La gestione di Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (RAEE) è ancora un tasto dolente nel nostro Paese. Stando ai dati del Centro di Coordinamento RAEE (CDC RAEE), in Italia nel 2019 il tasso di raccolta, tra RAEE domestici e professionali, è stato del 39,53%, pari a 463.953 tonnellate. Siamo dunque ancora lontani dagli obiettivi europei di raccolta differenziata dei RAEE fissati al 65% della media dell’immesso al consumo degli ultimi tre anni.
Un divario che si fa ancora più gravoso nel mondo professionale, da cui deriva solo il 23% della raccolta di questo settore: una percentuale che, vista la gestione di operatori del libero mercato e la mancanza di un adeguato tracciamento, potrebbe attestarsi a numeri ancora minori.
È in questo contesto che si muove il report di Erion Professional, “Quantificazione dei flussi di Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (RAEE) nel settore delle stampanti professionali” (scaricalo qui). Lo studio, realizzato dal Dipartimento di Ingegneria Gestionale del Politecnico di Milano, presenta una mappatura dettagliata per comprendere tramite quali canali e in virtù di quali attori, le stampanti professionali, una volta giunte a fine vita, vengano riutilizzate, ricondizionate, riciclate o esportate, al di fuori del sistema di tracciamento del mondo consortile.
Uno strumento utile ai produttori del settore printing professionale, che si pone come obiettivo quello di far emergere “le dinamiche non note o illegittime, che legano gli attori afferenti alla reverse logistics del mondo printing professionale, in Italia”.
Filiera delle stampanti professionali: primo ciclo di vita
Secondo il report, l’immesso al consumo (in inglese Put on the Market, PoM) del sistema professionale printing, in Italia, consista di circa 500mila pezzi, ovvero 25mila tonnellate. Mediamente dopo 3-4 anni, quando si arriva al fine vita del primo ciclo di vita del prodotto, l’utilizzatore finale tende a rivolgersi al rivenditore o al produttore per provvedere alla sostituzione del dispositivo con uno nuovo oppure tiene con sé il vecchio dispositivo, senza sostituirlo: un caso, quest’ultimo, tipico delle Pubbliche Amministrazioni, per via dei contratti di vendita.
In totale, circa il 90% del PoM, ovvero 450mila pezzi, rientra nel mercato dell’usato dopo un primo ciclo di vita, mentre il restante 10%, pari a 50mila, resta in stock.
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Mappatura della fase dell’usato
I produttori che recuperano circa il 25% delle stampanti a fine vita le ricondizionano, per lo più, per il mercato estero, oppure le avviano a trattamento finale: risultano quindi responsabili del 30-40% dei volumi gestiti, e del 57% dei volumi avviati a trattamento come rifiuto.
I broker del ricondizionamento recuperano oltre la metà delle apparecchiature che hanno già vissuto un primo ciclo di vita, tipicamente grandi parchi macchine, e ne destinano circa l’80% al mercato estero. Vi sono poi le ONLUS che intercettano circa il 2% del PoM, come apparecchi riutilizzabili o ricondizionabili, destinandoli al Terzo Settore.
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Mappatura del fine vita
Le stampanti che vengono avviate al trattamento di fine vita sul territorio italiano rappresentano il 44% dell’immesso al consumo: una parte, meno del 40%, viene presa in carico da enti a Responsabilità Estesa del Produttore, cioè consorzi come Erion Professional, mentre il restante 60% è gestita da aziende specializzate nel trattamento del fine vita.
Alla luce dei dati e della filiera illustrata fin qui, scrivono nel report: va posta l’attenzione sulla “necessità di irreggimentazione del sistema di reverse logistics, nel settore dei RAEE professionali, sia per via di un rafforzamento del ruolo dei sistemi a Responsabilità Estesa del Produttore, sia in virtù di un sistema più capillare ed efficace di registrazione dei flussi trattati presso altri attori di mercato”.
Si dovrebbe inoltrare puntare, scrivono ancora nel report, alla “registrazione di tutti i flussi gestiti a norma di legge ai fini del raggiungimento dei target di raccolta imposti dal Decreto RAEE e all’inasprimento delle sanzioni previste per coloro che commettono illeciti, nel settore, e agiscono quali free rider di sistema”.
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