L’OCSE, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, ha dedicato una recente riflessione alla responsabilità estesa del produttore: “Extended Producer Responsibility: Basic Facts and Key Principles“. Il documento presenta una panoramica sulla responsabilità estesa del produttore (EPR) che ne analizza i principi fondamentali, le sue applicazioni e i risultati ottenuti. Come i lettori di EconomiaCircolare.com sanno, l’EPR mira a trasferire i costi e le responsabilità della gestione dei rifiuti dai governi ai produttori dei beni, promuovendo raccolta differenziata, riciclo, ecodesign. Il documento OCSE evidenzia la crescente adozione globale dell’EPR, con casi studio su sistemi obbligatori e volontari, settori coinvolti (es. imballaggi, elettronica, plastica, veicoli fuori uso), e il ruolo critico della collaborazione tra governi, industria e settore informale. Vengono discussi strumenti innovativi come ecomodulazione delle tariffe e obiettivi di riciclo progressivi.
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Dall’elettronica di consumo ai veicoli fuori uso
La responsabilità estesa del produttore (EPR) è un insieme di strumenti economici che incentiva il recupero dei materiali nella fase post-consumo. Nato negli anni ’90, trasferisce ai produttori responsabilità fisiche, economiche ed organizzative della gestione sostenibile del fine vita dei beni. L’EPR copre una vasta gamma di prodotti: il 35% degli schemi EPR copre l’elettronica, il 17% gli imballaggi, il 18% i penumatici, 12% i veicoli fuori uso. Ci sono sistemi EPR obbligatori (regolati da leggi) e volontari (iniziative aziendali)
Secondo l’OCSE, la buona riuscita di un sistema EPR passa per:
- definizione chiara delle responsabilità dei produttori: “La politica deve definire chiaramente quali attori devono essere considerati produttori e quali sono i loro ruoli […]. Una chiara definizione di produttore aiuta a identificare le aziende responsabili della conformità alla normativa EPR”. In genere, la responsabilità ricade sulle aziende che immettono il prodotto sul mercato, ovvero marchi, rivenditori o importatori. Allo stesso modo, “la politica EPR dovrebbe definire chiaramente l’ambito dei prodotti o dei materiali interessati”;
- fissazione di obiettivi progressivi. “Gli obiettivi dovrebbero essere ambiziosi ma fattibili, possibilmente aumentando nel tempo, man mano che la capacità di raggiungerli migliora”, spiega l’OCSE. Per questo è importante “rivedere periodicamente gli obiettivi delle politiche EPR e adeguare le loro ambizioni in linea con gli obiettivi della politica di gestione dei rifiuti e di produttività delle risorse”;
- trasparenza finanziaria: “La governance dei sistemi EPR dovrebbe essere trasparente per fornire strumenti efficaci per valutare le loro prestazioni e la loro responsabilità”;
- integrazione del settore informale. L’OCSE stima che circa 20 milioni di lavoratori informali dei rifiuti siano impegnati nel riciclaggio a livello globale. I raccoglitori informali svolgono un ruolo importante nella fornitura di servizi per i rifiuti e sono piuttosto efficaci nel raccogliere materiale di valore economico. Tuttavia, le operazioni informali “a valle”, come il riciclaggio e il trattamento dei rifiuti, “destano serie preoccupazioni dal punto di vista ambientale, in quanto spesso utilizzano processi grezzi e non rispettosi dell’ambiente”. Sono spesso i gruppi emarginati o vulnerabili, “tra cui migranti, donne, disoccupati, disabili e bambini, a dedicarsi alla raccolta dei rifiuti, talvolta lavorando e vivendo in condizioni terribili nelle discariche”. Secondo l’OCSE “i Paesi devono trovare il modo di integrare e formalizzare i lavoratori impegnati nel settore informale dei rifiuti e consentire una giusta transizione per garantire il loro contributo positivo, mitigando al contempo gli impatti ambientali, sanitari e sociali. È auspicabile che i lavoratori informali diventino uno dei gruppi da consultare quando si progetta la struttura di governance dei sistemi EPR o PRO (Producer responsiility orgnization, ndr) per garantire la loro partecipazione”.
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Complementarietà dell’EPR con altre politiche
L’EPR è uno strumento cruciale per gestire la complessità dei flussi di rifiuti. Tuttavia, per ottenere risultati significativi, secondo l’OCSE deve essere integrato in una strategia più ampia che comprenda norme sul design, incentivi economici e una governance solida.
L’EPR rappresenta solo uno degli strumenti di una politica ambientale completa. Per ottenere risultati sostenibili, deve essere accompagnato da:
- Normative sul design dei prodotti: Ad esempio, standard che promuovano la riciclabilità e riducano l’uso di materiali problematici;
- Promozione di sistemi di riutilizzo e ricarica: Ridurre la domanda di nuovi materiali attraverso politiche che incentivino soluzioni alternative come il riuso o sistemi di ricarica per i consumatori, in particolare per gli imballaggi in plastica;
- Sanzioni e incentivi economici: Strumenti come il “pay as you throw” (pagare in base ai rifiuti prodotti) incoraggiano comportamenti più virtuosi nei consumatori e nei produttori.
Come abbiamo già visto, una strategia più ampia, secondo l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, deve includere il settore informale del riciclo, particolarmente rilevante nei Paesi in via di sviluppo. Altro aspetto essenziale, data la globalizzazione delle catene di fornitura, una maggiore armonizzazione delle politiche EPR a livello internazionale.
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