Esistono tanti oggetti che utilizziamo quotidianamente nella cosiddetta beauty routine, ma, al termine della loro vita, vengono smaltiti in modo tutt’altro che corretto. Potremmo aiutarvi a schiarirvi le idee su questo argomento chiedendovi dove buttereste il tubetto del mascara vuoto, il barattolo della crema mani o il cotton fioc.
I cosmetici, tra i più diffusi prodotti di uso comune, presentano particolari sfide in termini di riciclo a causa della loro eterogeneità (esistono prodotti di ogni tipo e variante) e per la complessità dei loro imballaggi. Per indagare il livello di consapevolezza e le abitudini di smaltimento dei consumatori italiani e per aiutarli a migliorare il livello della loro conoscenza in materia, Junker, l’app leader nel supporto alla raccolta differenziata, in collaborazione con la testata Economiacircolare.com ha lanciato un sondaggio che ha riscosso un notevole interesse.
Un questionario rivelatore: le risposte di 16.000 utenti Junker app
Il sondaggio è stato diffuso, a fine febbraio, attraverso l’app Junker che conta oltre 3,5 milioni di download in Italia. In soli trenta giorni hanno partecipato 16.000 utenti – in prevalenza donne tra i 36 e i 65 anni – fornendo un campione significativo e variegato.
I risultati preliminari hanno offerto una panoramica fondamentale per comprendere meglio come i consumatori italiani gestiscono il fine-vita dei prodotti cosmetici e per dare indicazioni su come fornire una più efficace comunicazione correlata al corretto smaltimento. Anticipiamo subito che nonostante si tratti di un campione di cittadini verosimilmente sensibilizzati sull’argomento e resi più consapevoli grazie alle informazioni veicolate in app, il sondaggio ha restituito una grande incertezza sulle corrette modalità di conferimento dei rifiuti prodotti in casa per la cura della bellezza.
A fronte di una maggiore consapevolezza dei consumatori riguardo agli impatti ambientali dei prodotti di bellezza e alla conseguente crescita della biocosmesi, il settore cosmetico è uno di quelli a più alto rischio greenwashing in etichetta e in diversi casi – sottolineano gli esperti di Junker app – tende a portare sugli scaffali packaging complessi e difficilmente differenziabili. Sono imballaggi composti da varie parti, spesso di materiali diversi, che vanno dunque conferite separatamente. “Questa varietà e complessità degli imballaggi cosmetici – commenta la responsabile comunicazione dell’app, Noemi De Santis – genera inevitabilmente nei cittadini una grande confusione e provoca errori di conferimento che compromettono la qualità della raccolta differenziata e impediscono il riciclo di molti materiali. La risposta a questa criticità del settore dovrebbe sicuramente passare attraverso un’informazione più puntuale ai cittadini, ma anche un maggior impegno dei produttori sul fronte dell’ecodesign dei packaging”.
Vediamo ora assieme i risultati di alcuni punti del questionario.

Scarica il dossier “Contenitori senza trucco. Il corretto conferimento degli imballaggi dei cosmetici e dei prodotti per l’igiene personale”
La sfida dei cosmetici non completamente esauriti o scaduti
Prima ancora di parlare di imballi e confezioni vuote è interessante analizzare come si comportano gli utenti di Junker quando devono smaltire cosmetici non completamente esauriti o scaduti. Secondo i dati raccolti, il 60% dei partecipanti ha dimostrato di sapere che, quando un cosmetico non è terminato, il contenuto residuo (quindi la crema, il rossetto, l’ombretto avanzato e così via) deve essere separato dall’imballaggio prima del conferimento. Questa è sicuramente una pratica lodevole che facilita il riciclo degli imballaggi. Tuttavia, un sorprendente 23% (quindi quasi un partecipante su quattro) ammette di gettare tutto nell’indifferenziato, compiendo, quindi, un’azione che compromette le possibilità di riciclo dell’imballaggio.
Il 17% del campione intervistato dichiara di differenziare contenitore e contenuto in funzione del materiale che compone l’imballaggio commettendo, quindi, un grave errore: ad esempio, se il tubetto può andare nella raccolta della plastica, la crema contenuta al suo interno non è certo differenziabile nella plastica. Cestinare materiali non riciclabili nel contenitore della differenziata rischia di contaminare o comunque di ridurre la qualità del raccolto.
A tale quesito se ne accompagna un altro: dove buttare il solo prodotto scaduto (o andato a male)? La maggior parte degli intervistati (87%) sembra aver compreso che devono essere smaltiti come secco residuo o indifferenziato. Ciò nonostante, un piccolo ma significativo 7% persiste nell’errore di conferirli nell’organico. Come mai? Probabilmente l’indicazione, riportata sulle confezioni, che gli ingredienti siano biodegradabili o biologici induce in errore i consumatori.
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Trucchi: ombretti, rossetti, smalti, che confusione sulla differenziata!
La situazione si complica quando si inizia a parlare di specifici prodotti di trucco. Per esempio, la giusta destinazione delle confezioni di ombretto in plastica è nella raccolta della plastica, ma meno del 20% ha risposto correttamente. La maggioranza (oltre il 77%) ritiene erroneamente che debbano essere conferiti nel secco residuo. Similmente, solo il 36% sa che i mascara vuoti (inclusi tappo e applicatore) dovrebbero essere riciclati nella plastica, mentre una grande percentuale li smaltisce in modo improprio.
Anche sull’imballaggio del rossetto o del burrocacao sono caduti in molti: una volta esaurito, va conferito nella raccolta della plastica come indica giustamente il 58% dei rispondenti al contrario del restante 42% che, sbagliando, lo conferisce nel secco residuo.
Da cosa nasce l’errore? Possiamo solamente fare delle ipotesi. Probabilmente le persone – informate sul fatto che solo gli imballaggi si conferiscono nella plastica – confondono i contenitori – che solitamente sono di plastica rigida come anche molti oggetti durevoli – non ritenendoli packaging ma prodotto. Procedendo con le ipotesi sul perché ci sia tanta confusione, probabilmente si può ritenere che in altri casi – come per i cd musicali – le custodie vadano nell’indifferenziato.
C’è da dire che per districarsi su dove debbano essere conferiti gli oggetti in plastica e per distinguere se siano packaging o meno, esistono strumenti utili disponibili anche online. Si può sicuramente effettuare una veloce ricerca su Junker app, scansionando il codice a barre della confezione, scattando una foto al prodotto o tramite ricerca testuale,oppure consultare le linee guida di Corepla, il Consorzio nazionale per la raccolta, il riciclaggio e il recupero degli imballaggi in plastica, che rappresentano un riferimento cruciale per orientarsi nel complesso mondo del riciclo delle plastiche.
Cosa fare con la boccetta vuota dello smalto? Solitamente il materiale prevalente di tali contenitori è il vetro. Gli utenti sono divisi a metà: da una parte, il 48% la conferisce nel vetro mentre, dall’altra, il 51% la getta invece nel secco residuo. Sono questi ultimi ad avere ragione, poiché è probabile che la boccetta, anche se vuota, contenga ancora residui di smalto, una sostanza inquinante per l’ambiente.
Che fare con i pennelli? Per quanto riguarda gli strumenti come i pennelli per struccarsi o per la schiuma da barba, il 95% dei rispondenti li conferisce correttamente nel secco residuo.
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Bombolette, contenitori metallici e flaconcini. Una certezza per gli utenti
Quando si parla di bombolette emerge una nota positiva: l’82% degli intervistati sa che le bombolette della schiuma da barba, una volta svuotate, vanno conferite nei rifiuti metallici. Anche piccoli oggetti (piegaciglia e pinzette, ad esempio) vengono correttamente conferiti (almeno a parole) da parte del 78% dei partecipanti nei rifiuti metallici. Questi dati rappresentano un segnale incoraggiante che mostra una buona comprensione delle regole di smaltimento di alluminio e, in generale, dei metalli. In effetti, su materiali permanenti come acciaio e alluminio l’Italia è leader nel riciclo e questo risultato è reso possibile anche grazie al corretto operato dei cittadini. Questo elevato livello di consapevolezza dimostra anche che, con molta probabilità, le linee guida riportate nelle confezioni sono sono chiare, semplici e leggibili e questo consente alle persone di seguire con perizia le indicazioni fornite.

Imballaggi in vetro: i principali errori nel conferimento
Se il deodorante è riposto in un contenitore di vetro, la situazione diventa più complessa: solo il 27% degli intervistati conferisce correttamente i deodoranti roll-on nel contenitore per il vetro mentre più della metà (54%) si impegna inutilmente a separare la sfera in plastica. Questo gesto, oltre a non essere necessario, può risultare rischioso poiché la separazione è spesso impraticabile senza danneggiare il contenitore stesso. Ricordatevi che, per il principio del materiale prevalente, in tal caso si conferisce tutto nel vetro. Gli impianti sono attrezzati per procedere alla separazione e al riciclo del vetro senza contaminazioni ricollegabili alla parte plastica.
Similmente, per quanto riguarda le boccette di profumo, molti (71%) tentano di rimuovere l’erogatore (che, il più delle volte, è inserito a pressione e non svitabile) prima del conferimento. Anche in questo caso, il messaggio degli esperti è chiaro: vige la regola del materiale prevalente e non è quindi necessario staccare componenti minori come l’erogatore.
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Asciugamani di stoffa e monouso
La beauty routine quotidiana non include solo i prodotti cosmetici, ma anche una serie di accessori e abitudini che influenzano notevolmente il nostro impatto ambientale come, ad esempio, la scelta o meno di prodotti monouso. Per struccarvi usate salviette o asciugamani? Dove vanno conferiti?
Partiamo dagli asciugamani di tessuto che sono, quindi, riutilizzabili. Un dato interessante emerso dal sondaggio è che solo il 45% degli intervistati conferisce i propri asciugamani logori nel cassonetto degli abiti usati, dove possono essere riciclati. La maggior parte, invece, conferisce erroneamente questo tipo di rifiuti nella raccolta indifferenziata. Questo approccio parte dalla erronea valutazione che la raccolta del tessile sia destinata al riutilizzo tramite associazioni di beneficenza e non costituisca, così come invece è, un vero e proprio canale di conferimento della differenziata. Destinarli al famoso cassonetto – o ad altre forme di raccolta del tessile organizzate nel proprio comune – contribuisce all’economia circolare di questi accessori presenti praticamente in tutte le case. Cogliamo inoltre l’occasione per ricordare che i contenitori della raccolta differenziata del tessile accettano una vasta gamma di tessili (dai capi di abbigliamento alle tende, dalle lenzuola alle tovaglie) anche rovinati o danneggiati purché siano puliti e privi di sostanze nocive come grasso o altre sostanze chimiche.
E le salviette monouso come quelle struccanti? Nonostante le numerose campagne informative, esiste ancora una notevole confusione. Queste non vanno assolutamente nel WC, ma nel secco residuo, come correttamente indicato (solamente) dal 59% degli intervistati. A proposito di WC… il sondaggio ha rivelato che quasi il 10% degli utenti getta nel water residui di creme scadute mentre un (forse non) sorprendente 51% ammette di disfarsi di capelli e peli di barba attraverso lo scarico. Queste pratiche, apparentemente innocue, possono causare seri problemi alle tubature e agli impianti di trattamento delle acque, dato che i capelli non si degradano rapidamente.
Come migliorare?
Dai risultati del sondaggio emerge che alcuni aspetti della raccolta differenziata sono ormai ben compresi dalla popolazione mentre altri richiedono un impegno continuo in termini di comunicazione ed educazione. Ricordiamo quindi l’importanza di ripassare periodicamente (e seguire) le linee guida locali per la raccolta differenziata e di approfondire le conoscenze sul tema, per garantire che le nostre abitudini di bellezza non solo ci facciano sentire bene, ma siano anche rispettose dell’ambiente che ci circonda. Uno degli strumenti più validi e semplici da usare in tal senso è Junker app che aiuta cittadini e autorità locali ad adottare pratiche sempre più sostenibili, verificando dubbi e consolidando le buone abitudini già radicate.
Campione statistico
Demografia dei partecipanti
I dati sono stati raccolti tra febbraio e marzo 2025. La maggior parte (73%) dei 16.000 partecipanti ha dichiarato di appartenere al genere femminile. Questo dato non deve sorprendere se si considera l’ampio uso di prodotti cosmetici da parte delle donne. L’età degli intervistati copre un ampio spettro, con una predominanza della fascia dai 51 ai 65 anni che rappresenta il 43% dei partecipanti. Seguono gli utenti tra i 36 e i 50 anni e gli over 65 (entrambi al 24%). Questi dati indicano un’alta partecipazione delle generazioni più mature, forse più sensibili o abituate alla pratica della differenziata.
Distribuzione geografica
Dal punto di vista geografico, le regioni più attive nel sondaggio sono state Lombardia (14,5%), Lazio (13,2%), Piemonte (11,2%) e Veneto (10,4%). Questa distribuzione potrebbe riflettere non solo una maggiore sensibilizzazione verso la sostenibilità ambientale in queste aree, ma anche sulla maggiore presenza in tali zone geografiche di infrastrutture dedicate alla raccolta differenziata.
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AGGIORNAMENTO DEL 10/10/2025
Con la coinquilina ecologista “Circolare Conviene”
Se la vostra coinquilina, partner o un familiare ancora non conosce queste semplici regole, un modo diretto e veloce per coinvolgerli nelle buone pratiche potrebbe essere inviarle o inviargli i video di Circolare Conviene. SI tratta di una web sitcom prodotta dal magazine EconomiaCircolare.com, in collaborazione con GreenFactor.it, che racconta con leggerezza le piccole sfide quotidiane di sostenibilità di due coinquiline: la giornalista ambientale Letizia Palmisano e la communication specialist e attrice, Chiara Iannaccone.
In questa puntata Chiara si trova a fare i conti con un mascara da gettare via, e nello scegliere in quale cestino conferirlo, finisce per fare la scelta sbagliata. Fortuna che Letizia è sempre pronta per darle una piccola lezione, a lei e a noi, che con questi semplici gesti cerchiamo di fare la nostra parte in un sistema ben più ampio e complesso, come quello del riciclo.
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