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venerdì, Dicembre 13, 2024

Cop27, il processo di decarbonizzazione rischia di fallire

L’Egitto, il paese che ospita il Summit sul clima delle Nazione Unite, spinge da tempo per soluzioni low-carbon come il gas naturale liquefatto e punta a diventare un hub del gas per il Mediteranneo allargato. Il Decarbonization Day è stato il banco di prova per il “gas pulito”

Carlotta Indiano
Carlotta Indiano
Classe ‘93. Giornalista freelance. Laureata in Cooperazione e Sviluppo e diplomata alla Scuola di Giornalismo della Fondazione Basso a Roma. Si occupa di ambiente ed energia. Il suo lavoro è basato su un approccio intersezionale, femminista e decoloniale. Scrive per IrpiMedia e collabora con altre testate.

Sharm el-Sheikh, Cop27. Nessun passo avanti durante il Decarbonization Day. Mentre il presidente degli Stati Uniti Joe Biden non ha fatto nessun annuncio importante dal punto di vista finanziario, la giornata dedicata alle soluzioni per la decarbonizzazione si è trasformata in una passerella per le industrie dell’oil&gas con l’organizzazione di ben tre meeting legati al futuro del gas. 

L’obiettivo era quello di trovare una soluzione alle emissioni di settori industriali particolarmente impattanti come l’Oil&Gas, Acciaio e Cemento, che da soli producono un quarto delle emissioni globali di CO2. Eppure l’Egitto, che quest’anno ospita la conferenza mondiale sul clima, sembra non essere particolarmente intenzionato ad abbandonare le fonti fossili e lo ha dimostrato in passato come durante questa Cop. 

In occasione del 24esimo Meeting del Gas Exporting Countries Forum (GECF), tenutosi mercoledì 25 ottobre al Cairo, il ministro egiziano del Petrolio e delle Risorse Strategiche Tarek El-Molla ha dichiarato che “il gas naturale è la soluzione perfetta, essendo il combustibile [fossile] più pulito, e continuerà a svolgere un ruolo chiave nel futuro mix energetico”. Ma soprattutto che “l‘Egitto è desideroso di lavorare a stretto contatto con tutti i membri del GECF per sviluppare iniziative applicabili e realistiche che garantiscano sia la sicurezza energetica che un giusto percorso di transizione energetica

Tra i partner figura anche l’Italia. Il 30 agosto 2022, infatti, il Presidente della Repubblica Araba d’Egitto, Abdel Fattah El-Sisi, ha incontrato Claudio Descalzi, Ceo di Eni, ovviamente presente al Decarbonization Day, per fare il punto sulle attività del cane a sei zampe nel Paese e sulle aree di comune interesse, come dichiarato anche sul sito dell’azienda. All’incontro erano presenti anche il Primo Ministro egiziano Mustafa Madbouly e il Ministro del Petrolio e delle Risorse Minerarie Tarek El-Molla. I principali temi affrontati sono stati la produzione di gas naturale e l’esportazione di GNL, settori in cui l’Egitto ha acquisito un ruolo centrale nel Mediterraneo dopo la scoperta del giacimento di gas Zohr da parte dell’Eni.

Un hub regionale del gas

L’Egitto ha tutta l’intenzione di diventare un hub regionale del gas, sfruttando gli impianti di GNL esistenti e attualmente Eni produce circa il 60% del gas totale del Paese. L’Oil company di bandiera si è aggiudicata a gennaio cinque nuove licenze situate in bacini prolifici.

A settembre, durante la Gastech di Milano, la Fiera Internazionale sull’Energia, Osama Mobarez Segretario Generale dell’East Mediterranean Gas Forum e Sottosegretario del Ministero del Petrolio e delle Risorse Strategiche in Egitto, ha chiarito che l’East Mediterraneo può assicurare maggiori forniture di gas verso l’Euoropa. L’intenzione del Forum è di accelerare la produzione e la monetizzazione di gas verso l’Europa per diventare i maggiori fornitori

Un piano avallato dalla stessa Ue alla firma del Memorandum of Understanding trilaterale tra Egitto, Israele e Europa il 15 giugno. Un accordo di cooperazione in materia di commercio, trasporto ed esportazione di gas naturale considerato un importante milestone per l’approvvigionamento europeo di gas, con la benedizione di Von Der Leyen e la commissaria per l’energia Kadri Simson, che hanno affidato all’EMGF l’implementazione dell’accordo. 

L’Egitto ha inoltre due terminali di esportazione di GNL, quello di Idku da 7 milioni di tonnellate all’anno, e l’impianto più piccolo di Damietta, tra cui azionisti c’è anche Eni, da 5 milioni di tonnellate annue. I due impianti sono considerati fondamentali per gli sforzi europei di approvvigionamento di GNL aggiuntivo. A questi si aggiunge anche il gas israeliano che da marzo ha aumentato le sue forniture all’Egitto, facendo alzare i flussi del primo trimestre a un massimo storico. Il record è in linea con gli sforzi del Cairo di diventare un hub regionale per il commercio di gas e con i piani di Tel Aviv di aumentare le esportazioni. 

Il ministero dell’energia israeliano ha affermato che le esportazioni attraverso la nuova rotta dovrebbero essere di 2,5-3 miliardi di metri cubi nel 2022 e potrebbero aumentare fino a 4 miliardi di metri cubi negli anni successivi. 

Leggi anche: Cop27, la finanza climatica alla prova dei fatti

Più lobbisti dell’oil&gas che attivisti 

A detta dello stesso Presidente egiziano, nel 2021 l’Egitto ha esportato sette milioni di tonnellate di gas liquefatto di cui l’80% è stato destinato all’Europa. Nel 2022 l’intenzione è di salire a otto milioni di tonnellate, di cui il 90% verso l’Europa. E crescerà ancora dato che sono in corso altre esplorazioni.

Ma alla Cop27 l’Egitto è in buona compagnia. Secondo un’analisi dei dati dell’elenco provvisorio delle Nazioni Unite dei partecipanti di Corporate Accountability, Corporate Europe Observatory (CEO) e Global Witness (GW), sono più di 600 i lobbisti dei combustibili fossili presenti alla conferenza sul clima Cop27, con un aumento di oltre il 25% (636 rispetto ai 503 dell’anno scorso) e con un numero di presenze superiore a quello a tutte le comunità colpite dalla crisi climatica. 

Ieri il padiglione canadese ha ospitato un evento con due industrie dell’oil&gas, Suncor e Imperial Oil, che producono il 95% del petrolio da sabbie bituminose del Canada e partecipano della Pathways Alliance, un’organizzazione che promuove la CCS, cattura e stoccaggio della CO2, una tecnologia definita fallimentare dalla Corte dei Conti Europea.

Secondo quanto riportato da Ferdinando Cotugno nella sua newsletter Areale, un altro personaggio si è distinto per vicinanza alle fonti fossili. Vicki Hollub, ceo di Occidental Petroleum e produttore texano ha dichiarato che “chi chiede la fine di petrolio e gas non ha idea di cosa significherebbe”.

D’altronde la percezione che il gas naturale sia considerato una fonte pulita anche all’interno del Summit stesso si ricava da alcuni piccoli dettagli: sul sito della Cop27 si può leggere che durante le giornate del Summit “l’Egitto cerca di fornire un trasporto sostenibile ai partecipanti alla COP27 mettendo a disposizione 260 autobus elettrici e a gas naturale, oltre a fornire tutti i requisiti per l’implementazione di un sistema di trasporto sostenibile e intelligente”. 

Lo stesso Presidente della Cop27 Sameh Shoukry ha già definito in passato il gas “una fonte di energia transitoria”.

Leggi anche: Il nostro Speciale COP27

L’Egitto è responsabile di un terzo del consumo totale di gas fossile in Africa

Nel luglio 2022 l’Egitto ha presentato il suo primo aggiornamento dell’obiettivo dell’Accordo di Parigi. Il Climate Action Tracker (CAT) lo ha giudicato “altamente insufficiente”, una valutazione che sottolinea l’incompatibilità con il limite di 1,5 °C. Nella sua analisi, il CAT menziona specificamente che “l’’Egitto è responsabile di oltre un terzo del consumo totale di gas fossile in Africa ed è il secondo produttore di gas del continente. A livello nazionale, considera chiaramente il gas fossile come un ‘combustibile di transizione’ e il governo si sta impegnando per aumentare il consumo di gas in quasi tutti i settori. Sebbene la transizione da tutti i combustibili fossili presenti molteplici vantaggi e sia urgentemente necessaria per evitare cambiamenti climatici catastrofici, c’è il rischio che l’Egitto non mostri una leadership in materia a causa della sua attuale e intenzionalmente crescente dipendenza dai combustibili fossili, in particolare dal gas fossile”. 

Secondo i calcoli del Climate Action Tracker, che in occasione dello Science Day alla Cop27 ha pubblicato il Warming Projections Global Update, gli investitori che si aspettano una ripresa del gas stanno mettendo a rischio gli obiettivi climatici con un aumento del 235% della capacità di GNL entro il 2030. Se tutti i terminali proposti saranno costruiti, l’eccesso di offerta di gas potrebbe emettere 1,9 Gt di CO2 in più rispetto allo scenario net zero dell’Agenzia Internazionale dell’Energia. La proiezione del riscaldamento globale della CAT rimane di 2,7°C sulla base di politiche e azioni degli Stati. Per quanto riguarda le esportazione, si prevede un’espansione sostanziale da parte di paesi dell’Africa, dell’Australia, degli Stati Uniti, del Canada e del Medio Oriente con forte aumento della capacità di importazione di GNL in Europa e in paesi chiave come la Germania e l’Italia, che sembrano superare di gran lunga quella necessaria a sostituire il gas russo nel breve periodo. Aumenti nella capacità di importazione di GNL sono previsti anche in India, nel Sud-Est asiatico (ad es. Thailandia, Vietnam) e nell’Asia orientale.

Il Global Carbon Project che ha presentato ieri alla Cop il nuovo rapporto, le conseguenze della mancata volontà degli Stati di abbattere le emissioni di Co2 saranno immediate e terribili. La quantità di emissioni che possiamo ancora disperdere nell’atmosfera si sono ridotte a 380 Gt CO2 se non vogliamo sforare l’1,5°. Con i livelli attuali supereremo le 1230 Gt CO2 entro i prossimi 30 anni. 

Mentre l’Agenzia Internazionale dell’Energia (AIE) ha dichiarato ormai un anno fa che se il mondo vuole avere una possibilità di limitare il riscaldamento globale a 1,5°C, bisogna mettere un stop allo sfruttamento di ulteriori giacimenti fossili, il ruolo del gas nella transizione verso un’energia più pulita è destinato ancora ad essere uno dei punti chiave della COP27.

Leggi anche: A che punto siamo con gli impegni sul clima, Paese per Paese

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