“Vogliamo trasmettere alla Commissione europea, nel più breve tempo possibile, lo schema nazionale di Responsabilità Estesa del Produttore (EPR) per il settore tessile, come auspicato dalla commissaria Roswall. Si tratta di un passaggio fondamentale per consolidare e rendere più competitivo un comparto strategico della nostra industria nazionale”. La dichiarazione del ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto, non arriva a caso. Anche se fa registrare un notevole ritardo.
Perché esattamente il mese scorso – più precisamente il 20 giugno, in occasione del Consiglio Ambiente dell’Unione Europea – la commissaria all’economia circolare Jessika Roswall aveva lanciato l’allarme sull’industria europea del riciclo, in difficoltà per una serie di fattori che vanno dai prezzi esorbitanti dell’energia alla volatilità dei prezzi delle materie prime, dallo squilibrio con i valori delle risorse vergini alla concorrenza sleale delle importazioni a basso costo. In particolare i settori più in difficoltà sono quelli delle plastiche e del tessile. Roswell aveva poi sollecitato gli Stati membri dell’UE, in attesa che le istituzioni europee definiscano un nuovo quadro regolatorio con il Circular Economy Act, previsto per il 2026, a “sfruttare la flessibilità del quadro normativo in materia di rifiuti, ma anche ad anticipare i termini di legge per l’istituzione di sistemi di responsabilità estesa del produttore per il tessile”.
Ed è proprio sull’EPR tessile che ci sono ampi margini affinché ogni Stato possa già definire uno schema nazionale: è quello che in teoria vuole fare l’Italia, con un’adozione prevista entro la fine dell’anno. Attualmente, come ricorda lo stesso MASE, la bozza del testo è in attesa delle osservazioni del Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT). Un segnale che conferma come la scissione voluta dal governo Meloni tra attività produttive (MIMIT) e aspetti ambientali (MASE) è forse poco consona rispetto alle esigenze di industrie che, dopo essere state eccellenze a livello globale, da qualche tempo fanno sempre più fatica ad affrontare le sfide della sostenibilità.
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L’importanza dell’EPR tessile
Secondo la riforma della direttiva quadro sui rifiuti europea, presentata a luglio 2023 dalla Commissione Ue, tutti i Paesi membri devono istituire degli schemi EPR attraverso i quali coprire i costi di raccolta, selezione e riciclo dei tessili. Alle possibilità, agli aggiustamenti e ai commenti sull’EPR tessile abbiamo dedicato la nostra rubrica In Circolo, che vi invitiamo a leggere qui, dove abbiamo raccolto i preziosi pareri degli addetti ai lavori e le nostre analisi. E di EPR tessile abbiamo spesso parlato a Ecomondo, la fiera internazionale dell’economia circolare che si tiene ogni anno a metà novembre a Riminifiera, e in particolare a Textile District, uno spazio espositivo che coinvolge tutti gli attori della filiera e propone un ricco palinsesto di eventi mirato a catalizzare l’attenzione verso un modello più sostenibile del settore.
L’ultima novità prima della sollecitazione della Commissione e della rassicurazione del ministro Fratin era stata, lo scorso 2 aprile, la pubblicazione di una bozza di schema di decreto, in occasione del lancio della consultazione pubblica avviata dal MASE. Nella relazione illustrativa il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, al di là di qualche tono enfatico e propagandistico, spiegava bene l’importanza dell’EPR per un settore cruciale come il tessile.
“La responsabilità estesa del produttore può essere definita come un approccio di politica ambientale nel quale il produttore di un bene ha la responsabilità finanziaria e organizzativa della gestione della fase del ciclo di vita in cui il prodotto, dopo il consumo, diventa un rifiuto e si estende fino alle operazioni di raccolta differenziata, di cernita e trattamento del rifiuto stesso, necessari a raggiungimento degli obiettivi dell’Unione – scrive il MASE – I produttori sono chiamati a gestire il fine vita dei prodotti da loro stessi immessi sul mercato anche attraverso l’accettazione dei prodotti restituiti e dei rifiuti che restano dopo l’utilizzo e la successiva gestione dei rifiuti. L’obiettivo è quello di innovare i processi produttivi incentivando i produttori a progettare prodotti e loro componenti adatti all’uso multiplo, contenenti materiali riciclati, tecnicamente durevoli e facilmente riparabili; l’obiettivo è anche quello di ridurre gli impatti ambientali e la produzione di rifiuti tenendo conto dell’intero ciclo di vita dei prodotti, della gerarchia dei rifiuti e, se del caso, della potenzialità di riciclaggio multiplo”.
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Le potenzialità circolari dell’EPR tessile
Ma le potenzialità circolari di un EPR tessile sono molte, a patto che il ministero sappia integrare bene i numerosi spunti che sono arrivati – anche grazie al contributo della nostra testata – da consorzi, produttori, imprese, realtà associative e figure esperte.
“La finalità dell’EPR è anche quella di far sì che i produttori possano applicare strategie di ecodesign durante la fase di progettazione del prodotto per prevenire la produzione del rifiuto e favorire il riciclo e il reinserimento dei materiali nel mercato – fa notare ancora il MASE – I produttori possono adempiere agli obblighi previsti dal regime di responsabilità estesa del produttore a titolo individuale o collettivo. Gli aspetti più rilevanti per l’efficace funzionamento di tali sistemi sono relativi alla restituzione/raccolta dei rifiuti dopo l’utilizzo dei prodotti, la successiva gestione dei rifiuti e la responsabilità finanziaria per tali attività, nonché l’obbligo di mettere a disposizione del pubblico informazioni relative alla riciclabilità e riutilizzabilità dei prodotti stessi. Sviluppare nuove forme di responsabilità estesa è una necessità e opportunità per il sistema Italia, soprattutto per quelle tipologie di prodotti non ancora soggette a EPR e per le quali il nostro Paese è leader a livello mondiale per la qualità della manifattura e dei materiali impiegati. In tale prospettiva, appare prioritaria l’introduzione di regimi di EPR per il settore tessile. Al riguardo si rappresenta che in Italia rifiuti urbani di prodotti tessili sono soggetti all’obbligo di raccolta differenziata a partire dal 1° gennaio 2022. Rendere operativa la responsabilità estesa del produttore in tale settore implica anche il potenziamento delle reti impiantistiche destinate al trattamento e alla valorizzazione di tali rifiuti”.
La speranza finale, dunque, è che non solo vengano rispettati i tempi previsti per l’adozione dell’EPR tessile – entro la fine del 2025 – ma anche tutte le indicazioni giunte a seguito della bozza del 2 aprile e che potrebbero migliorare ulteriormente il testo ministeriale.
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