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giovedì, Novembre 14, 2024

Dall’economia circolare all’energia: ecco cosa contiene il decreto legge sull’ambiente

“Un testo che porta chiarezza e regole più semplici”: così il ministro Fratin ha commentato l’approvazione del Consiglio dei Ministri del decreto legge Ambiente proposto dal MASE. Il testo è composto da 12 articoli e adesso dovrà passare l’esame del Parlamento. Non mancano le critiche

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Redazione EconomiaCircolare.com

Semplificazione nei procedimenti di valutazione ambientale, norme per la tutela delle acque, misure per l’economia circolare, le bonifiche e il contrasto al dissesto idrogeologico, provvedimenti sulle estrazioni di gas: sono questi alcuni dei contenuti principali del decreto legge approvato il 10 ottobre scorso dal Consiglio dei Ministri, su proposta del ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin.

Il cosiddetto “dl Ambiente” (da non confondere con analoghi provvedimenti del passato) licenziato dal governo Meloni dovrà passare ora all’esame del Parlamento, dove è facile immaginare che sia la maggioranza che le opposizioni proveranno a integrarlo e a modificarlo. Il testo, infatti, prevede “disposizioni urgenti”, così come nella ratio dei decreti legge, e, pur non prevedendo nuovi stanziamenti da parte del governo, intende disciplinare alcune delle materie più complesse a tema ambientale e che finora hanno registrato rallentamenti e risultati deludenti. Ma, val la pena ribadirlo, è un testo che è stato approvato con la dicitura “salvo intese”, e dunque è ulteriormente suscettibile di modifiche e stravolgimenti.

“Questo testo – spiega il ministro Pichetto – porta chiarezza e, laddove possibile, regole più semplici in settori fondamentali per la transizione. È un testo che tiene insieme la primaria esigenza di tutela ambientale con il bisogno di liberare, valorizzandole, grandi energie e buone pratiche esistenti in Italia”. Il dl Ambiente ha visto un particolare attivismo della viceministra Vannia Gava. “Semplifichiamo le procedure autorizzative – ha detto Gava dopo l’approvazione del CdM – e rafforziamo gli approvvigionamenti nazionali, promuoviamo l’economia circolare facilitando il lavoro delle imprese e mettiamo in sicurezza il territorio da siccità e alluvioni. Ambiente, imprese e sviluppo economico camminano insieme”.

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L’economia circolare nel decreto legge Ambiente

Dei 12 articoli del dl Ambiente, due sono destinati all’economia circolare. Scrive il ministero che tra queste ci sono “il rafforzamento dell’Albo dei Gestori ambientali, con una più ampia rappresentanza delle categorie interessate, norme per rafforzare la cura e la manutenzione di paesaggio e verde pubblico, una semplificazione nell’individuazione del Responsabile Tecnico Gestione Rifiuti delle piccole imprese, che consenta di trovare la figura professionale senza aggravi economici per le aziende. È inoltre disciplinata la gestione di rifiuti e materiali derivanti dalla realizzazione della diga foranea di Genova e dei correlati interventi, prevedendo che il sindaco, quale commissario straordinario, adotti tempestivamente un piano di gestione che riduca il conferimento in discarica e promuova politiche di sostenibilità ed economia circolare”.

Tuttavia, nonostante i toni enfatici del MASE, viene da chiedersi: tutto qui? Ad esempio il “rafforzamento dell’Albo dei Gestori Ambientali” consiste nella nomina di due nuovi membri, scelti con un decreto del MASE, “uno designato dalle organizzazioni rappresentative della categoria degli autotrasportatori e uno designato dalle organizzazioni rappresentative dei gestori dei rifiuti”.

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Inoltre rispetto alla bozza del decreto legge che circolava a settembre sono scomparse due misure relative ai RAEE. Nella prima si prevedeva l’obbligo per i sistemi collettivi di allestire campagne di comunicazione e di sensibilizzazione sull’importanza della raccolta, destinando a tali campagne almeno il 3% dei ricavi dell’anno precedente e presentando poi una “relazione dettagliata” con i programmi di comunicazione e i costi sostenuti. Nella seconda misura si prevedevano indicazioni dettagliate per i distributori affinché finalmente potessero decollare i sistemi di ritiro RAEE “uno contro uno” e “uno contro zero”. Tutto da rifare.

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L’energia che c’è (e che non c’è) nel decreto legge Ambiente

Come ha spiegato il ministro Fratin in un’intervista a Il Sole 24 ore, una delle priorità del MASE era di accelerare nelle procedure di valutazione di impatto ambientale che riguardano le energie rinnovabili, dove l’ambizioso target fissato nel Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) prevede di raggiungere al 2030 70 gigawatt di energia prodotta dalle fonti rinnovabili (sole, acqua, vento, terra). Per questo motivo si è introdotto un ordine di priorità per le commissioni VIA-VAS e per quelle PNRR-PNIEC nella trattazione dei progetti, attribuendo priorità ai “progetti di preminente interesse strategico nazionale”. Si può dedurre che verranno privilegiati i mega-progetti a scapito dei territori e dell’energia diffusa? Impossibile dirlo con certezza al momento anche se il dubbio resta.

Ancor di più se si confronta tale passaggio con quello relativo al divieto per la ricerca e la coltivazione di gas sul mare: dalle 12 miglia attuali è stato spostato a 9, a patto che si tratti di pratiche già sotto esame del MASE e in cui siano state stimate riserve notevoli, superiori a 500 milioni di metri cubi. Si tratta, in sostanza, di una norma che intende incentivare le estrazioni in alto Adriatico, quasi al confine delle acque territoriali affacciate sui Balcani, l’unico luogo dove sono note tali quantità. Un gas, tra l’altro, che dovrebbe servire principalmente alle industrie del Nord Italia per avere un prezzo dell’energia calmierato, attraverso il meccanismo del gas release con il quale lo Stato, attraverso il precedente decreto Energia (divenuto poi la legge n°11 del febbraio 2024), si impegnava a far pagare alle aziende energivore un prezzo prossimo a quello di settembre-ottobre 2021 (24,570 € per megawatt ora), coprendo la differenza nel caso di aumenti del prezzo del gas (attualmente si trova a 39MW/h).

Oltre ai riferimenti esplicitati nel dl Ambiente fanno discutere anche quelli impliciti o mancanti. Nel primo caso il riferimento è al nucleare, che non compare mai nel testo ma che viene paventato da Legambiente e Greenpeace in un pezzo su ilmanifesto dopo essere stato citato dal ministro Fratin in un’audizione alla Camera. Nel secondo caso, invece, è l’associazione delle energie rinnovabili offshore a denunciare che i progetti strategici cui dare priorità, indicati dal ministero, sono solo quelli on-shore (cioè sulla terraferma). Nessuna menzione, dunque, per gli impianti eolici offshore. Una dimenticanza o una voluta omissione? Secondo il presidente di AERO le sole rinnovabili sul mare hanno una potenzialità energetica enorme.

“La sola realizzazione del 10% nei prossimi anni delle attuali richieste di connessione – ha affermato – consentirebbe all’Italia di produrre energia pulita pari a quasi il 7% del fabbisogno nazionale, con una riduzione di emissioni di CO2 senza precedenti. Questo processo ci consentirà di non tardare nel raggiungimento degli obiettivi europei, già minacciati dal malgoverno di alcuni territori, dalle fake news che minacciano la crescita delle rinnovabili, da un aumento dei consumi energetici futuri vertiginosi”.

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