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La Commissione Europea ha annoverato il settore dell’arredamento tra quelli prioritari per l’applicazione del Regolamento Ecodesign per i Prodotti Sostenibili (ESPR), e dovrà recepire entro il 2028 nuovi atti delegati riguardanti durabilità, riparabilità, riciclabilità, contenuto di materiale riciclato, impronta ambientale complessiva e tracciabilità tramite passaporto digitale del prodotto (Digital Product Passport, DPP).
Qual è attualmente il livello di maturità del settore rispetto ai principi dell’ecodesign e dell’economia circolare? E quali strumenti possono accompagnare le sue imprese – oltre 120.000 in Europa – nell’applicazione concreta dei nuovi criteri ambientali? Per rispondere a queste domande nasce il progetto europeo FurnCIRCLE, che analizza il posizionamento del settore rispetto all’implementazione di strategie circolari e fornisce strumenti in grado di tradurre i principi dell’ecodesign in pratiche accessibili e replicabili.
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L’arredamento tra le priorità dell’ecoprogettazione europea
All’interno della cornice normativa delineata dall’ESPR, l’arredamento è stato identificato come una delle categorie prioritarie per l’elaborazione di atti delegati, in ragione dell’impatto ambientale elevato e dell’ampio potenziale di miglioramento in termini di durabilità, riparabilità e riciclabilità. Il settore, infatti, genera ogni anno nell’Unione Europea circa 10 milioni di tonnellate di rifiuti, pari a oltre il 4% del totale dei rifiuti solidi urbani. Una parte ingente di questi mobili viene poi smaltita in discarica o incenerita, mentre meno del 10% è effettivamente avviata a riciclo. A rendere inefficiente la gestione dei rifiuti concorrono diversi fattori: la carenza di infrastrutture dedicate, pratiche gestionali ancora legate a un modello lineare e fenomeni di sovrapproduzione, che spesso portano allo smaltimento di prodotti nuovi ma invenduti.
Secondo il piano di lavoro 2025-2030, entro il 2028 saranno introdotti requisiti ambientali obbligatori specifici per questa categoria merceologica, con l’obiettivo di definire standard tecnici armonizzati a livello europeo: le imprese del comparto saranno chiamate a rivedere le fasi di progettazione, produzione, distribuzione e gestione del fine vita dei prodotti, per ridurre il loro impatto ambientale lungo tutto il ciclo di vita.
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Come implementare strategie di ecodesign
È in questo contesto che si inserisce il progetto FurnCIRCLE, sostenuto dalla Commissione Europea e coordinato da FederlegnoArredo, con l’obiettivo di fornire un supporto tecnico-operativo alla transizione circolare del settore dell’arredamento. Il progetto prende avvio con una mappatura del grado di maturità delle imprese rispetto all’adozione di pratiche circolari, effettuata attraverso una piattaforma digitale che integra uno strumento di autovalutazione gratuito. Tale piattaforma consente alle aziende di misurare la propria preparazione tecnica, organizzativa e gestionale in riferimento agli ambiti chiave della circolarità: dalla progettazione ecocompatibile alla scelta dei materiali, dalla produzione e distribuzione fino all’uso e al fine vita dei prodotti.
Alla fotografia del posizionamento dell’azienda si affianca uno strumento di supporto al miglioramento: la piattaforma è infatti interconnessa ai contenuti tecnici del FurnCIRCLE Handbook for Facilitating the Circular Economy Transition in the EU Furniture Industry. Si tratta di una guida, come ci spiega Omar Degoli, responsabile ambiente ed economia circolare di FederlegnoArredo, “pensata per sostenere la transizione delle imprese dell’arredo dall’economia lineare a quella circolare”. Realizzata coinvolgendo 50 esperti a livello europeo, è pubblicata per ora in inglese ma sarà tradotta in 10 lingue (oltre all’inglese: tedesco, francese, italiano, spagnolo, polacco, olandese, portoghese, rumeno, bulgaro). “È organizzata per strategie di sostenibilità – dice ancora Degoli – Sono 30, dal product-as-a-service al mantenimento delle competenze artigianali all’uso delle materie prime seconde e poi al take back dei prodotti, al riutilizzo e alla riparazione e in base a diversi livelli di implementazione (facile, medio, difficile). Per ogni strategia l’handbook riporta una decina di best practice: in totale sono circa 400. Un inventario molto utile per un’azienda che vuole trovare ispirazione”.
Il progetto affronta inoltre le implicazioni occupazionali della transizione circolare, con un focus specifico sull’identificazione delle competenze verdi richieste sia da parte dei lavoratori sia da parte dei datori di lavoro. Un’analisi che si traduce nello sviluppo di raccomandazioni rivolte agli stakeholder del settore dell’arredamento, ma con una portata trasversale, applicabile anche ad altri settori produttivi. Il documento include anche una sezione dedicata a una proposta preliminare di modello per l’introduzione di sistemi di raccolta e ritiro (take-back schemes) per i mobili nei Paesi dell’Unione Europea.
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Buone pratiche lungo l’intero ciclo di vita dei prodotti
Nella fase di progettazione e di uso, BASTA (Paesi Bassi) ha sviluppato un sistema di sedute modulari chiamato “Cubi”, basato su componenti intercambiabili e aggiornabili nel tempo. Questo approccio consente all’utente di modificare la configurazione del prodotto in base alle esigenze evolutive, riducendo la necessità di sostituzione e prolungando il ciclo di vita dell’arredo. La modularità è intesa non solo come funzionalità, ma come strategia per il contenimento dell’obsolescenza programmata. A livello di approvvigionamento e materiali, invece, Andreu World (Spagna) ha implementato una politica sistematica di approvvigionamento responsabile, ottenendo, primo al mondo, la certificazione FSC per il 100% delle sue collezioni e, in parallelo, la certificazione Cradle to Cradle per diversi materiali.
Nel campo della dematerializzazione, Giorgetti (Italia) ha adottato una struttura in alluminio a nido d’ape rivestita in impiallacciatura di legno per ridurre il peso degli arredi senza comprometterne la qualità estetica. Sempre in Italia, Magis ha sviluppato la “Bell Chair” impiegando polipropilene riciclato proveniente sia da scarti interni che dall’industria automobilistica locale. Il materiale, interamente riciclabile, consente di evitare l’impiego di materie prime vergini. Passando al tema dei trattamenti superficiali ecocompatibili, Fiemme Tremila utilizza esclusivamente oli e cere naturali per il trattamento dei pavimenti, eliminando l’impiego di sostanze tossiche e migliorando la salubrità indoor.
Spostandosi alla distribuzione, Cumellas (Spagna), con la collezione Trencadís, ha progettato arredi che possono essere impilati e trasportati su pallet standardizzati, ottimizzando il carico e riducendo il volume totale trasportato. Questa pratica rientra nelle strategie di packaging reduction e contribuisce a minimizzare le emissioni di CO₂ associate alla fase distributiva, oltre a semplificare la logistica inversa. Per la gestione del fine vita, Gispen (Paesi Bassi) ha attivato un programma strutturato di remanufacturing: i mobili dismessi vengono raccolti, ispezionati, e successivamente rigenerati attraverso la sostituzione selettiva dei componenti usurati. Il prodotto rientra quindi nel ciclo economico con funzionalità e qualità comparabili al nuovo. Questo processo consente una riduzione sostanziale della domanda di materiali vergini e delle emissioni correlate.

Infine un elemento trasversale fondamentale per il corretto riciclo è l’etichettatura dei materiali. Arper (Italia), azienda attiva nell’arredo contract e residenziale, ha introdotto un sistema di material labelling con QR code che consente di identificare i componenti e le istruzioni di smaltimento per ciascun prodotto. Questa strategia favorisce il corretto conferimento dei materiali e aumenta il tasso di recupero qualitativo, rendendo il prodotto più compatibile con i flussi industriali del riciclo.
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