Mentre il Parlamento europeo è nel mezzo dello scandalo Qatargate, non si ferma in ogni caso l’attività delle istituzioni europee: e così nella giornata di ieri i negoziatori del Consiglio e dell’Europarlamento hanno raggiunto un accordo di meccanismo di adeguamento del carbonio alla frontiera (CBAM), più nota come border carbon tax. L’accordo preliminare dovrà comunque essere confermato dagli ambasciatori degli Stati membri dell’Unione europea e dovrà poi essere ufficialmente adottato da entrambe le istituzioni prima che sia definitivo. Lo scopo dell’iniziativa è di rendere più ecologiche le importazioni industriali dell’Europa, facendo pagare le emissioni di carbonio legate alla loro produzione.
“Dovrà essere un accordo di alto profilo – ha ammonito il ministro delle Imprese e del Made Italy Adolfo Urso – anche se ci sono i segnali per un cambio di rotta. Come da noi da tempo auspicato, l’accordo va a incidere sulle importazioni provenienti da altri continenti che troppo spesso non rispettano gli standard ambientali che noi giustamente chiediamo alle nostre imprese, alle nostre famiglie, ai nostri consumatori. A questo primo segnale dovrà poi seguire un’adeguata politica industriale europea, che regga alla sfida non soltanto della Cina ma anche di quello che hanno messo in campo negli ultimi mesi, legittimamente, gli Stati Uniti, che al momento offrono prezzi del gas fino a 7 volte minori rispetto a quello che paghiamo in Europa”.
Ma cosa prevede concretamente l’accordo preliminare firmato dal Parlamento e dal Consiglio?
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Cos’è la border carbon tax e cosa prevede l’accordo tra Parlamento e Consiglio
Come aveva già spiegato Antonio Carnevale su EconomiaCircolare.com, più che di carbon tax si deve parlare di border carbon tax. La carbon tax, infatti, è semplicemente una tassa su prodotti e servizi che comportano emissioni di CO2. Mentre la border carbon tax, vale a dire l’imposta sui prodotti importanti, punta a evitare il rischio di delocalizzazione e dumping ambientale delle imprese, per cui vanno a inquinare altrove per evitare la tassa introdotta in casa propria e al tempo stesso per scongiurare che i prodotti del Paese che introduce la carbon tax diventino meno competitivi di quelli importati dall’estero, dove la tassa sulle emissioni non esiste.
“Il meccanismo di adeguamento del carbonio alla frontiera è una parte fondamentale della nostra azione per il clima – ha dichiarato Jozef Síkela, Ministro dell’Industria e del Commercio della Repubblica Ceca – Questo meccanismo promuove l’importazione di merci nell’Unione europea da parte di imprese non europee che soddisfano gli elevati standard climatici applicabili nei 27 Stati membri dell’Unione. Ciò garantirà un trattamento equilibrato di tali importazioni ed è concepito per incoraggiare i nostri partner nel mondo a unirsi agli sforzi climatici dell’Ue”.
Prima di tutto è necessario partire dall’ambito di applicazione di questa nuova tassa. Nell’accordo preliminare firmato da Consiglio e Parlamento, come si legge nel comunicato stampa, si individuano i “settori a più alta intensità di carbonio: ferro e acciaio, cemento, fertilizzanti, alluminio, elettricità e idrogeno, nonché come alcuni precursori e un numero limitato di prodotti a valle. Anche le emissioni indirette verrebbero incluse nel regolamento in modo ben circoscritto”.
Inoltre va evidenziato il legame tra il CBAM (il meccanismo di adeguamento del carbonio alla frontiera) e l’ETS, vale a dire il sistema di scambio di quote di emissione. “In base all’accordo provvisorio – si legge nel comunicato stampa del Consiglio europeo – CBAM inizierà a operare da ottobre 2023 in poi. Inizialmente, un CBAM semplificato si applicherebbe essenzialmente solo con obblighi di comunicazione. Lo scopo è quello di raccogliere dati. Da quel momento in poi, entrerà in vigore l’intero CBAM. Verrà introdotto gradualmente, parallelamente alla graduale eliminazione delle quote gratuite, una volta avviato nell’ambito del sistema di scambio di quote di emissione (ETS) riveduto dell’Ue per i settori interessati. Ciò garantirà la compatibilità del CBAM con le norme internazionali sul commercio. La graduale eliminazione delle quote gratuite per i settori CBAM deve ancora essere concordata nel contesto dei negoziati ETS dell’UE in corso. Occorre inoltre lavorare ulteriormente sulle misure per prevenire la rilocalizzazione delle emissioni di carbonio sulle esportazioni”.
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