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venerdì, Dicembre 20, 2024

Bioplastiche, materiali isolanti e tessuti a base di alghe: l’economia circolare vien dal mare

Le alghe sono numerosissime sul Pianeta, sono di tantissimi tipi e crescono praticamente ovunque ci sia acqua, dolce o salata. Già da tempo l’uomo conosce una serie di proprietà delle alghe e le utilizza in diversi ambiti. Indaghiamo i tanti usi che se ne possono fare nell’ottica dell’economia circolare

Letizia Palmisano
Letizia Palmisanohttps://www.letiziapalmisano.it/
Giornalista ambientale 2.0, spazia dal giornalismo alla consulenza nella comunicazione social. Vincitrice nel 2018 ai Macchianera Internet Awards del Premio Speciale ENEL per l'impegno nella divulgazione dei temi legati all’economia circolare. Co-ideatrice, con Pressplay e Triboo-GreenStyle del premio Top Green Influencer. Co-fondatrice della FIMA, è nel comitato del Green Drop Award, premio collaterale della Mostra del cinema di Venezia. Moderatrice e speaker in molteplici eventi, svolge, inoltre, attività di formazione sulle materie legate al web 2.0 e sulla comunicazione ambientale.

Le alghe abbondano, sono di tantissimi tipi e crescono praticamente ovunque ci sia acqua, dolce o salata. Possono essere una materia prima circolare? In quali casi? Esistono sperimentazioni in corso? Sono già utilizzate? Per rispondere a queste e ad altre domande sul binomio “alghe-economia circolare” abbiamo realizzato questo approfondimento.

Cosa sono le alghe e come vengono già utilizzate oggi

Le alghe sono vegetali che vivono in ambienti acquatici e ne esistono un’infinità di varietà. Si possono, ad esempio, distinguere per dimensione – con le microscopiche che vanno a costituire il fitoplancton che galleggia a pelo d’acqua ed è alla base dell’alimentazione di numerose specie acquatiche – per forma e per colore. Alcune vivono in ambienti salati mentre altre si sviluppano in fiumi e laghi. Delle tipologie sono unicellulari, altre pluricellulari e più grandi potendo addirittura raggiungere una estensione di diversi metri.

Forse non tutti sanno che, essendo vegetali, svolgono anch’esse la fotosintesi per nutrirsi e in questo modo liberano ossigeno facendo respirare mari, oceani, fiumi e laghi.

Già da tempo l’uomo conosce una serie di proprietà di tali organismi e le utilizza in diversi ambiti: come alimento (a partire dalle diete orientali), come concime per fertilizzare i terreni grazie ai sali minerali che esse contengono, nel settore cosmetico e anche in quello farmaceutico con l’Agar utilizzato, ad esempio, per realizzare le capsule dei medicinali. In molti altri settori sono in corso diversi studi finalizzati a comprendere come sfruttare appieno questo straordinario elemento vegetale.

Perché puntare sulle alghe come materie prime per l’economia circolare

Gli studi attualmente condotti hanno ad oggetto in particolare tipologie di alghe marine che, a differenza dei parenti vegetali terrestri, non richiedono acqua dolce, né un terreno. Inoltre non hanno bisogno di fertilizzanti e crescono velocemente. Ricordiamo poi che assorbono CO2 e liberano ossigeno. Peraltro sono colture non concorrenziali con quelle alimentari.

Leggi anche: Altro che rifiuti! Esempi di economia circolare con gli scarti delle arance

Alghe per produrre biocarburanti sostenibili

Al fine di ridurre le emissioni climalteranti nel settore trasporti, da qualche anno l’Europa richiede che una percentuale dei carburanti per autotrazione sia costituita da biocarburanti realizzati da materie prime agricole. Purtroppo, però, la loro origine non è di per sé sinonimo di sostenibilità sia economica che ambientale. Se, da un lato, i biofuels riducono l’inquinamento atmosferico durante l’utilizzo del mezzo, le colture da cui originano spesso sono gestite a livello intensivo su suoli che hanno subito cambiamenti d’uso, danneggiando la biodiversità delle aree di coltura. Tra le alternative in studio oggi vi sono quelle relative a biocarburanti prodotti utilizzando alghe marine. La sfida è quella di riuscire a riprodurre alghe in maniera sostenibile per ricavare un biocarburante efficace. La strada intrapresa potrebbe essere quella giusta. Ad esempio, tra i diversi progetti oggi portati avanti, si può citare MacroFuels, finanziato dalla UE, che, nel corso della sperimentazione, è riuscito ad alimentare un’automobile grazie ad un carburante a base di alghe marine. La velocità raggiunta? Ottanta chilometri orari. Secondo quanto riportato dal dottor Jaap van Hal, ricercatore del progetto, i risultati potrebbero essere promettenti non solo per il comparto automobilistico, ma anche per quello della navigazione e dell’aviazione.

Bioplastica a base di alghe

Sostituire le plastiche monouso non è facile, ma le alternative di certo non mancano. Da un lato vi è un grande lavoro di riduzione dei prodotti usa e getta, dall’altro lo studio per realizzare materiali – come le bioplastiche contenenti materie prime vegetali – da fonti rinnovabili continua a proporre possibili soluzioni. A fare la propria parte, potremmo dire, oggi ci sono anche le alghe. La biomassa delle alghe consta di polimeri che sono a base di proteine e carboidrati e possono prestarsi ad essere utilizzati per produrre bioplastiche, rappresentando un’alternativa davvero fattibile alla plastica monouso, come sottolineato anche da una recente pubblicazione scientifica.

Tra i progetti attualmente condotti a tal scopo c’è SEABIOPLAS (Seaweeds from sustainable aquaculture as feedstock for biodegradable bioplastics), finanziato dall’UE con lo scopo di introdurre le alghe come materie prime per le plastiche biodegradabili – ma anche come alimenti sostenibili per mangimi per pesci e bovini – e riuscendo a sintetizzare il PLA, l’acido polilattico.

La designer cilena Margarita Talep ha poi messo a punto una bioplastica molto versatile, a base di agar-agar, pensata per sostituire i packaging di cibi secchi come pasta e biscotti. La confezione, garantisce la creatrice, è biodegradabile addirittura in due o tre mesi in natura (!), ma ricordiamo che il corretto iter rimane quello del conferimento agli impianti di compostaggio.

Anche la Startup londinese Notpla ha messo a punto packaging realizzati da alghe coltivate nel nord della Francia che – dicono – potrebbero essere messi in commercio in tempi brevi. Dall’Università del Sussex arriva poi la pellicola da imballaggi compostabili ricavata utilizzando anche alghe rosse.

Leggi anche: Che cos’è la bioeconomia e perché ci aiuterà a fare a meno dei combustibili fossili

Alghe per fare vestiti

Vi abbiamo raccontato come la moda sia sempre più alla ricerca di tessuti naturali. Oltre a fibre di ortica, banana e caffè, vanno annoverati anche i tessuti ricavati dalla lavorazione di alghe. Il designer italiano Alberto Zanrè, da anni, riesce a realizzare una linea di moda impiegando la fibra Seacell che, per il 25%, è composta dall’Ascophillym Nosodum, un’alga bruna del nord Europa. Il risultato è un filato morbido e resistente, lavabile ad alte temperature. Un altro progetto da non perdere è Algaeing, nato per trattare e colorare i tessuti grazie all’impiego delle alghe. Un esempio del lavoro? Il colorante naturale Algadye 3.0 che consente una tintura naturale a base di alghe 100% adattabile a ogni tipo di tessuto e biodegradabile!

Alghe per isolanti in edilizia

Un altro settore che ha bisogno di essere ridisegnato in chiave circolare è quello dell’edilizia. Per questo non potevamo non concludere lo speciale parlando di un’applicazione molto particolare delle alghe.

Dal lavoro del professor Marco Caniato, ricercatore e docente della Facoltà di Scienze e Tecnologie della Libera Università di Bolzano, in collaborazione con l’università di Trieste, è stato messo a punto un materiale isolante espanso per l’edilizia che utilizza scarti plastici eterogenei (potendo anche impiegare le microplastiche recuperate dal marine litter) ed un biopolimero estratto dall’alga agar-agar, scelto per le sue proprietà gelificanti naturali. Il materiale prodotto può essere adoperato come isolante termoacustico in sostituzione, ad esempio, della lana di roccia o delle schiume poliuretaniche.

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