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venerdì, Maggio 17, 2024

Cosa prevede il REPowerEU, il piano con cui l’Europa vuole superare la dipendenza dal gas russo

La Commissione europea ha annunciato il mega-piano con cui intende superare la dipendenza dai combustili fossili dalla Russia. Ci vorranno 5 anni e 300 miliardi di euro, con l'obiettivo di ampliare le ambiziose proposte del Fit for 55

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Redazione EconomiaCircolare.com

Quasi 300 miliardi di euro e 5 anni di tempo: con il piano REPowerEU, presentato ieri dalla Commissione, l’Europa intende porre fine alla dipendenza dai combustibili fossili russi. Una decisione attesa da tempo, più volte rinviata e oggetto di discussioni anche aspre tra i 27 Stati membri dell’Unione. Come è noto, infatti, alcuni Paesi sono più esposti di altri – Germania e Italia sul gas, ad esempio, Ungheria sul petrolio -, tanto che il sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia, che dovrebbe riguardare perlomeno l’embargo sul petrolio e annunciato un mese fa, fatica ancora ad arrivare. E anche il REPowerEu arriva a più di due mesi dall’annuncio fatto l’8 marzo scorso dalla Commissione europea.

Intanto, però, il Vecchio Continente è riuscito almeno a trovare una quadra attorno al più ampio tema dell’energia. Come accennato, l’Unione europea metterà in campo 300 miliardi di euro, di cui 225 come prestiti e 72 come sovvenzioni In base alle dichiarazioni di Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, il 95% del totale andrà a finanziare la transizione energetica e le rinnovabili, mentre solo il restante 5% sarà usato per realizzare nuove infrastrutture per il gas. Lo scopo è risparmiare fino a 35 miliardi di metri cubi di gas naturale entro il 2030, oltre a quanto previsto dalle proposte Fit for 55 della legislazione sul Green Deal europeo.

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Cosa prevede RepowerEU: carbone e nucleare rientrano dalla finestra?

“Agendo come un’Unione – si legge nel comunicato della Commissione –  l’Europa può eliminare gradualmente la sua dipendenza dai combustibili fossili russi più rapidamente. L’85% degli europei ritiene che l’UE dovrebbe ridurre al più presto la sua dipendenza dal gas e dal petrolio russi per sostenere l’Ucraina. Le misure del piano REPowerEU possono rispondere a questa ambizione, attraverso il risparmio energetico, la diversificazione dell’approvvigionamento energetico e l’introduzione accelerata delle energie rinnovabili per sostituire i combustibili fossili nelle abitazioni, nell’industria e nella produzione di energia”.

A margine della presentazione del piano REPoweEU, fonti europee hanno però aggiunto che per ridurre le importazioni dalla Russia l’Unione avrà bisogno di aumentare “nei prossimi 5-10 anni di 44 terawattora la produzione di energia dal nucleare e di 100 terawattora quella prodotta dal  carbone. Si tratterebbe di un aumento di circa il 5% nel mix energetico, ma la scelta ricorda un po’ quanto accadito con la tassonomia, che inizialmente avrebbe dovuto puntare sulle “attività green” e poi ha inserito, tra mille contestazioni, gas e nucleare.

Ma vediamo nel concreto cosa prevede REPowerEU.

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Risparmiare energia

“Il risparmio energetico  – scrive la Commissione – è il modo più rapido ed economico per affrontare l’attuale crisi energetica e ridurre le bollette”. La Commissione guarda soprattutto al lungo termine, visto ad esempio l’aumento dal 9% al 13% dell’obiettivo vincolante di efficienza energetica nell’ambito del pacchetto Fit for 55. Sul tema, però, la Commissione si limita a una comunicazione che, si legge nel comunicato stampa del piano energetico, “descrive in dettaglio i cambiamenti comportamentali a breve termine che potrebbero ridurre la domanda di gas e petrolio del 5% e incoraggia gli Stati membri ad avviare campagne di comunicazione specifiche rivolte alle famiglie e all’industria”.

Insomma: dovranno essere i singoli Stati a delineare, ad esempio, misure fiscali per incoraggiare sistemi di riscaldamento come le pompe di calore o la promozione dell’isolamento degli edifici. Da questo punto di vista la misura più importante è un’altra, vale a dire la facoltà che si autoaffida la Commissione di stabilire “misure di emergenza in caso di grave interruzione dell’approvvigionamento”. Difficile però immaginare che gli Stati membri vorranno cedere ulteriori fette di sovranità nazionale.

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Impegni comuni

Non è un caso che sulla diversificazione delle forniture ogni Stato si sia mosso finora per conto proprio. Restando fedeli al gas, orientandosi soprattutto a maggiori importazioni di GNL (gas naturale liquefatto). Ora però si apprende che “la nuova piattaforma energetica dell’UE, supportata da task force regionali, consentirà acquisti comuni volontari di gas, GNL e idrogeno mettendo in comune la domanda, ottimizzando l’uso delle infrastrutture e coordinando la sensibilizzazione dei fornitori.

Come passo successivo, e replicando l’ambizione del programma comune di acquisto di vaccini, la Commissione valuterà lo sviluppo di un “meccanismo di acquisto congiunto che negozierà e contrarrà gli acquisti di gas per conto degli Stati membri partecipanti”. Anche in questo caso, comunque, si tratta più di manifestazioni di buone intenzioni che di decisioni assunte. A far più rumore, poi, è un’assenza: infatti non si parla esplicitamente di un tetto al prezzo del gas, su cui il governo Draghi insiste da mesi e che però finora ha visto il diniego esplicito di Germania e Olanda.

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È arrivato il tempo dell’idrogeno?

Sia dal REPowerEu che dalla conferenza stampa la sensazione è che la guerra in Ucraina abbia forse accelerato ulteriormente l’arrivo dell’idrogeno. Anche se già il Pnrr italiano prevedeva 4 miliardi di euro per l’idrogeno, con il REPower EU si raddoppia l’obiettivo per il 2030 relativo alla produzione annuale di idrogeno verde, che è stata portata a 10 milioni di tonnellate, e altrettanto dovrebbe arrivare dalle importazioni.

“Così potremo sostituire fino a 50 miliardi di metri cubi all’anno di gas russo importato”, ha dichiarato von der Leyen in un video, riferendosi principalmente  alle industrie e ai trasporti difficili da decarbonizzare. Le zone individuate per lo sviluppo dell’idrogeno verde sono, non a caso, il Mar Mediterraneo e il Mare del Nord. Pure in questo caso, inoltre, la Commissione sosterrà “l’acquisto congiunto di idrogeno rinnovabile”. In più la Commissione pubblicherà a breve due atti delegati sulla definizione e produzione di idrogeno rinnovabile per garantire che la produzione porti alla decarbonizzazione netta. Per accelerare i progetti sull’idrogeno, sono stanziati ulteriori 200 milioni di euro per la ricerca e la Commissione si impegna a completare la valutazione dei primi importanti progetti di comune interesse europeo entro l’estate.

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Accelerare sulle rinnovabili

Ma cosa prevede RepowerEU per le ecoenergie? Il dato più evidente è l’obiettivo più ambizioso rispetto a quello fissato per il 2030 nel pacchetto Fit for 55: nel mix energetico le energie rinnovabili dovranno costituire non più il 40 ma il 45%. Ciò si esplicherà attraverso varie azioni:

  • il raddoppio della capacità solare fotovoltaica entro il 2025, in modo da installare 600 GW entro il 2030.
  • l’obbligo di installare pannelli solari su nuovi edifici pubblici e commerciali e residenziali.
  • raddoppiamo del tasso di diffusione delle pompe di calore e misure per integrare l’energia geotermica e solare termica nei sistemi di teleriscaldamento e impianti comunali ammodernati.

Inoltre, la Commissione si impegna a inoltrare a breve una raccomandazione agli Stati menbri per “contrastare le autorizzazioni lente e complesse ai grandi progetti rinnovabili e un emendamento mirato alla direttiva sulle energie rinnovabili per riconoscere l’energia rinnovabile come un interesse pubblico prioritario”. Inoltre gli Stati membri dovrebbero istituire una sorta di PiTESAI per le rinnovabili: così come l’Italia ha fatto con le fonti fossili, individuando le aree idonee a nuove esplorazioni, tutti gli Stati dovranno indicare le aree di riferimento per le energie rinnovabili con procedure di autorizzazione abbreviate e semplificate in aree con rischi ambientali inferiori.

Per far ciò “la Commissione sta mettendo a disposizione una serie di dati su aree sensibili dal punto di vista ambientale come parte del suo strumento di mappatura digitale per i dati geografici relativi all’energia, all’industria e alle infrastrutture”. Spazio poi anche al biometano: si prevede l’istituzione di un piano d’azione e di incentivi, con l’obiettivo di aumentare la produzione a 35 miliardi di metri cubi entro il 2030, anche attraverso la politica agricola comune.

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Investimenti intelligenti (sì all’elettrico ma puntando sul gas)

Affinché il piano REPowerEU si realizzi appieno è però necessario un funzionamento concreto della rete elettrica. Al tema dello smart grid, ossia della rete intelligente che evita gli sprechi e le inefficienze, la Commissione dedica un capitolo. Secondo REPowerEu, infatti, è necessario “un cambiamento significativo al sistema energetico in termini di
quantità e direzioni dei flussi di energia”. Per ottenerlo si punta soprattutto alla collaborazione e alla solidarietà tra gli Stati attraverso l’incentivazione delle reti transfrontaliere. Che però, almeno a giudicare il piano, fanno riferimento soprattutto al gas.

“Le reti transeuropee nel settore dell’energia (TEN-E) hanno contribuito a creare nell’UE un’infrastruttura del gas resiliente e interconnessa – si legge nel piano della Commissione – Per integrare i progetti inclusi nell’elenco dei progetti di interesse comune (PIC) e compensare appieno la futura perdita di importazioni di gas russo sono necessarie infrastrutture supplementari per il gas di portata limitata, che secondo le stime richiederanno circa 10 miliardi di euro di investimenti. È possibile soddisfare le esigenze di sostituzione del prossimo decennio senza restare vincolati ai combustibili fossili, creare attivi non recuperabili o pregiudicare le nostre ambizioni climatiche. Per adattare la rete elettrica alle esigenze future sarà fondamentale anche imprimere un’accelerazione ai PIC nel settore dell’energia: il meccanismo per collegare l’Europa fornirà sostegno in tal senso e la Commissione ha pubblicato oggi un nuovo invito a presentare proposte con un budget di 800 milioni di euro, cui ne seguirà un altro all’inizio del 2023″.

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