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domenica, Dicembre 15, 2024

Perché l’arte di accroccare è una cosa seria e fa rima con economia circolare

Negli ultimi tempi l'espressione "l'arte di accroccare" è diventata di tendenza. Si tratta di qualcosa che in realtà viene da lontano, ha a che fare con il riuso e salva il Pianeta. Solo in Italia ogni anno buttiamo 600mila tonnellate di beni durevoli, che invece potrebbero tornare a nuova vita

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Redazione EconomiaCircolare.com

In questi giorni di insediamento del governo Meloni in cima alle classifiche degli hashtag più diffusi ce n’era uno strano che indicava “l’arte di accroccare”. Per capire di cosa stiamo parlando, però, dovete lasciare da parte il dizionario, che al massimo alla voce accroccare indica, nel senso figurato, “mettere insieme i pezzi di qualcosa in modo disordinato, alla meno peggio”.

Una definizione che però non rende bene l’idea. E resta sempre il dubbio: perché si parla addirittura di arte? Per capirlo basta fare un salto sull’omonimo gruppo Facebook che, al momento in cui scriviamo, conta più di 325mila iscritti. Potremmo sintetizzare l’arte di accroccare con la capacità di arrangiarsi, utilizzando quel che si ha a disposizione per trovare soluzioni creative a criticità e problemi o mancanze.

Dell’arte di accroccare ne ha parlato persino il noto programma tv Propaganda Live, mostrando alcune delle invenzioni più strane, che però vanno proprio nella direzione dei principi cardine dell’economia circolare, vale a dire il riciclo e il riuso. Dell’arte di accroccare, insomma, dovremmo essere maggiormente dotati tutti quanti.

Leggi anche: Usa la creatività, trasforma e ripara: ridare vita agli oggetti con l’upcycling

L’arte di accroccare è una cosa seria (e salva il Pianeta)

Secondo l’ultimo Rapporto nazionale sul Riutilizzo – scritto dall’Osservatorio del Riutilizzo di Occhio del Riciclone Italia ONLUS in partenariato con Labelab, società specializzata nei settori del ciclo dei rifiuti, dell’acqua e dell’energia, e Rete ONU, la Rete Nazionale degli Operatori dell’Usato – in Italia ogni anno ci sono 600mila tonnellate di beni durevoli che vengono conferiti nei rifiuti urbani in circolazione.

Un dato che fa ancora più spavento se si pensa che la società dell’usa e getta, del consumismo più sfrenato, ha pochi decenni di vita e però sembra radicatissima nelle persone. Non si tratta solo di cattivi abitudini da estirpare – “se qualcosa è rotto, perché aggiustarla?” si chiede sconsolato Woody Allen in uno dei suoi ultimi film – ma di recuperare in fondo tradizioni e usanze a noi vicine.

Prendendo anzi come una sfida la capacità di inventiva. Si rompe un ombrello? Perché non ascoltare i suggerimenti di Letizia Palmisano, che è capace di ricavare da un oggetto rotto un lampadario, un appendiabito, perfino un aquilone? Di soluzioni del genere ne trovate a migliaia nel gruppo FB “L’arte di accroccare”. La community d’altra parte è sempre pronta  a commentare e scambiarsi consigli.

Perché la solidarietà è contagiosa. E lo è anche l’economia circolare. In questi tempi di crisi energetica e crisi climatica, ben vengano le soluzioni fai-da-te che diminuiscono la nostra impronta ambientale. L’auspicio è che le volontà delle tante persone che portano in dote l’arte di accroccare venga recepita dalle istituzioni, che possono mettere in campo incentivi e politiche sistemiche, e dalle imprese, attraverso una riduzione della produzione e alternative al furore da imballaggi. Come insegna l’arte di accroccare, è quando si ha poco che si è più capaci di inventare.

Leggi anche: lo Speciale sui Centri di Riuso

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