“C’è una cosa che distingue il festival di Aliano da tutti gli altri: è l’idea che le persone del paese, gli artisti invitati e i visitatori del festival costituiscano una comunità provvisoria capace di infondere fiducia e speranza nella vita di questo piccolo paese e per rimando anche nella vita degli altri”. Con queste parole Franco Arminio racconta il “suo” festival, che nel 2012 ha visto per la prima volta la luce proprio ad Aliano.
Le piazze, le vie tortuose, gli ormai celebri calanchi che lo hanno reso uno dei paesi più famosi d’Italia si animeranno nuovamente per 4 giorni, dal 18 al 21 agosto, con spettacoli, performance, concerti, lettura, musica, laboratori e poesie. L’ideatore e curatore artistico del festival sin dalla sua prima edizione è Franco Arminio, poeta, scrittore e profondo conoscitore di paesi e aree interne. È a lui che si deve l’invenzione della “paesologia”, ovvero l’arte di raccontare i paesi e i borghi del nostro paese attraverso la loro conoscenza a 360 gradi, unendo geografia, etnologia, storia e poesia.
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I calanchi e il paese di Aliano
La manifestazione si svolge in un piccolo paese lucano di mille abitanti, difficilmente raggiungibile e fuori dai flussi turistici classici, che si riempie per qualche giorno di più di 20mila persone che accorrono da tutta Italia. Negli anni è divenuto un vero e proprio incubatore culturale, emanazione diretta della poetica di Franco Arminio, che ha letteralmente “sacralizzato” – come dice lui – i calanchi, profondi solchi nel terreno scavati sui fianchi di monti e colline a causa di un fenomeno morfologico di erosione del terreno e che ad Aliano originariamente ospitavano una discarica.
“Sacralizzando un luogo considerato marginale per la popolazione, abbiamo cambiato la percezione del luogo per gli abitanti, che adesso sono fieri del loro territorio, mentre 50 anni fa non ne vedevano le potenzialità e se ne vergognavano: questo mi rende molto fiero – ci racconta Franco Arminio. E continua” il festival ha fatto sì che aprissero alberghi, ristoranti, bar, ma soprattutto istituzioni culturali: sono stati aperti tre musei e la meta è divenuta la seconda per flussi turistici in Basilicata. La mia grande intuizione rispetto al festival è stata quella di capire che il punto di forza di tutto quello che stavamo costruendo era dato dal paese stesso”.
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La paesologia e la poetica di Franco Arminio
Il festival non è una semplice sommatoria di eventi e esibizioni ma diventa “una comunità provvisoria che si ritrova intorno alla paesologia, intorno all’attenzione ai luoghi, ai paesi che non sono contenitori neutri ma un testo che qualcuno ha scritto e che le persone leggono” ci racconta Arminio.
“Questa è l’essenza della paesologia: leggere bene un luogo e sviluppare un’attitudine percettiva. Questo risulta essere fondamentale soprattutto per le istituzioni, per fare politiche adeguate, adatte: la lettura corretta, filologica, attenta di un luogo consente di valutare le caratteristiche vive di quel posto. “La luna e i calanchi” è proprio questo: un raduno di percettivi, in un mondo di opinionisti, che scelgono volontariamente di andare contromano”.
Tutto l’anno a Bisaccia, paese natale di Franco Arminio in Irpinia, inoltre, è attiva la Casa della paesologia, che racchiude le idee prodotte e rappresentate nelle varie edizioni dei festival. La Casa della Paesologia è anche una casa vera e propria, un’abitazione che ospita la comunità nei suoi momenti di ritrovo, ma anche i soci che decidono di fare tappa alla casa quando transitano nei suoi pressi o che hanno bisogno di uno spazio per riflettere, incontrarsi, sviluppare progetti comuni o individuali.
La poetica di Arminio sta alla base anche di altre manifestazioni culturali come il festival di Morigerati – il simposio di luglio – appena tenutosi: un festival molto più piccolo di quello di Aliano ma “in cui è stato possibile creare nuova comunità, certamente provvisoria, che è un esempio di come potremmo cambiare e ridare una nuova funzione ai paesi. I paesi sono luoghi che sono cambiati molto negli ultimi anni, non sono più villaggi e luoghi abitati contadini, anzi, sono luoghi spopolati, che continuano a spopolarsi. La funzione dei paesi si è persa, c’è l’esigenza di dare una nuova funzione a questi luoghi. Aliano, per esempio è un paese che negli anni ha avuto molti finanziamenti, non è paese trascurato, ma soffre come tutti gli altri paesi del fenomeno dello spopolamento massivo. Il festival in questo senso è un incentivo a dare una spinta economica alle attività locali e a fargli pubblicità: da luogo di desolazione, miseria contadina e frustrazione è divenuto possibile incubatore e cantiere di novità, di eventi. Quello che ancora purtroppo non è cambiato è lo spopolamento dei paesi, che continua a essere inesorabile, sia da un punto di vista cognitivo che da un punto di vista materiale. È su questo che le istituzioni hanno il dovere di incidere”.
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Il programma dell’edizione 2023
Il programma c’è, ma può cambiare sempre. Tra musiche, letture di poesia, testimonianze, incontri, performance, laboratori il festival riunisce artisti provenienti da tutta Italia, da quelli più noti ad artisti locali, capaci di trascinare le persone e di farle emozionare anche alle quattro del mattino, senza nessuna distanza tra chi suona o legge e chi ascolta, durante le bellissime performance diffuse. “Le maggiori novità di quest’anno sono legate al tipo di performance – racconta Arminio – Quest’anno abbiamo dato grande spazio alle performance intellettuali, di pensatori, alle conferenze, per stimolare pensiero critico: ospiteremo Nicki Vendola, Luigi De Lorenzo, Mario Calabresi, Domenico Iannacone, Claudia Fabris, Filippo La Porta, Andrea Rapetti Mogol e molti altri ospiti che ci racconteranno la loro visione del mondo”.
Si inizia il 18 agosto alle 17.30 all’auditorium dei calanchi con la cerimonia d’apertura e si continua per 24 ore al giorno con performance di varie discipline, moltissimi laboratori locali come la tarantella lucana o la tessitura, molti eventi musicali, dalla musica popolare salentina al canto tradizionale, ai laboratori e workshop di yoga e massaggi, agli eventi teatrali come l’omaggio a Scotellaro nell’anniversario della sua morte o la bellissima alba del 21 agosto, alle 4.00 in cui si può assistere nel cimitero di Aliano alla visita della tomba di Carlo Levi.
“Più di 100 artisti vivono il paese e lo abitano per cinque giorni h 24, le persone possono interagire con loro e il paese viene letteralmente coinvolto nel festival. È un festival raffinato che attinge dalla tradizione popolare, è uno spazio regalato alla popolazione, uno spazio in cui nascono emozioni, amori, gli artisti regalano poesie, canzoni alle persone” racconta Franco Arminio. Che poi conclude con un appello al sacro o, meglio, allo spirituale. Un invito che di questi tempi così aridi appare più che indicato.
“Il nostro è un festival dell’anima, non ci interessa comunicarlo, ci interessa viverlo, qua accade molto più di quello che raccontiamo, è importante venirci per capire di cosa si tratta. I calanchi rimangono comunque i protagonisti principali del festival, l’evento più grande è quello della passeggiata ai calanchi dalle 4 alle 8 dell’ultimo giorno, una vera e propria cerimonia, qualcosa di sacro, religioso, un evento spirituale che finisce con la scalata al calanco più grande”.
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