venerdì, Dicembre 19, 2025

Danilo Bonato (Erion): “La vera sfida del riciclo non è negli impianti ma è a monte e a valle”

Far funzionare davvero il riciclo all'interno di un sistema di economia circolare richiede l'impegno di tutti gli attori in campo. Danilo Boato (Erion) porta la sua esperienza in un'intervista utile a chiarirci le idee su riciclo, materie prime critiche e dipendenza da altri Paesi

Silvia Santucci
Silvia Santucci
Giornalista pubblicista, dal 2011 ha collaborato con diverse testate online della città dell’Aquila, seguendone le vicende post-sisma. Ha frequentato il Corso EuroMediterraneo di Giornalismo ambientale “Laura Conti”. Ha lavorato come ufficio stampa e social media manager di diversi progetti, tra cui il progetto “Foresta Modello” dell’International Model Forest Network. Nel 2019 le viene assegnata una menzione speciale dalla giuria del premio giornalistico “Guido Polidoro”. Dal 2021 lavora all'interno della squadra di EconomiaCircolare.com come redattrice. Da gennaio 2025 è socia della cooperativa Editrice Circolare

Quando si parla di riciclo e, più in particolare, di materie prime critiche tendiamo anche nell’esposizione a complicare la faccenda che, di per sé, è già complessa. È utile invece scardinare le nostre convinzioni e guardare alle risorse con occhi nuovi, per poter finalmente decostruire il sistema lineare che ci ha portato fin qui.

Abbiamo provato a farlo guidati da Danilo Bonato, Direttore sviluppo strategico e relazioni istituzionali Erion, sistema multi-consortile no profit per la gestione di differenti tipologie di rifiuti dai prodotti elettronici ai prodotti tessili, nel corso in un’intervista registrata a margini di Intelligenza Circolare, l’evento internazionale organizzato lo scorso ottobre a Roma da ISIA Roma Design e dal magazine EconomiaCircolare.com.

“Se dovessi spiegare ad un bambino perché la Responsabilità Estesa del Produttore (in inglese Extended Producer Responsibility, EPR, ndr) è importante direi semplicemente che chi produce i prodotti deve anche occuparsi del momento in cui questi prodotti non servono più evitando che diventino un problema per la natura e cercando di fare in modo che possano essere utili in qualche misura per il futuro”, ha spiegato Bonato.

Non basta gestire gli impianti di riciclo

Dall’alto dell’esperienza di 15 anni nel seguire le tematiche della circolarità e delle materie prime critiche, sia a livello nazionale che europeo, Bonato condivide ai microfoni di EconomiaCircolare.com un’importante chiave di lettura: “Non basta più gestire degli impianti di riciclo, è vero che molto si è fatto in questi anni e che si può quindi aumentare il numero di impianti, cercare tecnologie di riciclo più performanti e più innovative ma la vera sfida di riciclo non è negli impianti ma è a monte e a valle degli stessi. Se agli impianti non arrivano i rifiuti in una quantità e in una tipologia adeguata a rendere sostenibile gli investimenti, quell’impianto non riuscirà a funzionare, quindi un tema è la raccolta, cioè l’attività che consente di raccogliere determinate tipologie di rifiuti e assicurare l’approvvigionamento all’ingresso dell’impianto”.

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Dove vanno a finire le materie prime critiche riciclate?

“Allo stesso modo, − prosegue − una volta che otteniamo delle materie prime critiche strategiche, come le terre rare di cui si parla molto, il tema diventa chi in Europa e anche in Italia utilizza queste terre rare. Scopriamo così che mancano produttori di componentistica che sfruttano queste risorse.

“Da una parte, dunque, è necessari organizzare meglio la raccolta, renderla anche più semplice a livello europeo togliendo tutte quelle barriere che oggi frenano la possibilità di movimentare i rifiuti da uno stato membro all’altro ma anche la possibilità di riportare, reshoring, in Europa e in Italia, delle produzioni di componentistica strategica che poi possono essere i clienti di chi ricicla e ottiene le materie prime critiche. Chi produce la componentistica non è in Europa e quindi il paradosso è che noi ricicliamo materie prime critiche ma non abbiamo un mercato di sbocco: manca una domanda e quindi ci troviamo poi a rivenderle ad aziende cinesi. Avremmo bisogno invece di ottenerle per poi utilizzarle nelle produzioni industriali europee e nazionali”. 

Stimolato, infine, sul concetto di Intelligenza Circolare, Bonato suggerisce che “basterebbe copiare un po’ di più dalla natura uscendo da questo metodo del consumo lineare che si è fermato dal Secondo Dopoguerra e che ci ha portati in una situazione insostenibile dove il prodotto è visto come un oggetto e non come una rete di risorse che deve rigenerarsi perennemente”.

Leggi anche: Giorgio Arienti (Erion WEEE): “Per le imprese l’economia circolare è sopravvivenza, oltre che rispetto ambientale”

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