giovedì, Agosto 14, 2025

Giornata mondiale del cioccolato: un futuro amaro o l’occasione per una filiera più giusta e resiliente?

Sapevate che il 7 luglio si celebra la Giornata mondiale del cioccolato? L'attuale produzione di cacao in affanno, coi prezzi alle stelle, nasconde in realtà una possibile opportunità per ripensare dalle fondamenta la filiera. Premiando i modelli che mettono al centro la sostenibilità ambientale e sociale

Ludovica Nati
Ludovica Nati
Social media manager, copywriter, blogger e fotografa paesaggista. Collabora con diverse realtà i cui ambiti spaziano dalla sostenibilità ambientale alla medicina, dalla promozione territoriale e turistica alle aziende di servizi o di trasporti. Digital strategy, gestione social, redazione di testi SEO, copywriting, consulenza 2.0 e creazione di contenuti fotografici e grafici sono i suoi principali ambiti di competenza. Fa parte del network di Eco Connection Media

Il 7 luglio si celebra la Giornata Mondiale del Cioccolato, una ricorrenza che quest’anno assume un sapore agrodolce. Mentre ci concediamo il piacere di una tavoletta fondente o magari di un buon gelato, è impossibile ignorare il grido d’allarme che arriva dalle piantagioni di cacao: il nostro amato “cibo degli dei” rischia di diventare un lusso per pochi, minacciato da una crisi climatica che ne sta mettendo in ginocchio la produzione. Un problema annunciato da anni dagli esperti che però è stato reso visibile dall’enorme aumento dei costi negli ultimi anni.

Ma come in ogni crisi, anche in questa si nasconde un’opportunità: quella di ripensare dalle fondamenta la filiera del cacao, premiando i modelli che mettono al centro la sostenibilità ambientale e la dignità dei produttori.

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Il cacao sotto scacco: l’impatto devastante del cambiamento climatico e la consequenziale crescita dei prezzi

Il cioccolato che troviamo sugli scaffali dei nostri supermercati ha un’origine geografica ben precisa: per quasi il 70% proviene dall’Africa occidentale, in particolare da Costa d’Avorio e Ghana. Proprio queste regioni, cuore pulsante della produzione mondiale, sono oggi epicentro di una tempesta perfetta scatenata dal cambiamento climatico. L’aumento delle temperature, con ondate di calore per periodi sempre più lunghi, e l’alterazione dei regimi delle piogge, con siccità prolungate alternate a precipitazioni torrenziali, stanno creando condizioni insostenibili per la delicata pianta del cacao.

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Questi stravolgimenti climatici finiscono per ridurre la quantità e la qualità dei raccolti, ma non solo. Oltre al danno la beffa verrebbe da dire perché tutto ciò favorisce anche la diffusione di malattie devastanti, come il virus dello “swollen shoot” (rigonfiamento dei germogli) e la “macchia nera” (di cui vi abbiamo parlato in un articolo poco tempo fa), un fungo che prospera in condizioni di eccessiva umidità.

Il risultato è un crollo della produzione che ha fatto schizzare i prezzi sui mercati internazionali a livelli record, con aumenti che hanno superato il 400% negli ultimi anni. Un’impennata che, tuttavia, non si traduce in un maggior benessere per i coltivatori, i quali, anzi, sono le prime vittime di questa instabilità, con redditi spesso al di sotto della soglia di povertà.

Il contrabbando: un’altra piaga per un’economia già fragile

La crisi climatica ed economica ha dato forza a un’altra grave emorragia: il contrabbando. Spinti dalla disparità di prezzo tra paesi confinanti, ad esempio i coltivatori ivoriani (il cui Paese è il primo per produzione mondiale) hanno provato a vendere illegalmente i loro raccolti in Ghana, dove le politiche di sostegno ai produttori e la liquidità offerta dai trafficanti rendono il mercato più attraente.

A tutto ciò si è cercato di porre rimedio aumentando i prezzi di acquisto. Il contrabbando purtroppo causa causando perdite per milioni di dollari alle economie locali e privando gli stati di preziose entrate fiscali. Questo fenomeno non fa che aggravare la vulnerabilità di un settore che dà da vivere a milioni di persone, spesso in condizioni di estrema povertà. Le nuove sfide passano quindi per una produzione del cacao più equa e al contempo anche eco-sostenibile.

La risposta è nella natura: l’agroforestazione come modello di resilienza

Di fronte a questo scenario a tinte fosche, una speranza concreta potrebbe arrivare dal recupero di pratiche agricole ancestrali e dall’adozione di sistemi agroforestali? La pianta del cacao è un albero che per sua natura cresce all’ombra di altre piante più alte, in un ecosistema ricco e diversificato. La monocoltura intensiva, spinta da logiche di mercato poco lungimiranti, ha snaturato questa sua essenza, rendendola più vulnerabile.

Alla domanda sul “Come dovrebbe essere una coltivazione di cacao sostenibile?” ha provato a rispondere Etifor che sul suo sito riporta come:

“Una produzione di cacao che sia sostenibile e nello stesso tempo migliori il reddito dei coltivatori, aumenti la resilienza dei sistemi di coltivazione nei confronti dei cambiamenti climatici e delle malattie si deve basare su sistemi agroforestali, cioè piantando alberi da ombra nelle piantagioni di cacao (…)”. Secondo Etifor quindi, per rendere la produzione di cacao sostenibile, migliorare il guadagno dei coltivatori e aumentare la resistenza delle piantagioni agli effetti del clima e alle malattie, una risposta concreta può essere l’agroforestazione (o agroforesteria). Questa tecnica consiste nel piantare alberi da ombra, come quelli da legname, leguminose o da frutta (ad esempio l’avocado), direttamente all’interno delle coltivazioni di cacao.

Aumentando il numero e la varietà di alberi per ettaro, si può ottenere quindi un duplice risultato: da un lato si può contribuire al rimboschimento, dall’altro si consentirebbe di diversificare l’economia delle famiglie contadine, che possono ottenere un reddito extra dalla vendita dei prodotti di questi nuovi alberi. La maggiore biodiversità, inoltre, renderebbe le piante più forti contro malattie e cambiamenti climatici e arricchisce il terreno. Questo ridurrebbe la necessità di usare fertilizzanti e, grazie anche ai possibili guadagni derivanti dal sequestro di CO₂, il reddito mensile dei contadini sarebbe più solido, eliminando così la necessità di disboscare nuove aree di foresta per sopravvivere.

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Progetti come quelli sostenuti da Fair Trade, stanno dimostrando concretamente che questo modello può aumentare significativamente il reddito dei produttori e, al contempo, catturare carbonio dall’atmosfera, contribuendo alla lotta contro il cambiamento climatico.

L’impegno di Mani Tese: giustizia sociale ed economica nella filiera del cacao

In questo scenario di crisi si inserisce l’impegno di ONG. Un esempio è Mani Tese, che da oltre sessant’anni si batte per la giustizia economica e ambientale e che in questi giorni sta cercando di porre l’accento sulla Costa d’Avorio, primo produttore mondiale che ha visto un crollo della produzione del 30% tra il 2022 e il 2024. “Abbiamo toccato con mano il fatto che molte famiglie dipendono dalla coltivazione del cacao“, dichiara Giuseppe Stanganello, presidente di Mani Tese, “e abbiamo scoperto che molte delle persone incontrate non avevano mai assaggiato il cioccolato“. Per questo, l’obiettivo dell’ONG è accompagnare i produttori verso un cambiamento basato su agroecologia e agroforestazione, lavorando per garantire un giusto compenso e promuovendo la trasformazione e il consumo locale del cacao, anche per le sue preziose proprietà nutrizionali.

Il ruolo del consumatore e il valore del cioccolato equosolidale

In questo complesso puzzle, anche noi consumatori abbiamo un ruolo fondamentale. Scegliere cioccolato proveniente da filiere sostenibili e certificate, come quelle promosse da Altromercato, significa sostenere un modello di produzione che rispetta l’ambiente e garantisce un prezzo equo e stabile ai coltivatori. Altromercato, ad esempio, importa cacao prevalentemente da produttori del Centro e Sud America, con i quali instaura relazioni dirette e durature, promuovendo inoltre l’agricoltura biologica e metodi tradizionali che preservano la biodiversità

Queste realtà lavorano per costruire filiere trasparenti, dove ogni tavoletta di cioccolato racconta una storia di dignità e di rispetto per il pianeta. Scegliere i loro prodotti significa diventare parte attiva del cambiamento, premiando le aziende che investono in sostenibilità e che si impegnano a contrastare la deforestazione e lo sfruttamento

La Giornata Mondiale del Cioccolato, quindi, non sia solo una celebrazione del palato e concedersi un peccato di gola in più. Ma diventi un’occasione di riflessione per chiederci da dove viene il cibo che mangiamo e quale impatto hanno le nostre scelte. Sostenere l’agricoltura contadina, l’agroforestazione e il commercio equo e solidale è l’ingrediente più importante per garantire un futuro non solo al cioccolato, ma anche alle comunità che lo producono e all’intero pianeta. Un futuro in cui la dolcezza non lasci l’amaro in bocca a nessuno.

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