Sull’igiene intima femminile sono tante le cose da sapere e ancor di più i miti da sfatare. Quanti e quali rifiuti si producono? Perché è importante saperlo? E come possiamo ridurli?
Per mettere a dieta la pattumiera di qualsiasi casa, è importante sapere cosa vi è solitamente dentro. A darci indicazioni utili vi è il rapporto annuale Rifiuti Urbani dell’Ispra.
In base al report 2020 sappiamo così che il 4,5% (3,6% nel 2019) dei rifiuti urbani è costituito da pannolini e assorbenti.
Una percentuale enorme specie se si pensa che solitamente sono destinati a finire in discarica. Esistono delle alternative circolari per tamponi ed assorbenti femminili? Assolutamente sì! Vediamo quali assieme.
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Quanti assorbenti e tamponi si utilizzano?
Ad oggi non esistono studi su quanti tamponi o assorbenti siano utilizzati in media né da una singola donna né a livello globale. Ma proviamo ad ipotizzare qualche numero tenendo conto che i giorni di ciclo possono variare, come anche la frequenza dello stesso (la “regola” dice ogni 28 giorni, che terremo come media nell’esempio, ma le donne sanno bene che in molte hanno cicli con cadenze assolutamente diverse).
Ipotizziamo che il ciclo arrivi a 12 anni e che perduri fino alla menopausa (che generalmente può variare tra i 45 e i 55 anni). L’arco temporale è quindi di 38 anni, in ognuno dei quali si stimano 13 cicli (365 giorni diviso 28): 38 moltiplicato 13 fa 494 cicli in una vita ai quali vanno tolti periodi di gravidanza e allattamento. Stimiamo quindi per una donna circa 450 ciclia (come riportato anche dall’Università di Pavia).
Quanti assorbenti vengono utilizzati? Dipende da molteplici fattori ad iniziare dalla durata e dal flusso (o anche dal fatto che alcune donne preferiscano mettere in ogni caso un salvaslip). Ipotizzando una media di 10 per ciclo, saremmo di fronte a 4500 assorbenti o tamponi l’anno (ma alcune ricerche parlano anche di 12mila).
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La Tampon tax “green”
Non chiamatela “tampon tax” dicono in molti. Questo perché la misura che ha previsto la riduzione dell’iva dal 22 al 5%, valida dal 1 gennaio 2020, riguarda solo soluzioni ecofriendly.
Infatti – nonostante alcune proposte di legge per estendere la misura – lo sconto per ciò che concerne l’imposta sul valore aggiunto si applica soltanto agli assorbenti e ai tamponi compostabili, a quelli lavabili e alle coppette mestruali. Tali alternative rimangono una nicchia e probabilmente l’obiettivo della normativa è quello di incentivarli, per ridurre l’impatto ambientale degli assorbenti.
Assorbenti e tamponi compostabili
Esistono da anni ma son diventati celebri dopo la previsione della Tampon Tax. Gli assorbenti e i tamponi compostabili sono quei prodotti di igiene intima che ottengono la certificazione di compostabilità.
Un esempio sono i Vivicot che sul loro portale dichiarano come gli assorbenti della linea bio siano in puro cotone biologico certificato, compostabili, completamente Plastic Free, con certificazione conforme alla normativa EN13432.
Essa indica che il prodotto può essere inviato ad un impianto di compostaggio industriale, insieme ai rifiuti organici. Nel concreto, la raccolta e il conferimento con la cosiddetta frazione umida dipende da Comune a Comune (anche in relazione al tipo di raccolta e all’impianto in cui verrebbero conferiti). Vi invitiamo quindi a controllare il regolamento di raccolta del vostro comune di residenza.
Il fatto di essere composto, poi, di materiali che – opportunamente trattati – siano degradabili, non vuol dire che possano essere gettati nel wc o nella compostiera domestica. Quindi occhio perché più ecosostenibile non vuol dire senza regole.
Coppetta mestruale
Valida alternativa ad assorbenti e tamponi compostabili è la coppetta mestruale. Chi l’ha provata spesso non riesce più ad indossare altro. Sono sempre più numerose le donne che la utilizzano con regolarità o che l’hanno provata almeno una volta. Si tratta di una soluzione non solo sostenibile ma che punta anche al risparmio economico dato che è un prodotto lavabile e riutilizzabile.
Dalla sua forma a coppetta si intuisce anche la sua funzione che non è quella di assorbire, ma di raccogliere e contenere il flusso mestruale. Sono generalmente realizzate in silicone, gomma o lattice medicale, e sono disponibili in taglie e durezza differenti, in modo da poter dare la possibilità di scegliere quella più adatta al proprio corpo.
Dalla taglia scelta e dall’intensità di flusso dipende il tempo massimo di utilizzo che può variare dalle 8 alle 12 ore, dopodiché sarà necessario svuotarla, lavarla e poi sarà possibile utilizzarla nuovamente. Una scelta, quella della coppetta mestruale, che consente di mettere a dieta la pattumiera e di contribuire a una riduzione delle emissioni di CO2 legate alla produzione e allo smaltimento degli assorbenti.
Assorbenti lavabili
Gli assorbenti lavabili sono simili per forma e modalità di utilizzo a quelli usa e getta e si differenziano, rispetto a quest’ultimi, per il materiale con cui vengono realizzati e per il fatto di essere riutilizzabili. Numerose le tipologie che si trovano in commercio per lo più realizzate in cotone biologico e certificato, in fibra di bambù, pile o microfibra e che solitamente sono rinforzate con uno strato di poliuretano laminato (PUL) per rendere il tessuto impermeabile.
Il fatto di essere lavabili e quindi riutilizzabili ne fanno un prodotto amico dell’ambiente a cui si aggiunge anche un non trascurabile risparmio economico visto che di media (se ben tenuti) questi assorbenti possono durare anche 4/5 anni.
Qui anche il fai da te può venire in soccorso visto che possono essere prodotti anche artigianalmente per avere un modello che possa al meglio soddisfare le proprie esigenze.
Slip… da ciclo
Per dire addio agli assorbenti monouso la novità del momento è lo slip mestruale. Si tratta di lingerie lavabile e riutilizzabile con l’ulteriore caratteristica di svolgere anche una funzione assorbente. Esternamente si presenta come un classico slip la differenza è nella parte interna dove è presente uno strato assorbente. I period pants sono disponibili in vari modelli: slip a vita alta, classica mutandina e culottes, diversi anche i livelli di assorbenza in modo tale da poter soddisfare tutte le esigenze.
Il loro costo è maggiore rispetto a una mutandina tradizionale, ma potrà essere ammortizzato in breve tempo grazie al risparmio sull’acquisto dei prodotti usa e getta. Una scelta ecologica e sostenibile che punta anche al benessere della donna si tratta di biancheria prodotta con materiali ipoallergenici e traspiranti, generalmente cotone, e che garantisce un elevato comfort grazie anche al fatto di poter assorbire le perdite per circa 8 ore.
Come riciclare gli assorbenti tradizionali
Infine rispondiamo a una domanda frequente sulla possibilità di rendere circolari i prodotti cosiddetti tradizionali. Quel che forse pochi sanno è che dal punto di vista tecnico è possibile riciclare gli assorbenti tradizionale.
Grazie un brevetto italiano, la FaterSMART insieme a Contarina Spa, ha realizzato in provincia di Treviso il primo impianto industriale in grado di trattare assorbenti e pannolini sottraendoli alle discariche e agli inceneritori, potendo recuperare materie prime seconde come plastica, cellulosa e un polimero super assorbente.
Sebbene sia fondamentale ridurre in generale la produzione di ogni rifiuto, è innegabile che una rete di tali impianti sul territorio potrebbe portare il recupero di notevoli quantità di materie prime seconde.
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