Progettare è un processo creativo sorprendente che richiede una grande conoscenza tecnica: farlo in ottica di una maggiore sostenibilità include dunque una serie di conoscenze di quello che è l’impatto ambientale di un prodotto o di un servizio, così da scegliere le proprie priorità progettuali. Conoscere le dinamiche che stanno dietro questi sistemi non è solo utile a curiosi ed addetti ai lavori, ma permette a consumatori e consumatrici di orientare le proprie scelte d’acquisto verso prodotti che puntano, realmente, ad una maggiore sostenibilità.
Una buona eco-progettazione prevede che la valutazione ambientale di un prodotto e la sua progettazione siano strettamente connessi, ma come si integrano i requisiti ambientali nel percorso progettuale?
A spiegarlo è stato Carlo Proserpio, esperto LCA e docente del dipartimento di design del Politecnico di Milano, nel corso di una lezione di Ecodesign the Future: EEE edition, il percorso formativo organizzato da EconomiaCircolare.com, in collaborazione con Erion WEEE e il CDCA – centro di Documentazione sui Conflitti Ambientali, che mira a realizzare proposte di progetto e prototipi sul tema delle apparecchiature elettriche ed elettroniche (AEE).
Una doverosa premessa che il docente ha tenuto a specificare riguarda le tre dimensioni legate alle sostenibilità: ambientale, sociale ed economica. Esistono infatti delle metriche di valutazione per ciascun aspetto: il metodo che permette di quantificare gli impatti ambientali è quello del Life Cycle Assessment (LCA), gli aspetti sociali vengono quantificati con il Social Life Cycle Assessment (SLCA), ed infine quelli economici con la valutazione del ciclo di vita dei costi con Life Cycle Cost (LCC). L’insieme di queste valutazioni permette di fare una valutazione di sostenibilità, quindi una Life Cycle Sustainability Assessment.
L’analisi LCA
Tralasciando le valutazioni di carattere più economico e sociale, la dimensione ambientale presenta strumenti e metriche consolidati da conoscere, anche se non esenti da limiti. L’analisi del ciclo di vita o Life Cycle Assessment (LCA) è un metodo quantitativo per valutare gli effetti ambientali nel ciclo di vita di un prodotto/servizio in relazione alla sua unità: la valutazione è quindi non qualitativa ma strettamente quantitativa.
Come spiega Proserpio, l’LCA permette di fare una radiografia, individuare quelle che sono le criticità ambientali di un prodotto durante il suo ciclo di vita. Si tratta di un metodo considerato affidabile, ma è anche uno strumento da usare e interpretare nel modo corretto. “Questi modelli di valutazione – mette in guardia il docente – rappresentano sempre e comunque una valutazione del sistema fisico, nel senso che sono una serie di interazioni che i prodotti hanno nel ciclo di vita e quando si fanno queste quantificazioni si fanno delle semplificazioni per poter gestire in termini temporali e di costo queste valutazioni in maniera funzionale agli obiettivi che ci siamo dati”.
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Le quattro fasi dell’LCA
Il percorso per la definizione dell’LCA è riassumibile in quattro fasi: la definizione degli scopi ed obiettivi, l’analisi dell’inventario, la valutazione degli impatti e l’interpretazione ed il miglioramento.
Nella prima fase, non si valuta tanto il prodotto fisico ma la sua funzione, ovvero il risultato che fornisce: si riconduce quindi la valutazione alla stessa unità funzionale. Per comprendere cosa sia un’unità funzionale basta fare qualche esempio: l’unità funzionale per un tostapane potrebbe essere la tostatura di una fetta di pane, per un forno la cottura di un torta. In questa fase bisogna, inoltre, definire anche i confini del sistema, cioè decidere, rispetto alle varie fasi del ciclo di vita del prodotto – sempre in ottica circolare dalla culla alla culla – se includere o escludere dalla valutazione alcuni aspetti. Il criterio di questa scelta è guidato anche, naturalmente, dal margine di intervento progettuale.
“Un’azienda che produce una macchina per fare il caffè – spiega il docente – non ho nessuna possibilità di intervento migliorativo sull’impatto ambientale legato al consumo di acqua o di caffè, quindi deciderà di escludere alcuni di questi aspetti dalla valutazione”.
Per definire l’LCA di un prodotto è necessario essere in possesso di una serie di informazioni: ad esempio, i materiali, come viene imballato, che distanza di trasporto subisce nella vendita ma anche i consumi elettrici in fase d’uso: molto importanti per determinate tipologie di prodotto, come le apparecchiature elettriche ed elettroniche (AEE). Questa fase é a sua volta ripartita in quattro sottofasi: classificazione, caratterizzazione, normalizzazione e valutazione. Attraverso dei processi di calcolo – oggi realizzabili con programmi e software – i dati raccolti vengono tradotti in impatti ambientali.
L’ultima fase dell’LCA è l’interpretazione dei risultati e, come anticipato in precedenza, non è un aspetto trascurabile: bisogna infatti essere in grado di comprendere i dati ottenuti in base agli obiettivi prefissati inizialmente, così da poter passare alla fase successiva, quella della progettazione.
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Le applicazioni del metodo LCA
A questo punto è utile chiedersi quali siano gli ambiti di applicazione dell’LCA. Oltre al miglioramento e alla sostituzione di processi, al supporto decisionale per le procedure di acquisto di un’azienda, magari per orientarsi su un materiale o su altro, può – e dovrebbe – essere utilizzata per supportare il marketing delle aziende: fornire dati precisi e compiuti per far sì che i green claim non diventino greenwashing. Specifica, su cui anche l’Europarlamento si è recentemente espresso a favore con la Direttiva Green Claims.
Inoltre, può essere utilizzata dalle amministrazioni o dal governo per produrre delle linee guida e fornire una solida base per l’educazione e la comunicazione pubblica, oltre che definire criteri per l’assegnazione dell’etichetta Ecolabel – marchio di qualità ecologica dell’Unione Europea che contraddistingue prodotti e servizi caratterizzati da un ridotto impatto ambientale durante l’intero ciclo di vita – e altri principi normativi.
Non per ultimo, può essere di supporto alla fase di progettazione per uno studio di design o un designer.
LCA per progettare
Questo metodo può essere applicato in maniera preliminare all’interno del processo di design. “Quando mi viene assegnato un brief progettuale di un prodotto, – spiega Proserpio – prima di elaborare dei concept faccio una valutazione dell’impatto ambientale del prodotto di riferimento su cui devo lavorare. Prima di migliorare le performance di un prodotto cerco di capire quali sono gli impatti ambientali”.
L’LCA può essere anche utilizzato in corso di progetto, ad esempio per confrontare un materiale o un processo con un altro, o per fare una comparazione fra diversi concept; o alla fine del processo progettuale, magari quando il prodotto è entrato in produzione: ad esempio per verificare le performance ambientali e gli eventuali miglioramenti apportati.
A volte è la stessa azienda che fornisce ai progettisti delle linee guida specifiche basate su analisi LCA. Come racconta il designer, l’LCA può essere utilizzato per dotare le aziende di strumenti da utilizzare internamente per supportare le decisioni dei progettisti. “In molti casi si fanno delle valutazioni ambientali sul prodotto di riferimento che vengono utilizzate per generare delle linee guida, delle indicazioni per i progettisti al fine di poter integrare le strategie nella progettazione dei prodotti”.
Come detto in precedenza questo strumento può avere dei limiti e delle criticità: una possibile mancanza o non reperibilità dei dati, oppure una bassa qualità degli stessi. Può non descrivere tutti gli impatti ambientali e può addirittura essere messa in discussione la validità scientifica dei modelli di calcolo, per via della complessità delle analisi. Inoltre a volte comporta alti costi e tempi di esecuzione non compatibili con tutti i processi.
Della questione ci siamo occupati più volte su EconomiaCircolare.com: trovate qui un approfondimento dettagliato.
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Life Cycle Design
Dopo aver quantificato l’impatto ambientale dell’LCA di un prodotto come interpretare questi risultati in termini di Life Cycle Design (LCD)? Resta quindi da capire quali sono le strategie da mettere in atto per ridurre l’impatto ambientale del prodotto.
In un’ottica di Life Cycle Design, quando cioè un oggetto viene sviluppato tenendo in considerazione il suo ciclo di vita, si possono ad esempio ridurre le risorse, scegliere risorse a basso impatto ambientale, ottimizzare la vita dei prodotti, estendere la vita dei materiali o facilitare il disassemblaggio.
Si possono mettere in atto una, o più, di queste strategie in base ai risultati che si vogliono ottenere. Se, ad esempio, i maggiori impatti ambientali di una macchina per il caffè derivano dal consumo di energia, sarà importante che quel prodotto consumi meno energia durante la fase d’uso.
Allo stesso modo, una sedia ha la maggiore fase di impatti ambientali legata all’estrazione dei materiali, una lavastoviglie legata alla fase d’uso, e così via. Partendo dal profilo ambientale, le strategie cambiano: per la sedia sarà importante che duri il più a lungo possibile, per la progettazione della lavastoviglie sarà invece necessario concentrarsi sul miglioramento delle prestazioni energetiche. Prodotti diversi hanno quindi diverse priorità in termini progettuali che variano in base alle strategie.
In questo senso, l’LCA è stata utile per individuare le criticità progettuali, l’LCD nel definire le strategie progettuali e nella vera e propria fase di progettazione: infine l’LCA torna ad essere efficace per verificare la validità delle scelte progettuali prese in precedenza.
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