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giovedì, Novembre 14, 2024

Gilberto Pichetto Fratin, chi è il nuovo ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica

Viceministro allo Sviluppo economico nel governo Draghi, sue le deleghe alle pmi e alle politiche industriali. Una laurea in economia e commercio, in Piemonte è stato più volte assessore al Bilancio. Non si è occupato di temi ambientali

Daniele Di Stefano
Daniele Di Stefano
Giornalista ambientale, un passato nell’associazionismo e nella ricerca non profit, collabora con diverse testate

Gilberto Pichetto Fratin ha salutato la vittoria del centrodestra alle elezioni del 25 settembre e la sua elezione alla Camera con un post su Facebook che si chiudeva così: “Non vedo l’ora di mettermi a lavoro, ancora una volta per voi, ancora una volta per questo meraviglioso Paese e adesso ANDIAMO A GOVERNARE!”. Una chiusa che sa quasi di premonizione, non tanto per la sua parte politica, la vittoria della coalizione di centrodestra era data per scontata, ma per sé stesso: perché Gilberto Pichetto Fratin siederà a Palazzo Chigi come ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica del governo Meloni.

Conviene anticipare subito che il neoministro, già viceministro dello Sviluppo economico nel governo uscente, finora non si è specificamente occupato di ambiente. Ma conviene anche ricordare che a volte è l‘abito che fa il monaco, e niente vieta – come ci auguriamo – che un ministro senza specifiche competenze possa gestire il ministero di via Cristoforo Colombo con disciplina, onore e buoni risultati.

L’errore di trascrizione

Per qualche istante Pichetto Fratin è stato ministro della Pubblica amministrazione. Dopo aver accettato l’incarico di formare il nuovo governo, infatti, la presidente del consiglio incaricata legge una lista dei componenti dell’Esecutivo in cui il ministro dell’Ambiente è Paolo Zangrillo, mentre Pichetto Fratin è indicato alla Pubblica amministrazione.

Pichetto Fratin pubblica su Instagram un post in cui si presenta come “ministro della Pubblica amministrazione”: “Con voce ferma al lavoro per il futuro dell’Italia”, il testo di commento.

Arriva poi una nota dell’Ufficio stampa di Giorgia Meloni, con la correzione: “A causa di un errore di trascrizione nella stesura della lista dei ministri”, nell’elenco letto al Quirinale “sono stati erroneamente invertiti due nomi”: Zangrillo al posto di Pichetto Fratin e viceversa. Anche sul canale Instagram viene poi indicato l’incarico corretto.

Una lunga storia politica

Classe 1954 (68 anni compiuti il 4 gennaio), nato a Veglio, piccolo comune biellese, e residente a Gifflenga, minuscolo centro della stessa provincia, una laurea in Economia e commercio a Torino, juventino, ha tre figli. Il suo impegno politico inizia presto e lo porterà a scalare le istituzioni. Nel ‘75 (a 21 anni) è nel consiglio comunale di Gifflenga, nell’85 è assessore e vicesindaco di Biella. Nel ’95 entra, eletto per Forza Italia, nel Consiglio regionale piemontese. Nel 1997 è assessore regionale all’Industria, Artigianato e Commercio. L’impegno politico regionale si incrocia con quello nazionale: nel 2008 diventa senatore con le insegne del Popolo della Libertà; nel 2013 in Piemonte è vicepresidente della giunta Cota e assessore al Bilancio; nello stesso anno una candidatura, non fortunata, alla Camera dei deputati. Nel 2014, anno in cui ricopre il ruolo di coordinatore di Forza Italia in Piemonte, viene candidato per il centrodestra alla carica di presidente della Regione. In quella occasione non ebbe, come invece oggi, il sostengo di Fratelli d’Italia (che sostenne l’attuale collega di governo Guido Crosetto) e il centrosinistra ebbe la meglio.

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Il lavoro come senatore e viceministro

Senatore nella XVII e XVIII legislatura, nel 2020 diventa capogruppo di Forza Italia nella 5ª commissione Bilancio del Senato e responsabile nazionale del Dipartimento finanze e bilancio di Forza Italia. Fa parte anche della Commissione speciale per l’esame degli atti urgenti presentati dal Governo. Nel 2021 viene nominato prima sottosegretario e poi viceministro allo Sviluppo economico: sue le deleghe alle politiche industriali, alle piccole e medie imprese, a Made in Italy, commercio, concorrenza, consumatori, lotta alla contraffazione.

È molto presente in Parlamento. Secondo OpenParlamento è presente nel 77% delle sedute. Ogni tanto (2.64% sul totale dei voti) sceglie di votare diversamente dalle indicazioni del proprio partito (i cosiddetti voti ribelli).

Quattro le proposte di legge presentate come primo firmatario nella passata legislatura, due di argomento fiscale (S. 1210, Disposizioni in materia di imposta municipale propria – IMU; S. 2002, Modifiche all’articolo 68 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, in materia di compensazione delle plusvalenze finanziarie) una sulla distribuzione dei carburanti (S. 416) e un’altra sull’erogazione gratuita del servizio di trasporto scolastico (S. 1390).

Alle ultime elezioni è capolista nel plurinominale nel collegio Piemonte 1-02 di Chieri – Moncalieri) e torna in Parlamento, questa volta alla Camera. Nella geografia mutevole del suo partito, viene indicato vicino più a Tajani che a Ronzulli. E questo, a quanto si legge, lo avrebbe favorito nel cammino verso una posizione di governo.

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Quello che sappiamo sulle posizioni del neoministro dell’Ambiente

Difficile, visti i ruoli occupati sinora, sapere cosa pensi Gilberto Picchetto Fratin di aree protette, estensione del periodo venatorio, rifiuti o Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici. Più chiaro il posizionamento in tema di energia. Favorevole all’aumento della produzione nazionale di gas (con la consapevolezza che “per tornare ai livelli del passato ci vuole tempo”), all’utilizzo più efficiente dei terminali di gas naturale liquefatto già disponibili e allo sviluppo di nuovi rigassificatori mobili. È un nuclearista convinto, ma lontano dal voler fare “un processo alla storia e alla scarsa lungimiranza del Paese” su questo argomento. Nella critica tipica dei conservatori (e oggi non più solo loro) ai “no che bloccano il Paese”, ha sostenuto la necessità di una “maggiore e più decisa semplificazione normativa per l’installazione di impianti fotovoltaici”. Su questo tema ama citare il caso della diga foranea di Genova: “Noi siamo il Paese dei ‘no’. Siamo il Paese dove si dice ‘no’ persino alla pala eolica sulla diga foranea di Genova, che è un muro, non un’opera d’arte”. E apre alla possibilità di “valutare l’opportunità di incentivare tali impianti nell’ambito del Piano nazionale Transizione 4.0 e, al fine di mitigare il livello di rischio di questi investimenti, occorre prevedere la presenza della garanzia pubblica”. Ha definito assurda la plastic tax sostenendone il rinvio e più di recente “poco realistica” l’iniziativa europea di bandire l’immatricolazione di auto endotermiche a partire dal 2035.

 

Il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin e l’economia circolare

La premessa va ribadita: rispetto alle tematiche ambientali, Pichetto Fratin viene da un altro mondo. La sua formazione e i ruoli che ha ricoperto non lo hanno portato ad occuparsene. E i temi ambientali parrebbero non rientrare nel suo perimetro di interessi: in una recente intervista, interrogato su quali dovrebbero essere le priorità nell’agenda del nuovo Governo, il neoministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica ha risposto “fisco, energia, imprese, famiglie e giovani”.

Tuttavia, scorrendo nelle ultime iniziative a cui ha partecipato in campagna elettorale, troviamo traccia di alcune questioni legate alla circolarità, affrontate da Pichetto Fratin in relazione ai temi a lui più cari, quelli economici e legati alle imprese. Recentemente, ad esempio, si è detto favorevole a nuova legge per la rigenerazione urbana “perché riqualificare le aree dimesse e portare a termine opere ormai dimenticate vuol dire sviluppo e sicurezza”. Sempre in campagna elettorale, partecipando a Biella alla presentazione del rapporto di sostenibilità territoriale del Piemonte di A2A, ha speso parole per l’economia circolare. “Ci rendiamo conto – scrive su Facebook – di quanto sia importante l’attenzione all’ambiente, all’economia circolare, al creare e recuperare energia. […] Questo vuol dire anche utilizzare al meglio i rifiuti”. Un processo che “presuppone una percezione di parte delle persone, ma anche una formazione dei giovani, e dei lavoratori, a partire dalle scuole. Una sfida che riguarda le grandi imprese”.

Il “nuovo” ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica

Il governo Meloni inaugura dunque il “ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica”. Un ministro parzialmente nuovo nella denominazione rispetto a quello che era il ministero dell’Ambiente ma che parrebbe avere – almeno se guardiamo il ‘contenitore’ – una certa continuità con il dicastero della Transizione ecologica (MiTE) creato col governo Draghi. Il MiTe, infatti, oltre ai temi tradizionalmente appannaggio del ministero dell’Ambiente, aveva assorbito non senza fatica dallo Sviluppo economico le competenze sull’energia. La differenza è dunque solo una questione lessicale? Lo vedremo coi fatti. Certo, almeno nelle intenzioni, il ministero della Transizione ecologica è nato – in linea con quelli di altri Paesi come Francia, Spagna, Portogallo – proprio per accompagnare il Paese nei grandi cambiamenti necessari ad arginare la crisi climatica e le altre grandi crisi ambientali, da quella della biodiversità all’inquinamento. Il passo indietro nella denominazione lascia in molti osservatori la sensazione di un ridimensionamento della sfida contro i cambiamenti climatici e verso un’economia e una società net zero. Di una perdita di slancio. E il tema della “sicurezza energetica” entrato nella denominazione del nuovo ministero fa pensare più alle scelte sui rigassificatori e sulla corsa all’acquisto di gas di questi ultimi mesi che non alla transizione verso forme più sostenibili di energia.

Infine, il nuovo ministero perderà – in parte, viene da pensare – le competenze sul mare in favore del Ministro del Mare e Sud Nello Musumeci.

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