delle principali cause di inquinamento con inevitabili impatti sull’ambiente. Per questo la Commissione europea ha recentemente aperto una consultazione pubblica dal titolo “Consumo sostenibile di beni – promuovere la riparazione e il riutilizzo” (Consumo sostenibile di beni – promuovere la riparazione e il riutilizzo (europa.eu)), con l’obiettivo di modificare le attuali norme sulla vendita di beni.
Obiettivi: incoraggiare consumatori e produttori a scegliere e progettare prodotti sostenibili
L’iniziativa, che si collega alla Nuova agenda dei consumatori e al Piano d’azione per l’economia circolare, vuole incoraggiare i consumatori a compiere scelte più sostenibili, fornendo incentivi e strumenti per l’utilizzo di beni per un periodo più lungo, riparando i prodotti difettosi. Ma il target sono soprattutto i produttori, che devono essere spinti a progettare prodotti che durino più a lungo e siano facilmente riparabili.
La Commissione punta, infatti, a modificare l’attuale direttiva sulla vendita di beni, con l’intento di introdurre una nuova proposta legislativa sul diritto alla riparazione, promuovendo riparazioni più sistematiche ad un costo ragionevole.
L’approccio adottato cercherà inoltre di creare sinergie con altre iniziative in corso in materia di progettazione ecocompatibile.
Le proposte: tre possibili interventi
La consultazione delinea tre possibili opzioni politiche che vanno da una tipologia di intervento limitato ad uno molto elevato:
Opzione 1 – Intervento limitato al minimo con impegni volontari: incoraggiare le imprese a impegnarsi volontariamente nella riparazione di beni che hanno un impatto negativo sull’ambiente e promuovere l’acquisto di beni di seconda mano e rigenerati.
Opzione 2 – Intervento moderato con due possibili indirizzi: il primo porterebbe alla proroga del periodo di garanzia legale, sia per i beni nuovi che i consumatori scelgono di riparare, che per i beni di seconda mano o rigenerati; il secondo renderebbe la riparazione l’opzione preferita qualora l’intervento sia meno o ugualmente costoso rispetto a una sostituzione e renderebbe obbligatorio per produttori e venditori di riparare i beni oltre il periodo di garanzia legale a un prezzo ragionevole (nuovo diritto di riparazione nell’ambito della direttiva o di uno strumento separato).
Opzione 3 – Intervento massimo che si delineerebbe in tre possibili modi: limitando la possibilità di scelta dei consumatori, dando priorità alla riparazione rispetto alla sostituzione (modifica della direttiva) e obbligando produttori e venditori a riparare i beni oltre il periodo di garanzia legale, in alcuni casi gratuitamente (nuovo diritto di riparazione nell’ambito della direttiva o di uno strumento separato); prorogando il periodo di garanzia legale oltre l’attuale periodo minimo di 2 anni (modifica della direttiva); e infine, consentendo al venditore di sostituire i prodotti difettosi con beni rigenerati piuttosto che con beni nuovi (modifica della direttiva).
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Diritto universale alla riparazione
“Alcune delle proposte ipotizzate dalla Commissione sono senz’altro insufficienti – ha commentato Ugo Vallauri di Right to Repair – come, ad esempio, gli ‘impegni volontari’ dei produttori a riparare di più e a promuovere il riuso. Abbiamo denunciato nel passato come gli impegni volontari già in essere in ambito di ecodesign semplicemente non funzionino. Per promuovere la riparazione e il riuso, dobbiamo renderli l’opzione base, preferenziale. Questo può solo accadere obbligando i produttori a cambiare le loro pratiche”.
“Come campagna (Home – Right to Repair Europe) spingiamo per un diritto universale alla riparazione: cioè fare in modo che tutti, consumatori, riparatori professionali e gruppi di volontari come Repair Cafes e Restart Parties possano avere accesso a pezzi di ricambio e documentazione per le riparazioni, a prezzo ragionevole”, ha aggiunto.
La consultazione è partita l’11 gennaio e sarà attiva fino al 5 aprile 2022.
Proposte per smartphone e tablet e stop all’usa e getta
Qualche buona notizia arriva da alcune norme in fase di sviluppo su smartphone e tablet. “Qui ci sono alcuni segnali positivi, per esempio la proposta di obbligare le case produttrici ad avere aggiornamenti di sicurezza per almeno 5 anni, anche se il nostro obiettivo come campagna è 10 – ha spiegato Vallauri – Su un altro fronte, il Parlamento Europeo voterà a marzo una direttiva sulle batterie, e stiamo lavorando affinché le batterie di tutti i prodotti possano essere sostituite direttamente dagli utenti. Ci battiamo contro una tendenza preoccupante, di prodotti che sono sempre più usa e getta: dagli auricolari wireless agli e-scooter e spesso anche le e-bike. Insomma, c’è molto da fare e purtroppo la legislazione europea si muove molto, troppo lentamente”.
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Responsabilità di consumatori e produttori
“Il raggiungimento di una società circolare, sostenibile e decarbonizzata – ha detto al nostro magazine il direttore generale del WEEE Forum, Pascal Leroy – richiede sforzi da parte di tutti noi. I produttori devono progettare e commercializzare prodotti più sostenibili che possano essere riparati, rigenerati o riciclati più facilmente. È chiaro che i prodotti non vengono utilizzati per tutto il tempo possibile e diventano rifiuti prima della fine della loro potenziale vita utile”.
“Ma anche i cittadini – precisa Leroy – sono responsabili. Devono restituire i loro dispositivi fuori uso ai punti di raccolta ufficiali e smaltirli in modo responsabile; oppure dovrebbero considerare di farli riparare. Tuttavia, affinché ciò avvenga, è necessario rivedere il diritto dell’UE per consentire ai consumatori di scegliere (durante il periodo di responsabilità legale) tra far riparare o sostituire dal venditore i prodotti che erano difettosi al momento della consegna. E i legislatori devono creare incentivi adeguati affinché i consumatori acquistino beni di seconda mano: attualmente la riparazione è troppo costosa, il che fa sì che le persone sviluppino un pregiudizio nei confronti dell’usato”.
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