Alcune grandi imprese del settore alimentare e multinazionali, tra cui Nestlé, stanno utilizzando un software basato sull’intelligenza artificiale per monitorare e ridurre gli sprechi di cibo. Secondo le stesse aziende, questa tecnologia potrebbe salvare fino a 700 tonnellate di cibo in eccedenza (ingredienti o prodotti finiti ancora buoni per il consumo ma in surplus per il commercio), l’equivalente di 1,5 milioni di pasti. Nel solo caso di una fabbrica di Nestlé, dopo due settimane di sperimentazione, c’è stata una riduzione degli sprechi dell’87%.
Ad esempio, per restare alla Nestlé, una barretta KitKat rotta, o un prodotto con una data di scadenza troppo ravvicinata per essere venduto nei supermercati, ma sempre commestibile se consumato in tempi brevi, sono casi in cui il software può venire in aiuto. Ma vediamo adesso qual è il contributo pratico dell’intelligenza artificiale. Il software, sviluppato da Zest, utilizza una serie di tecnologie avanzate come le piattaforme BigQuery e Vertex AI di Google Cloud per analizzare in tempo reale i surplus delle varie industrie alimentari per poi abbinarli alla domanda gestita dalla rete di associazioni caritatevoli che forniscono i pasti a chi è in difficoltà, come fa la Caritas in Italia.
Simon Millard, direttore presso l’organizzazione benefica FareShare, ha affermato che la tecnologia “farà una grande differenza” nel suo lavoro di ridistribuzione del cibo a oltre 8000 enti di beneficenza nel Regno Unito. Non solo: il sistema dopo aver associato “domanda” e “offerta” elabora un piano per la logistica ottimale attraverso Bristol Superlight, che traccia il cibo durante il trasporto valutandone la qualità in modo da evitare che si rovini nel tragitto e si affida ai mezzi elettrici di Howard Tenens Logistics per una consegna sostenibile alle organizzazioni caritatevoli del territorio.
Il vantaggio è duplice: da un lato i minori sprechi consentono di ridurre le emissioni di carbonio, con 1400 tonnellate di CO2 tagliate secondo le prime stime grazie all’uso più efficiente delle risorse, dall’altro comporta un risparmio economico per le aziende fino a 14 milioni di sterline nei costi di gestione. Un contributo alla sostenibilità non solo ambientale, ma anche sociale visto che i prodotti andranno tutti in beneficenza. Secondo i creatori di Zest, l’impiego del software di intelligenza artificiale potrebbe essere esteso lungo tutta la catena di approvvigionamento alimentare, aumentandone ulteriormente l’efficacia.
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Lo spreco alimentare: un problema colossale su cui intervenire
Questo progetto, secondo Esra Kasapoglu, direttrice per l’AI e l’economia dei dati alla UK Research and Innovation, l’ente britannico per la ricerca e l’innovazione, rappresenta una “soluzione che mira a trasformare l’approvvigionamento e la distribuzione del cibo nel Regno Unito, riducendo gli sprechi, le emissioni di carbonio e i costi”. Ogni anno nel Regno Unito finiscono nella spazzatura circa 4,6 milioni di tonnellate di cibo commestibile, equivalenti a 10 miliardi di pasti. Una situazione non così diversa dall’Italia: secondo le stime, infatti, nel nostro Paese il livello degli sprechi alimentari è intorno ai 146 kg di cibo a persona, arrivando a superare i 5 milioni di tonnellate annue considerando tutta la filiera.
Guardando ai dati mondiali, poi, il problema degli sprechi assume dimensioni catastrofiche e surreali. Ebbene, a livello mondiale, spiega la FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura), circa un terzo del cibo prodotto viene sprecato o perso: vale a dire che un’area delle dimensioni di due nazioni come India e Canada messe insieme è destinata alla produzione di cibo che non verrà mai consumato. I dati dell’UNEP Food Waste Index Report 2024 sono leggermente “migliori” e scendono a un quinto: una cifra comunque esorbitante, che equivale a un miliardo di pasti sprecati ogni giorno.
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Utilizzare l’intelligenza artificiale per ridurre gli sprechi nei ristoranti e nelle mense
Lo stesso concetto – usare l’intelligenza artificiale per individuare le inefficienze – è stato applicato nel settore della ristorazione, l’altra grande fonte di sprechi alimentari. Per ridurre la quantità di rifiuti di mense e cucine, l’intelligenza artificiale è utilizzata per registrare e analizzare tutto quello che viene buttato nella spazzatura: in questo modo si possono identificare gli errore e avere suggerimenti su come migliorare l’efficacia della gestione in cucina, ma anche adattare i menu in base ai dati raccolti.
La tecnologia AI funziona in modo simile a una rete neurale umana: riconosce struttura, forma, colori e altre caratteristiche su vari livelli. Quindi, per fare un esempio, riesce senza problemi a distinguere verdure simili, come possono essere zucchine e cetrioli. I software di intelligenza artificiale sono capaci di identificare a partire dalle immagini il tipo di alimento, la quantità, il livello di lavorazione (preparato, intero o scarto di taglio), il momento dello smaltimento e il motivo dello smaltimento, oppure capire se il cibo proviene da una padella, da un tagliere o da un piatto.
Una volta che il cibo viene gettato nel bidone della spazzatura, viene scattata una foto per identificarlo, quindi viene pesato e il sistema gli assegna un valore monetario, consentendo agli chef di identificare le principali fonti di spreco alimentare, in modo da ingegnarsi per riutilizzarli: un esempio sono i gambi dei broccoli, che possono essere usati nei passati di verdure. Strumenti basati sull’intelligenza artificiale del genere sono stati sviluppati dall’azienda britannica Winnow o dalla startup olandese Orbisk.
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Di IA si parlerà il 2 ottobre a Roma
Questi temi saranno anche al centro di Intelligenza Circolare, l’evento in programma a Roma il 2 ottobre organizzato da ISIA Roma Design ed EconomiaCircolare.com nell’ambito del progetto PNRR “Creative competencies for the social change: tradition and future of Made in Italy”. Un’occasione per discutere le implicazioni dell’ESPR per le filiere, grazie a un convegno internazionale, talk e speech con le istituzioni MASE, MIMIT e MUR, e con tante imprese, università e centri di ricerca anche da altri Paesi e continenti. Scopri il programma completo!
Quella del 2 ottobre è una giornata pensata per approfondire due leve fondamentali della transizione circolare: l’ecodesign, alla luce dell’evoluzione normativa europea – dal Regolamento Ecodesign (ESPR) al Circular Economy Act – e delle sue implicazioni su filiere e imprese; e il potenziale dell’intelligenza artificiale nel migliorare progettazione, gestione dei dati e impatto sociale dei modelli circolari.

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