In questi tempi cupi è passato un po’ in sordina l’annuale report dell’ONU a livello ambientale, che viene curato dall’UNEP, il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente. Sarà per il fatto che di buone notizie e di dati positivi nel report ce ne sono pochi, sarà perché il mondo sembra aver innescato la retromarcia ambientale, sarà che siamo concentrati su priorità che ci appaiono più urgenti.
“L’anno scorso ha portato sia successi che delusioni negli sforzi globali per affrontare la triplice crisi planetaria: la crisi dei cambiamenti climatici; la crisi della natura e della perdita di biodiversità e la desertificazione; e la crisi di inquinamento e rifiuti” ha dichiarato Inger Andersen, direttrice esecutiva di UNEP.
Il rapporto 2024 dell’UNEP avverte che i Paesi devono ridurre le emissioni del 42% entro il 2030 per mantenere il riscaldamento globale entro l’obiettivo di 1,5 gradi centigradi concordato nell’accordo di Parigi. Senza un’azione drastica, le temperature potrebbero aumentare tra 2,6 gradi e 3,1 gradi. Già in questo secolo, avvertono i modelli climatici, si avrebbero conseguenze catastrofiche.
L’UNEP sta comunque lavorando attivamente con oltre 60 Paesi a basso e medio reddito per accelerare la loro transizione verso i veicoli elettrici, parte di una spinta maggiore per ridurre le emissioni del settore dei trasporti. Ma se si pensa alla posizione del presidente USA Donald Trump, che promette un enorme rafforzamento delle aziende fossili statunitensi (già leader a livello globale<9, viene da pensare che le azioni del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente rischiano di essere qualche goccia in un mare fortemente inquinato.
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L’appello dell’ONU per il trattato sulla plastica
L’inquinamento da plastica, una delle minacce ambientali globali più pressanti, è un altro obiettivo importante che nel 2024 ha dato più delusioni che soddisfazioni. Da anni gli sforzi internazionali sono focalizzati sulla capacità di negoziare un divieto giuridicamente vincolante o, secondo la definizione più nota, un trattato globale sulla plastica.
Come abbiamo raccontato su EconomiaCircolare.com, a Busan lo scorso anno sono stati concordati 29 articoli su 32 di quello che dovrebbe essere il testo finale, che dovrà vedere la luce entro la fine del 2025. Ecco perché l’UNEP chiede ai Paesi di colmare le loro divergenze prima del prossimo round di negoziati. “Le Nazioni devono lavorare per concordare un forte strumento per porre fine all’inquinamento da plastica prima della settima Assemblea delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEA-7) a dicembre” ha detto Andersen.

Tuttavia mai come in questo caso l’appello dell’ONU sembra davvero sordo. Finora il multilateralismo a livello ambientale, dal clima alla biodiversità, ha registrato cadute, rallentamenti se non veri e propri fallimenti. La stessa Andersen lo ammette tra i denti, quando afferma che “la realtà è che il multilateralismo ambientale è a volte disordinato e talvolta arduo. Per poi aggiungere, in ogni caso, che “anche in tempi geopolitici complessi, la collaborazione oltre i confini e oltre le nostre differenze è l’unica opzione per proteggere le fondamenta dell’esistenza dell’umanità – il Pianeta Terra”.
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Le iniziative circolari dell’ONU
Tra le poche buone notizie del report UNEP ci sono, guarda caso, quelle relative all’economia circolare. Dove saggiamente il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente sostiene maggiormente in questo momento gli Stati più poveri, in un capitolo dal titolo un po’ immaginifico: Costruire società ed economia circolari.

“L’UNEP ha consigliato gli organismi di regolamentazione in Brasile, Colombia, Costa Rica, Ecuador, Messico e Paraguay – si legge nel report – mentre lanciavano il primo programma di etichettatura ecologica dell’America Latina. Ciò include una certificazione per prodotti che soddisfano elevati standard di sostenibilità durante l’intero ciclo di vita. L’iniziativa dovrebbe aiutare 450 milioni di consumatori a prendere decisioni di acquisto più informate. Inoltre l’UNEP ha sostenuto Mauritius nel lancio di una tabella di marcia per l’economia circolare. Mauritius è una delle sette nazioni africane – insieme a Burkina Faso, Etiopia, Ghana, Kenya, Sudafrica e Uganda – che l’UNEP ha sostenuto come parte di un’iniziativa per promuovere il consumo e la produzione sostenibili. Nell’ultimo decennio, l’iniziativa ha contribuito a deviare 25.000 tonnellate di rifiuti dalle discariche e a creare circa 20.000 posti di lavoro”.
E ancora, nell’ambito del quadro globale sulle sostanze chimiche, l’UNEP sta collaborando con i partner per identificare i modi per ridurre l’inquinamento da una serie di industrie, tra cui tessile, agricoltura e costruzioni. Tale lavoro dovrebbe essere rafforzato dalla creazione di un gruppo di politica scientifica sulle sostanze chimiche, sui rifiuti e sulla prevenzione dell’inquinamento, attualmente in fase di negoziazione.
Nel frattempo l’UNEP ha fornito assistenza tecnica a oltre 35 piccole aziende tessili in Africa mentre sviluppavano piani per migliorare la sostenibilità. A livello globale TikTok, che ha oltre 1 miliardo di utenti, sta sviluppando un programma di formazione per i creatori di contenuti basato sul Sustainable Fashion Communication Playbook dell’UNEP, progettato per contrastare il consumo eccessivo.
Certamente non è abbastanza, ma di questi tempi le buone notizie, specie se circolari, vanno comunque raccontate, per poterle ulteriormente rafforzare.
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