mercoledì, Novembre 5, 2025

La Commissione Ue ritira la direttiva Green Claims dopo l’alt del Ppe

La decisione arriva dopo una lettera molto dura in cui il Partito popolare europeo si scaglia contro il provvedimento. Scuderi (Verdi EuParl): "Daremo battaglia"

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Redazione EconomiaCircolare.com

L’esito del trilogo era atteso ormai da mesi. E il Consiglio europeo Ambiente del 23 giugno si annunciava come il momento decisivo per arrivare a un testo condiviso sulla direttiva Green Claims (GCD), che affiancandosi a quella già approvata sul greenwashing – la cosiddetta “Empowering consumers” – dovrebbe normare la modalità di “verifica e validazione” delle dichiarazioni ambientali utilizzate dalle imprese. Nelle scorse ore, però, la Commissione Europea ha annunciato di voler ritirare la GCD dopo che nei giorni scorsi era apparsa sulla scena una lettera – resa nota dal magazine Euractive – in cui il Partito popolare europeo si scaglia contro il provvedimento già sottoposto al vaglio dell’EuroCamera e poi del Consiglio europeo, con diverse proposte di ridimensionamento già emerse in quest’ultimo passaggio.

La lettera è firmata dalle due relatrici ombra del Ppe che chiedono di sospendere l’iter legislativo della direttiva alla Commissaria Ue all’Ambiente Jessika Roswall, esponente dei moderati svedesi. “Con l’avvicinarsi del trilogo conclusivo e il delinearsi più chiaro dell’accordo finale, è posizione attentamente valutata del Gruppo PPE che non sosterremo alcun esito del trilogo” recita la missiva, che nelle premesse elogia il portato della direttiva Empowering consumers, ma immediatamente dopo lancia l’allarme sulla Green Claims, che rischierebbe di “ostacolare indebitamente la comunicazione sulla sostenibilità attraverso procedure eccessivamente complesse, onerose dal punto di vista amministrativo e costose”.

Nel mirino, in particolare, la necessità di ottenere prove scientifiche validate da terze parti su cui fondare le dichiarazioni ecologiche prima di immettere sul mercato un prodotto: “L’introduzione di un requisito di pre-approvazione per le dichiarazioni ambientali è un’idea fondamentalmente errata” scrivono le eurodeputate Arba Kokalari e Danuše Nerudová, correlatrici ombra delle due commissioni competenti, IMCO (mercato interno) ed ENVI (ambiente).

Il ciclo di negoziati previsto per il 23 giugno pare dunque irrimediabilmente compromesso, suscitando le proteste dei rappresentati dei Verdi all’Europarlamento, che denunciano la volontà dell’Esecutivo e dei conservatori di voler “staccare la spina alla tutela dei consumatori e del clima”. L’europarlamentare dei Verdi Benedetta Scuderi aggiunge: “La direzione doveva essere fin dall’inizio quella di una normativa complessiva e organica tra direttiva Green Claims e direttiva Greenwashing, quest’ultima già in vigore. Per noi l’obiettivo che non si deve perdere di vista è quello di semplificare, ma tutelando al tempo stesso i consumatori che ad oggi non sono tutelati. Ritirare questa direttiva al posto di lavorare in modo organico per migliorarla è una decisione sbagliata e dannosa. Anche su questo daremo battaglia”.

D’altro canto, nel dare l’annuncio del ritiro della direttiva durante il briefing giornaliero con la stampa, il portavoce dell’esecutivo Ue ha dichiarato di non poter fornire una motivazione o spiegazioni aggiuntive, ricordando che la Commissione ha sia diritto di iniziativa legislativa sia il potere di ritirare le sue proposte, anche se quest’ultima ipotesi si verifica molto di rado.

Prosegue dunque la riscrittura (e l’alleggerimento, in questo caso più vistoso), dei pilastri del Green Deal con l’assunto – da dimostrare  – che le regole soffochino la competitività.   

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Il ruolo dell’Italia nel ritiro della direttiva Green Claims

Secondo un’indiscrezione di Politico, un portale sempre ben informato sui retroscena delle istituzioni europee, gli Stati dell’UE hanno abbandonato il tavolo di confronto sul testo anti-greenwashing dopo l’annuncio da parte dell’Italia di volersi ritirare. Politico sostiene di aver visionato il testo col quale l’Italia ha abbandonato le trattative lo scorso fine settimana. “Siamo stati incaricati di comunicarvi che l’Italia non sostiene l’adozione della proposta e ne sostiene il ritiro da parte della Commissione”, avrebbe detto un funzionario del governo alla presidenza polacca del Consiglio dell’Unione Europea. 

Un pericoloso precedente”: la reazione del Parlamento UE

Le reazioni all’annuncio della Commissione non sono mancate. A partire dal Parlamento europeo che si è espresso in maniera netta, per bocca di Anna Cavazzini (Verdi/ALE, DE), presidente della commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori, e Antonio Decaro (S&D, IT), presidente della commissione per l’ambiente, il clima e la sicurezza alimentare.

“Questo modus operandi – hanno detto – potrebbe costituire un pericoloso precedente per il processo legislativo e le procedure istituzionali, portando a un confronto inutile e evitabile tra i colegislatori. Non riteniamo che sia giusto privare il Parlamento dell’opportunità di finalizzare i negoziati su una direttiva dopo due anni di processo legislativo e innumerevoli ore di lavoro. Ci viene quindi impedito di discutere e, si spera, concordare un’importante direttiva che serve a costruire la consapevolezza ambientale e la fiducia dei consumatori rendendo le indicazioni di marketing ambientale più affidabili e verificabili. Inoltre combattere il greenwashing creerebbe condizioni di gioco più equo per le aziende che già funzionano in modo sostenibile. In qualità di presidenti delle commissioni competenti al Parlamento europeo, siamo pronti a proseguire i negoziati il più presto possibile riprendendo il dialogo istituzionale”.

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