giovedì, Novembre 6, 2025

Perché per l’Unione Europea è così difficile uscire dalla dipendenza dal gas russo

Da tre anni l’Unione Europea prova a troncare le forniture di energia - petrolio, gas e nucleare - provenienti dalla Russia. Dopo il REPower Eu, che ha comunque diminuito le importazioni di gas dal 45% al 19%, è stata lanciata una nuova tabella di marcia che fa leva sugli Stati membri, i quali finora si sono mossi in maniera autonoma. Ma la chiave è la riduzione della domanda

Andrea Turco
Andrea Turco
Giornalista glocal, ha collaborato per anni con diverse testate giornalistiche siciliane per poi specializzarsi su ambiente, energia ed economia circolare. Redattore di EconomiaCircolare.com. Per l'associazione A Sud cura l'Osservatorio Eni

Appena pochi giorni dopo il 24 febbraio 2022, il giorno in cui la Russia ha invaso l’Ucraina, l’Unione Europea dichiarò immediatamente che avrebbe smesso di acquistare gas (e petrolio) proveniente dall’ex Unione Sovietica. A maggio dello stesso anno, poi, l’UE lanciò l’ambizioso piano REPower EU, per interrompere una dipendenza energetica che per alcuni Stati – Germania e Italia su tutti – era addirittura del 40% sui propri consumi. Sono passati tre anni e nella giornata del 6 maggio la Commissione Europea ha annunciato una “tabella di marcia per porre fine alla piena dipendenza dell’UE dall’energia russa”. 

Se è innegabile che l’obiettivo era molto complesso già nel 2022, se possibile nel 2025 appare ancor più complicato. La guerra alle porte dell’Europa, come è stata definita, si è rivelata un conflitto di lungo corso e che potrebbe durare ancora per molto tempo, come ha dimostrato il fallimento dell’arrogante diplomazia degli Usa guidati da Donald Trump. E la stessa UE ha dichiarato che reputa la Russia il “grande nemico” che preme sui suoi confini, scegliendo la strada del riarmo e sacrificando il Green Deal. D’altra parte la presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen, in occasione del lancio della tabella di marcia, è stata chiara: “Alcuni continuano a dire che dovremmo riaprire il rubinetto del gas e petrolio russi. Questo sarebbe un errore di proporzioni storiche. E non permetteremo che accada”.

I segnali, insomma, sembrano confermare che almeno nel medio periodo i 27 Stati membri dell’UE scelgono di rinunciare alle forniture dell’energia russa. Che, è importante ricordarlo, si è rivelata nel corso dei decenni una fornitura affidabile, costante e soprattutto a buon mercato – cosa che non può dirsi, ad esempio, del gas con cui finora in buona parte è stato sostituito il gas russo, vale a dire il GNL (Gas Naturale Liquefatto) statunitense.

Ma cosa è stato finora per “porre fine alla piena dipendenza dell’UE dall’energia russa”? E quali sono i piani futuri?

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Meno gas, petrolio e nucleare dalla Russia? Serve maggior impegno dagli Stati

Come ricorda la Commissione, dal maggio 2022 al maggio 2025 “l’UE ha ridotto la sua quota di importazioni di gas russo dal 45% al 19%”. Si tratta di un risultato notevole, a prescindere dai punti di vista sulla bontà o meno dell’operazione, considerata la situazione di partenza del Vecchio Continente, che dipende per la gran parte dell’energia che usa dalle importazioni. Tuttavia è ancora la stessa Commissione a riconoscere che “l’UE ha registrato un rimbalzo nelle importazioni di gas russo nel 2024”. Ecco perché la nuova tabella di marcia indica una “graduale rimozione dell’energia petrolifera, del gas e dell’energia nucleare russa dai mercati dell’UE in modo coordinato e sicuro in quanto la transizione dell’UE verso l’energia pulita”. In maniera velata si punta il dito sui singoli Stati, che hanno agito in maniera sparsa (potremmo dire nazionalistica) e non coordinata e cooperativa. Ecco perché la Commissione chiede ai Paesi dell’Ue di preparare dei “piani nazionali entro la fine del 2025”, in cui dovranno definire le modalità in cui intendono eliminare gradualmente le importazioni di gas russo, energia nucleare e petrolio. La tabella di marcia comprende misure specifiche per:

  • gas: fermare tutte le importazioni di gas russo entro la fine del 2027 migliorando la trasparenza, il monitoraggio e la tracciabilità del gas russo attraverso i mercati dell’UE. I nuovi contratti con i fornitori di gas russo saranno prevenuti e i contratti spot (per il pagamento immediato) saranno interrotti entro la fine del 2025;
  • petrolio: intraprendere nuove azioni per affrontare la “flotta ombra” della Russia (navi impiegate dalla Russia per eludere le sanzioni) che trasportano petrolio;
  • nucleare: limitare i nuovi contratti di fornitura co-firmati dall’Agenzia di approvvigionamento dell’Euratom per l’uranio, l’uranio arricchito e altre materie nucleari derivanti dalla Russia.

cop29 gas 2

Ognuno di questi punti sollevati dalla Commissione tocca corde sensibili per gli Stati UE. Sul gas, ad esempio, Stati come l’Italia hanno triplicato l’importazione di gas dalla Russia rispetto all’anno precedente, passando da 2,1 a 6,2 miliardi di metri cubi. A dirlo sono i dati forniti dall’osservatorio britannico Ember. Nonostante le sanzioni che pesano sulle forniture russe, dunque, Stati come Italia, Francia e Repubblica Ceca hanno continuato a importare gas russo. Come ha ricordato Il Post, “il commissario Jorgensen ha spiegato che nel 2024 l’Unione ha comprato energia dalla Russia per 23 miliardi di euro, e che in generale dall’inizio della guerra ha pagato alla Russia in acquisti di gas una cifra maggiore di quella versata all’Ucraina come aiuti per finanziare la resistenza”. Alla seduta di question time del 7 maggio la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha ribadito che “per liberarci dalla dipendenza russa” il suo governo ha diversificato “le fonti di approvvigionamento” che ora “arrivano dal nord Africa, arrivano dal Caucaso, arrivano anche dal GNL americano (statunitense, nda)”. Eppure in realtà questa è una diversificazione dei Paesi di provenienza ma la fonte energetica, cioè il gas, è rimasta la stessa.

Sul petrolio, inoltre, gli acquisti europei dalla “flotta ombra dalla Russia” sono stati svelati dalla ong Greenpeace e sugli acquisti italiani, oltre a una recente inchiesta del programma tv Report, si è parlato anche al festival Le parole giuste, organizzato da A Sud ed EconomiaCircolare.com. Sul nucleare, infine, il monito della Commissione riguarda il ruolo crescente che la Russia si è ritagliata in questi anni come fornitore di energia e tecnologia nucleare. Un ruolo per cui, ancora una volta, gli Stati che vogliono puntare sul nucleare – ancora una volta l’Italia, ad esempio – potrebbero essere tentati. 

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Per diminuire la dipendenza dal gas serve diminuire la domanda

Secondo alcune stime l’Unione Europea  ha speso 101 miliardi di euro per il gas russo dal 2022. La tabella di marcia della Commissione, dunque, arriva con notevole ritardo e, soprattutto, punta a sostituire il gas con altro gas, seppure proveniente da altri Paesi e da altre modalità di produzione – biometano e biogas. Le analisi nazionali e internazionali sulle intenzioni UE concordano sul fatto che la delusione maggiore riguarda il fatto che nei piani delle istituzioni europee non si fa riferimento alla riduzione della domanda di gas. Una riduzione che, tra l’altro, non intaccherebbe la produttività industriale ma potrebbe anzi foraggiare la riconversione energetica delle aziende “hard to abate” (cioè gli impianti più impattanti come acciaierie, vetrerie, cartiere, cementifici, aziende siderurgiche e chimiche), l’innovazione e la ricerca.

cop29 perdite gas

I dati di EU Gas Insight, ad esempio, dimostrano che ciò è realizzabile accelerando la transizione energetica nell’UE e potrebbe portare a una riduzione sufficiente della domanda di gas da evitare una maggiore dipendenza non solo dal gas russo ma anche dalle importazioni di GNL statunitense. Per tagliare efficacemente il gas russo entro il 2027 senza sostituirlo con altro GNL, la domanda di gas dell’UE dovrà diminuire di circa 50 miliardi di metri cubi.

Secondo ECCO, il think tank italiano per il clima, “nonostante le intenzioni della Commissione di coniugare l’abbandono delle importazioni energetiche russe con obiettivi di competitività, è inevitabile che legarsi ad altre dipendenze è rischioso rispetto alle prospettive di autonomia strategica ed energetica che l’Unione dovrebbe perseguire, sulla base dei documenti strategici di questo inizio di mandato”. D’altra parte dal 2021 (anno pre-crisi), l’UE ha ridotto il proprio consumo di gas del 20% (da 412 miliardi di mc nel 2021 a 332 miliardi di mc nel 2024), e le importazioni dalla Russia del 65%. A questa riduzione è però corrisposto un aumento delle importazioni di GNL da diversi Paesi fornitori, incrementate nello stesso periodo del 48%.

Per Davide Panzeri, responsabile Politiche Italia-Europa di ECCO, la strada da seguire è un’altra. “Per eliminare la dipendenza dalle forniture energetiche russe – dice – è necessario continuare a lavorare prioritariamente sulla riduzione della domanda stessa di queste forniture, attraverso efficienza energetica, rinnovabili, come già indicato nel REPowerEU, e attraverso l’elettrificazione dei processi industriali. Perché è proprio la dipendenza dalle fonti fossili la causa principale della volatilità e i maggiori costi degli approvvigionamenti energetici dell’Unione. Ridurre la dipendenza da combustibili fossili di qualunque origine, significa difendere l’indipendenza e la competitività europee”.

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AGGIORNAMENTO 14 MAGGIO 2025

Se da una parte le prospettive di una pace tra Russia e Ucraina si fanno più concrete, dall’altra c’è da registrare la posizione degli USA. Non solo perché il Paese guidato da Donald Trump si è sostituito alla Russia come maggior fornitore di gas del Vecchio Continente ma anche perché, secondo alcune analisi giornalistiche, intende fare affari con la Russia anche sul gas, al contrario dell’Unione Europea.

Uno scoop di Reuters avrebbe dimostrato che funzionari di Washington e Mosca hanno discusso del fatto che gli Usa sono intenzionati ad acquistare, e a rivendere, il gas russo. Mentre un articolo de Il Sole 24 ore segnala che anche i ricchissimi fondi finanziari statunitensi punterebbero a controllare i flussi di gas verso l’Europa. Magari provenienti indirettamente dalla Russia.

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