Il trilogo tra i colegislatori europei porta a casa un compromesso condiviso sul Regolamento imballaggi (Packaging and Packaging Waste Regulation – PPWR): la sera di lunedì 4 marzo, le delegazioni di Parlamento e Consiglio UE hanno raggiunto un accordo provvisorio su nuove e più stringenti regole “per ridurre, riutilizzare e riciclare gli imballaggi, aumentare la sicurezza e promuovere l’economia circolare”.
Le nuove misure, spiegano le due istituzioni, “mirano a rendere più sicuri e sostenibili gli imballaggi utilizzati nell’UE, imponendo che tutti gli imballaggi siano riciclabili, riducendo al minimo la presenza di sostanze nocive, riducendo gli imballaggi non necessari, incrementando l’utilizzo di contenuti riciclati e migliorando la raccolta e il riciclaggio”.
In linea con la gerarchia dei rifiuti, la proposta mira a ridurre significativamente la produzione di rifiuti di imballaggio fissando obiettivi vincolanti di riutilizzo, limitando alcuni tipi di imballaggi monouso e imponendo agli operatori economici di ridurre al minimo gli imballaggi utilizzati.
L’accordo provvisorio sarà ora sottoposto, probabilmente la settimana prossima, al Comitato dei rappresentanti permanenti (Coreper) e alla commissione Ambiente del Parlamento Ue per l’approvazione. Se approvato, dopo la revisione da parte dei giuristi-linguisti, il testo dovrà essere formalmente adottato da entrambe le istituzioni prima di poter essere pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’UE ed entrare in vigore.
Il regolamento sarà applicato a partire da 18 mesi dopo la data di entrata in vigore. Entro 8 anni dalla data di applicazione, la Commissione dovrà poi effettuare una valutazione della nuova normativa e del suo contributo al funzionamento del mercato interno e al miglioramento della sostenibilità ambientale degli imballaggi (inclusa una parte sull’impatto del regolamento sul sistema agroalimentare e sui rifiuti alimentari).
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Le misure previste dall’accordo sul regolamento imballaggi
Vediamo più da vicino cosa prevede l’accordo, almeno stando alle notizie diffuse ad oggi.
Obiettivi di riduzione dei rifiuti. L’accordo stabilisce obiettivi di riduzione degli imballaggi: 5% rispetto al 2018 entro il 2030, 10% entro il 2035 e 15% entro il 2040. Si richiede ai Paesi dell’UE di ridurre, in particolare, la quantità di rifiuti di imballaggio in plastica;
I monouso messi al bando. A partire dal 1° gennaio 2030 saranno vietati alcuni formati di imballaggi monouso in plastica, come gli imballaggi per frutta e verdura fresca non trasformata (sotto 1,5 chilogrammi, ma si salvano gli imballaggi in carta e in materiale misto carta-plastica), gli imballaggi per alimenti e bevande riempiti e consumati in bar e ristoranti, le porzioni individuali (ad esempio per condimenti, salse, creme, zucchero), gli imballaggi in miniatura per prodotti da toilette (i kit di cortesia negli hotel) e le pellicole termoretraibili per proteggere le valigie usate negli aeroporti.
Numerose le esenzioni previste, ad esempio “nel caso in cui l’imballaggio sia necessario per evitare perdite d’acqua o perdita di turgore, o contro rischi microbiologici, shock fisici o ossidazione; per evitare l’inverdimento della frutta e della verdura e per soddisfare i requisiti del regolamento Ue sulla certificazione o sull’etichettatura con un riferimento alla qualità e alla autenticità delle Denominazioni d’origine protetta (Dop) e le Indicazioni geografiche protette (Igp)”;
Buste di plastica. Gli Stati membri dovranno adottare misure per ottenere entro il 31 dicembre 2025 una riduzione duratura del consumo di sacchetti di plastica leggeri sul loro territorio (non superiore a 40 per persona o l’equivalente in peso). Previsto anche il divieto di utilizzare sacchetti di plastica molto leggeri (inferiori a 15 micron, ad esempio quelli offerti nei mercati per la spesa sfusa), a meno che non siano necessari per motivi igienici o siano forniti come imballaggio primario per alimenti sfusi o per aiutare a prevenire lo spreco di cibo.
PFAS e altre sostanze nocive. Per prevenire effetti negativi sulla salute, vengono introdotti limiti all’uso di diverse sostanze chimiche nocive negli imballaggi a contatto con gli alimenti. La somma dei livelli di concentrazione di piombo, cadmio, mercurio e cromo esavalente derivanti da sostanze presenti negli imballaggi o nei componenti di imballaggio, ad esempio, non dovrà superare i 100 mg/kg. Diversi (da 25 parti per miliardo a 50 a seconda della sostanza e della misurazione) i limiti stabiliti per le delle cosiddette “sostanze chimiche per sempre” (sostanze alchiliche per- e polifluorurate o PFAS).
Obiettivi di riuso. Il testo fissa nuovi obiettivi vincolanti di riutilizzo per il 2030 e obiettivi indicativi per il 2040. I target variano a seconda del tipo di imballaggio, che si tratti di bevande alcoliche e non alcoliche (dovrà essere riutilizzabile almeno il 10% degli imballaggi entro il 2030. Sono esclusi però vino e vini aromatizzati, liquori, latte e altre bevande altamente deperibili) o di imballaggi secondari per il trasporto e la vendita (esclusi gli imballaggi utilizzati per merci pericolose o attrezzature di grandi dimensioni e gli imballaggi flessibili a diretto contatto con gli alimenti) e imballaggi raggruppati.
Gli imballaggi in cartone sono generalmente esenti da questo requisiti. Espunti, rispetto al testo originario della Commissione, gli obiettivi vincolanti di riuso per gli imballaggi da asporto: il testo di compromesso recita infatti che “entro il 2030, le attività di take-away dovranno sforzarsi di offrire il 10% dei prodotti in formati di imballaggio adatti al riutilizzo” (virgolettato nostro, ndr).
Gli Stati membri possono concedere una deroga di cinque anni a questi requisiti a determinate condizioni:
- La deroga sarà valida per gli Stati che superano di 5 punti percentuali gli obiettivi di riciclaggio da raggiungere entro il 2025 e “si prevede che supereranno di 5 punti percentuali gli obiettivi di riciclaggio del 2030”;
- Deroga anche per lo Stato membro che “è sulla buona strada per raggiungere i suoi obiettivi di prevenzione dei rifiuti”;
- Deroga anche per gli operatori che adottano un piano aziendale di prevenzione e riciclaggio dei rifiuti “che contribuisce al raggiungimento degli obiettivi di prevenzione e riciclaggio dei rifiuti stabiliti dalla normativa”.
Dalle norme sul riuso sono esentate le microimprese. Viene poi introdotta la possibilità per gli operatori economici di formare pool di cinque distributori finali per raggiungere gli obiettivi di riutilizzo delle bevande;
Promozione del riuso. Gli Stati membri dovranno adottare misure per incoraggiare la creazione di sistemi per il riutilizzo degli imballaggi con incentivi sufficienti per la restituzione e sistemi per il riempimento in modo ecologico.
Contenitori da casa. Sempre nella vendita di cibo e bevande da asporto, dovrà essere garantita ai consumatori, dal 2030, la possibilità di servirsi di propri contenitori;
Acqua di rubinetto al ristorante. Gli Stati membri dovranno incentivare i ristoranti, le mense, i bar, le caffetterie e i servizi di catering a servire l’acqua del rubinetto (se disponibile, gratuitamente o con un basso costo di servizio) in contenitori riutilizzabili o ricaricabili;
Regole per il riuso. L’accordo raggiunto nel trilogo prevede requisiti da garantire affinché un imballaggio possa essere considerato riutilizzabile. Ad esempio, per essere considerato riutilizzabile un imballaggio dovrà essere stato concepito, progettato e immesso sul mercato con l’obiettivo di essere riutilizzato più volte e per compiere il maggior numero possibile di rotazioni e, ovviamente, soddisfare i requisiti di salute, sicurezza e igiene per i consumatori;
Packaging riciclabile. I negoziatori hanno concordato che tutti gli imballaggi devono essere riciclabili, rispettando criteri rigorosi da definire attraverso la legislazione secondaria. Sono previste alcune esenzioni per legno leggero, sughero, tessuti, gomma, ceramica, porcellana o cera;
Contenuto minimo riciclato di plastica. Per favorire il mercato delle plastica seconda vita, per qualsiasi parte in plastica dell’imballaggio vengono fissati obietti minimi di contenuto riciclato. Per gli imballaggi sensibili al contatto in Pet, ad esempio (ad eccezione delle bottiglie per bevande monouso) l’obiettivo minimo è del 30% per il 2030 e del 50% per il 2040; per le bottiglie di plastica per bevande è del 30% entro il 2030 e del 65% entro il 2040; per gli altri imballaggi in plastica 35% entro il 2030 e 65% entro il 2040. Sono esentati gli imballaggi in cui la plastica rappresenti meno del 5% del peso totale;
Riciclaggio di alta qualità. È stato raggiunto anche l’accordo sulla definizione di riciclaggio di alta qualità: “Qualsiasi processo di riciclaggio che produce materiali riciclati di qualità equivalente a quella dei materiali originali, in base alle caratteristiche tecniche conservate, e che viene utilizzato come sostituto delle materie prime primarie per l’imballaggio”;
Divieto di incenerimento per gli imballaggi riciclabili. Coniglio e Parlamento hanno concordato di vietare l’incenerimento e lo smaltimento in discarica degli imballaggi riciclabili (ad eccezione dei rifiuti derivanti da successive operazioni di trattamento dei rifiuti di imballaggio raccolti separatamente e per i quali il riciclaggio non è fattibile o non offre i migliori risultati ambientali);
Obiettivi di raccolta differenziata per bottiglie e lattine. Il 90% dei contenitori per bevande monouso in plastica e metallo (fino a tre litri) dovrà essere raccolto separatamente entro il 2029. Per raggiungere questo obiettivo, gli Stati sono tenuti a istituire sistemi di deposito su cauzione (DRS) per questi formati di imballaggio.
I colegislatori hanno concordato di aggiungere un’esenzione dall’obbligo di introdurre il deposito su cauzione per gli Stati membri che raggiungono un tasso di raccolta differenziata superiore all’80% nel 2026 e che presentano un piano di attuazione e una strategia per raggiungere l’obiettivo generale del 90%;
Ottimizzazione degli Imballaggi. Le nuove norme stabiliscono una percentuale massima di spazio vuoto del 50% negli imballaggi raggruppati, per il trasporto e per il commercio elettronico, e richiedendo ai produttori e agli importatori di garantire che il peso e il volume degli imballaggi siano ridotti al minimo;
Nuove etichette. Novità sulla etichette, in aggiunta alle norme già esistenti sull’etichettatura degli imballaggi. Obiettivo: indicare, ad esempio, informazioni sulla loro composizione materiale, per facilitare la raccolta differenziata (24 mesi dopo l’entrata in vigore o 36 mesi dopo l’atto delegato corrispondente); oppure indicare le informazioni sulla riutilizzabilità degli imballaggi sul contenuto riciclato o informazioni armonizzate per la raccolta differenziata.
Oltre alle normali etichette potrà essere usato un QR code o altri tipi di etichette digitali;
Bioplastiche. Entro 3 anni dalla data di entrata in vigore del regolamento la Commissione dovrà riesaminare lo stato dello sviluppo tecnologico e delle prestazioni ambientali degli imballaggi in bioplastica. Se del caso, e sulla base di questa revisione, la Commissione dovrà presentare una proposta legislativa per: stabilire i requisiti di sostenibilità per le materie prime a base biologica negli imballaggi in plastica; stabilire obiettivi per aumentarne l’uso negli imballaggi in plastica; introdurre la possibilità di raggiungere in questo modo gli obiettivi di contenuto minimo di materiale riciclato.
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Le reazioni
Raccogliamo qui di seguito una serie di reazioni all’accordo raggiunto lunedì sera che ci sembrano particolarmente rilevanti.
Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica: “Come Italia siamo riusciti ad attenuare l’obbligo di ricorrere al riuso quando non sussistono delle vere motivazioni ambientali, ma confermando un approccio ambizioso nella riduzione dei rifiuti da imballaggio che riteniamo debba essere flessibile, valorizzando maggiormente le esperienze nazionali. C’è ancora da lavorare sui divieti per alcuni imballaggi monouso, la loro portata è stata tuttavia ridotta e circoscritta alla plastica. Il negoziato è ancora in corso, in attesa del testo definitivo, il governo italiano continua a portare avanti con forza la posizione del sistema Paese”.
Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy: “Il nuovo accordo tra Consiglio Ue e Parlamento Europeo sul regolamento sugli imballaggi è un passo nella giusta direzione, che accoglie una serie di indicazioni italiane e che rimuove delle criticità inizialmente presenti nella posizione della Commissione Europea. L’impianto iniziale del regolamento sarebbe stato penalizzante, non solo per l’industria italiana del packaging, ma anche per molte filiere produttive, dall’agroalimentare alla farmaceutica. C’è ancora da lavorare nel negoziato”.
Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste: ‘La riduzione dal 90 all’80% della differenziata e i target ridotti al 2025 dimostrano che il negoziato di ieri tra le Istituzioni europee sul regolamento imballaggi comincia ad accogliere alcune delle richieste del Governo Meloni. Tuttavia, resta per noi inaccettabile il divieto per alcuni imballaggi monouso, come quello per frutta e verdura fresca sotto 1,5 kg”.
Vannia Gava, viceministro all’Ambiente e sicurezza energetica: “L’esito del Trilogo sul regolamento imballaggi, che viene incontro su alcuni punti alle posizioni dell’Italia, conferma la bontà delle nostre proposte per tutelare ambiente e imprese. Parziale soddisfazione per la deroga orizzontale agli obblighi di riuso e alle restrizioni che sono state circoscritte. È chiaro che non è abbastanza e serve ancora un surplus di riflessione”.
Massimiliano Salini, europarlamentare di Forza Italia (Ppe) e relatore del regolamento imballaggi per il Partito popolare: “La vittoria del Ppe dello scorso novembre in Parlamento fa breccia nell’accordo finale. Dopo la sconfitta in Consiglio, l’Italia è salva. Siamo riusciti a disinnescare una bomba regolamentare che avrebbe messo in ginocchio le attività produttive italiane in relazione al regolamento europeo sugli imballaggi “.
Silvia Sardone, europarlamentare della Lega (Id) e relatrice ombra del provvedimento: L’accordo uscito dal negoziato sul regolamento imballaggi ha alcuni aspetti positivi, ma complessivamente evidenzia che il pericolo delle follie green prodotte da Commissione e maggioranza rosso-verde è sempre dietro l’angolo. Bene che il sistema Italia venga in parte salvaguardato in particolare con la deroga Paese rinnovabile ogni 5 anni al raggiungimento di determinati target. Positivi anche esenzioni per vino, vini aromatizzati, latte e bevande escluse dagli obiettivi di riuso. Rimangono forti perplessità sui limiti previsti dal 2030 con il divieto di imballaggi in plastica monouso per frutta e verdura, per alimenti, bevande e condimenti. In generale, ci troviamo di fronte a un groviglio di disposizioni che mettono in difficoltà il settore del packaging e in prospettiva il sistema italiano sul riciclo e sull’economia circolare, su cui siamo eccellenza a livello mondiale”.
Maria Angela Danzì, europarlamentare del Movimento 5 Stelle. “L’accordo europeo sul regolamento degli imballaggi è un compromesso con luci e ombre. In particolare, siamo soddisfatti che sia stato reintrodotto il divieto di monouso di alcuni formati di imballaggi, questo obbligherà il settore produttivo a essere più efficiente e sostenibile. Meno positivo il fatto che i target di riuso al 2040 presentino delle eccezioni che non le rendono vincolanti. L’obiettivo finale del regolamento viene comunque confermato: si punta dunque a ridurre la quantità degli imballaggi immessi nel mercato salvaguardando le micro-imprese come avevamo chiesto noi. In generale, rispetto alla prima posizione negoziale del Parlamento europeo dove le lobby della plastica e del fast food erano riuscite nel loro intento di condizionare la democrazia europea, con il trilogo abbiamo fatto passi avanti. Adesso analizzeremo il testo finale per capire se le eccezioni previste all’obbligo di riuso e refill siano un escamotage per rinviare sine die quella rivoluzione nei processi produttivi che avrebbero generato tanti risparmi per i cittadini e benefici per l’ambiente”.
Philippe Binard, delegato generale di Freshfel Europe (forum per la filiera di frutta e verdura fresca in Europa): “Non vediamo un motivo per vietare gli imballaggi per frutta e verdura, in particolare non quelli in plastica. Non c’è alcuna valutazione d’impatto. Se [il Parlamento e il Consiglio] giungeranno a un accordo, ci saranno sicuramente cause legali per contestare la proposta”.
Rethink plastic alliance. La coalizione di ONG afferma che nonostante le pressioni senza precedenti e le lobby negative, le istituzioni dell’UE hanno infine concordato una serie di regole per prevenire la produzione di rifiuti di imballaggio, promuovere i sistemi di riutilizzo e ridurre la nostra dipendenza dagli imballaggi monouso. Si rammarica che la proposta iniziale della Commissione europea sia stata annacquata da una pletora di esenzioni e deroghe adottate sotto la pressione delle lobby dell’usa e getta. È particolarmente deludente che l’ambito di applicazione delle restrizioni per gli imballaggi inutili sia limitato solo alla plastica monouso e non a tutti i formati monouso come previsto nella proposta originale (compresi gli imballaggi monouso in carta). È inoltre deplorevole che gli imballaggi in cartone siano esclusi dagli obiettivi di riutilizzo per i trasporti. Queste lacune sono il risultato di pressioni senza precedenti da parte delle lobby della carta monouso e rischiano di compromettere l’efficacia del regolamento, portando a un aumento del consumo di imballaggi in carta, perpetuando così pratiche di spreco ed esercitando una pressione insostenibile sulle foreste.
Marco Musso, Senior Policy Officer per l’economia circolare allo European Environmental Bureau: “Le istituzioni dell’UE hanno concordato sull’urgente necessità di abbattere i rifiuti di imballaggio, ridurre la nostra dipendenza dalle soluzioni usa e getta e promuovere i sistemi di riutilizzo”. Uno dei fascicoli più sollecitati dalle lobby è sopravvissuto alle tattiche ingannevoli dei sostenitori dell’usa e getta. Ora avremo obiettivi vincolanti di riduzione dei rifiuti di imballaggio che tracceranno un percorso chiaro per il settore. Nonostante alcune deplorevoli battute d’arresto e deroghe ingiustificate, questo compromesso offre all’UE e ai suoi Stati membri la possibilità di fermare la crisi dei rifiuti di imballaggio”.
Zero Waste Europe (ZWE). Secondo ZWE, “l’ultima tornata di colloqui sul regolamento sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio (PPWR), che ha visto buoni passi avanti per affrontare la crisi dei rifiuti di imballaggio in Europa, nonostante alcune evidenti perdite”. Tuttavia, Zero Waste Europe ha espresso la sua “profonda preoccupazione per alcune preoccupanti esenzioni a vantaggio delle applicazioni di imballaggio a base di carta e composito. Ad esempio, l’esclusione degli imballaggi in carta dalle misure di restrizione del mercato e l’esenzione degli imballaggi in cartone dagli obiettivi di riutilizzo. Inoltre, la completa eliminazione degli obiettivi di riutilizzo per il settore del take away è un’altra vittoria per i lobbisti dell’industria cartaria, poiché questo settore si è ampiamente spostato verso gli imballaggi monouso a base di carta, soprattutto dopo l’adozione della direttiva sulle plastiche monouso”. ZWE esprime perplessità anche sul divieto di incenerimento degli imballaggi riciclabili: “L’’interpretazione di questo accordo non è chiara: non è chiaro se il divieto riguardi solo i rifiuti di imballaggio raccolti separatamente o comprenda tutti i rifiuti di imballaggio, compresi quelli non raccolti separatamente”.
Sergio Baffoni Senior Paper Packaging Campaigner di Environmental Paper Network’s:”McDonalds’ e l’industria degli imballaggi in carta sono riusciti a distorcere e svuotare un regolamento nato per ridurre gli imballaggi monouso, che ora viene promosso, a costo delle foreste e del clima globale. I lobbisti ora festeggiano, ma i consumatori continueranno a essere sommersi da quantità crescenti di rifiuti nelle loro case – solo che questa volta fatti di carta”.
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