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sabato, Dicembre 14, 2024

È possibile un’Unione europea a base vegetariana? Ecco cosa dice il sondaggio rivolto ai partiti

A ridosso delle cruciali elezioni europee di giugno, l’unione europea vegetariana ha diffuso un sondaggio con le risposte da oltre 50 partiti politici di tutta Europa in merito alle questioni relative basate su una dieta vegetale. Temi cruciali di cui però si è parlato pochissimo in campagna elettorale

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Redazione EconomiaCircolare.com

Delle elezioni di giugno che riguarderanno l’Unione europea si parla molto ma c’è un tema che i partiti tendono a evitare, ovvero della necessità di cambiare il regime alimentare. Che sia una riduzione del consumo di carne o di una dieta vegetariana, difficilmente si troverà traccia di ciò nei programmi elettorali. Alle elezioni, si sa, le persone vanno rassicurate, improbabile che si dica loro che è fondamentale interrogarsi su ciò che mangiamo. Ma è davvero così? L’Unione Vegetariana Europea (EVU, dall’acronimo inglese European Vegetarian Union) ha diffuso recentemente il documento The Plant-based Politics: the 2024 EU Election Guide.

Si tratta del più grande sondaggio nel suo genere, che ha raccolto le risposte da oltre 50 partiti politici di tutta Europa in merito alle questioni politiche basate su una dieta vegetale. Più precisamente le domande erano formulate sul The plant based manifesto, vale a dire sul manifesto redatto dall’EVU che si basa sugli obiettivi al 2030 del Green Deal europeo e degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) delle Nazioni Unite. Tuttavia il dibattito su questi temi è rimasto sterile. Lo ha fatto notare sul quotidiano Domani il giornalista Fabio Ciconte, specializzato sulle filiere del cibo e che chi conosce questo giornale avrà visto a Roma per il festival Le parole giuste, organizzato a marzo da A Sud in partnership, tra gli altri, con EconomiaCircolare.com.

“Siamo alla vigilia delle elezioni europee e, anche questa volta, il grande assente del dibattito pubblico è il cibo, l’agricoltura, i sistemi alimentari – ha scritto Ciconte su facebook – Posso perfino comprendere che non se ne parli nei talk show che interpretano la campagna elettorale esclusivamente in chiave nazionale, ma quello che davvero non riesco a comprendere è perché l’agricoltura non entri nell’agenda politica come uno dei temi centrali della campagna elettorale. Eppure non è così irrilevante se pensiamo che un terzo del bilancio europeo (quasi quattrocento miliardi) è destinato proprio all’agricoltura. Questo vuol dire una sola cosa: che gli piaccia o no, i prossimi parlamentari europei dovranno occuparsene e decidere, ad esempio, come indirizzare quelle risorse nella nuova Pac, la prossima Politica agricola comune”.

Ma come hanno risposto i partiti al sondaggio dell’Unione Vegetariana Europea?

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Le caratteristiche del sondaggio dell’Unione Vegetariana Europea

Fanno parte dell’EVU 46 organizzazioni della società civile, distribuite su 28 Paesi. Nel report di EVU si legge che l’associazione “rappresenta la voce del crescente numero di consumatori europei che si stanno spostando verso una dieta più a base vegetale. Pertanto sosteniamo un ambiente alimentare favorevole che renda più semplice la scelta di cibi e piatti a base vegetale”. Ed è da questo approccio che sono state poste le domande ai partiti politici, quesiti che vanno dagli incentivi finanziari alle questioni sanitarie e ambientali, alle sovvenzioni e alla politica agricola comune (PAC).

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La Guida alle elezioni dell’UE del 2024 mira a fornire agli elettori, alle parti interessate e ai responsabili politici una comprensione più chiara del panorama politico per quanto riguarda le soluzioni politiche basate su ciò che è vegetale. Evidenziando le aree di consenso politico e gli argomenti che non sono ancora ampiamente affrontati, questa relazione funge da strumento cruciale per un processo decisionale informato. I risultati dell’indagine completa consentono una migliore comprensione di dove si trovano vari partiti politici, rendendo a loro volta una maggiore ed efficace informazione per le politiche alimentari sostenibili in tutta Europa.

Il rapporto include le risposte di 53 partiti nazionali tra cui Paesi come Austria (6), Belgio (10), Repubblica Ceca (9), Danimarca (11), Francia (8), Germania (7), Polonia (1) e Spagna (1). Sebbene non siano state previste in tempo per la prima pubblicazione del rapporto, si attendono ancora risposte da Paesi Bassi e Portogallo, mentre altri Paesi potrebbero essere inclusi prima dei giorni delle elezioni.

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L’Unione Europea e il cibo, un rapporto complicato

Le domande dell’EVU sono state raggruppate in quattro sezioni tematiche:

  1. Ambiente e Salute
  2. Cambiamenti politici e PAC
  3. Promozione e sviluppo di alternative vegetali
  4. Fiscalità e incentivi finanziari

La raccomandazione con il massimo sostegno politico è l’attuazione di obiettivi vincolanti per migliorare l’impatto ambientale e climatico della PAC, seguita dall’applicazione del principio “chi inquina paga” all’agricoltura (all’interno di un sistema ETS o tassa sul carbonio) e obiettivi vincolanti per migliorare la salute umana nella PAC. Hanno ricevuto un grande sostegno anche le modifiche generali della PAC volte a incrementare ulteriormente le ambizioni ambientali e sanitarie.

Il rifiuto complessivo delle raccomandazioni politiche è stato relativamente basso, con la percentuale più alta di nessuna percentuale riscontrabile sulla questione dell’inclusione obbligatoria di pasti a base vegetale in tutte le mense pubbliche, pari al 26,2%. Tuttavia, tra coloro che hanno risposto no, due partiti hanno segnalato che l’unico problema riguardava le competenze dell’UE. Sostegno anche per la possibile introduzione di aliquote IVA più basse per le alternative di origine vegetale rispetto ai prodotti di origine animale, pur se una quota non piccola, cioè il 26,2%, ha risposto negativamente. Infine l’attuazione degli obiettivi vincolanti dell’UE per il consumo di proteine vegetali non è sostenuta dal 23% degli intervistati, soprattutto a causa della sua natura vincolante.

Altri punti salienti degli argomenti discussi durante l’ultimo mandato includono un basso tasso di rifiuto, pari al 13,1%, per l’uso di denominazioni come salsiccia vegetale o latte di soia. E qui, anche se non vengono citati, è facile riscontrare la contrarietà dei partiti italiani al governo, soprattutto Fratelli d’Italia (si pensi al ministro Lollobrigida) e alla Lega. Allo stesso tempo solo il 6,6% dei partiti è contrario all’inclusione di latti a base vegetale nell’ambito del programma scolastico dell’Unione europea. E anche in questo caso sarebbe interessante capire come hanno votato i partiti italiani.

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Le limitazioni del report EVU

Alla data della pubblicazione, l’EVU ha raccolto le risposte di tutti i partiti europei registrati e riconosciuti, ad eccezione del Partito Democratico Europeo (PDE), del Partito Popolare Europeo (PPE), dei Conservatori e Riformisti Europei (ECR) e del gruppo Identità e Democrazia (ID) da cui non è stata ottenuta alcuna risposta. Si tratta, come è facile notare, di assenze fondamentali, soprattutto considerando le proiezioni sondaggistiche per le quali sia l’ECR che ID sono destinati ad accaparrarsi una fetta sostanziale di voti.

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Ecco perché l’Unione Vegetariana Europea ha incluso anche una sintesi dei manifesti elettorali di tutti i partiti – che si concentrano al massimo sulla PAC mentre sostanzialmente evitano, chi più chi meno, di affrontare altri aspetti cruciali legati al cibo. Addirittura il gruppo Identità e Democrazia, nel momento in cui EVU ha chiuso il report, non aveva ancora pubblicato un manifesto per le elezioni europee. Sono tre i limiti principali nei risultati del rapporto, ammessi dalla stessa EVU, e su cui lasciamo una riflessione a chi ci legge.

“Il primo è il bias di risposta, con i partiti più progressisti che hanno tassi di risposta più elevati. Sebbene ciò dimostri anche gli interessi delle parti nelle questioni in questione, quando si esaminano i risultati del rapporto nel suo insieme, i dati dovrebbero essere valutati attentamente La seconda limitazione riguarda la natura delle domande poste, poiché diversi partiti non hanno una posizione precisa o addirittura discussioni passate su specifiche questioni. Sebbene ciò rappresenti di per sé anche una visione politica, ha portato a un numero significativo di risposte contrassegnate come nessuna posizione. La terza limitazione riguarda le sfide dell’integrazione europea, dove sorgono disaccordi non sulle raccomandazioni politiche formulate dall’EVU ma perché alcuni partiti ritengono che queste decisioni dovrebbero essere prese a livello nazionale”.

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