E se anche il business delle navi virasse verso l’economia circolare? “Esplorare la transizione del trasporto marittimo a un’industria circolare” è il nome del report pubblicato dalla Sustainable Shipping Initiative (SSI), che identifica le sfide chiave che incidono sulla creazione di un’economia circolare nel settore marittimo. REedatto dalla società di consulenza 2BHonest, lo studio mira appunto ad esplorare la potenziale applicazione dei principi di economia circolare al trasporto marittimo, attraverso la definizione di opportunità ed ostacoli in tutto il ciclo di vita della nave.
Concentrandosi sull’acciaio come componente principale di una nave, il punto di partenza del report è l’attuale modello “take-make-waste-recycle”, ovvero “prendi-produci-usa-ricicla”, modello che offre l’opportunità per discutere del futuro del settore e delle leve chiave per il cambiamento.
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Le navi a la gerarchia delle 4R dell’economia circolare
La prima parte del rapporto delinea i concetti fondamentali del ciclo di vita delle navi e dell’economia circolare, proponendo la cosiddetta ‘gerarchia delle 4R’, pilastro dell’economia circolare, che può essere applicata anche al trasporto marittimo: ricicla, rinnova, riutilizza e riduci.
Le navi devono essere in grado di resistere a condizioni metereologiche estreme, trasportare enormi quantità di merci e operare normalmente per oltre venti anni. Al primo gradino della gerarchia, quello più basso, troviamo il riciclo dell’acciaio di una nave: un’ampia quota dell’acciaio mondiale deriva dal riciclo di rottami (quello prodotto in Italia, ad esempio, è quasi tutto riciclato). Salendo nella gerarchia, incontriamo il rinnovamento e il riutilizzo, che incoraggiano, invece, l’estensione del ciclo di vita dei singoli componenti, riducendo così l’impatto ambientale.
Questi step – si legge nel report – possono essere introdotti nella fase di progettazione e design delle navi, assicurando che i componenti possano essere riparati e, se necessario, rimpiazzati. All’ultimo gradino, il più alto, c’è invece, la riduzione dell’utilizzo di materiali che, analogamente, può essere inserito nella fase di progettazione, con l’obiettivo di consumare meno risorse e materiali.
“Tutte le attività come parte di un insieme”
Da questo punto di vista, la seconda parte del rapporto si concentra sullo stato attuale del riciclaggio delle navi, delineando tendenze, ostacoli e opportunità. L’acciaio è il cuore del riciclaggio delle navi, data la robusta domanda di questo materiale e di macchinari ed equipaggiamento di seconda mano. E secondo quanto indicato, il mercato migliore si trova attualmente nel Sud-est asiatico dove paesi come il Bangladesh, India e Pakistan sono leader nel riciclaggio delle navi.
La terza sezione del report punta, invece, a “collegare i punti”, tenendo conto delle lezioni apprese in altri settori, come ad esempio il settore del automotive e la Circular car intitiative (CCI), partnership di produttori, impegnati nell’eliminazione o minimizzazione delle emissioni con particolare attenzione alle emissioni relative alla produzione. “Un’industria navale sostenibile deve collegare i punti attraverso il ciclo di vita di una nave – ha dichiarato Andrew Stephens, direttore esecutivo della Sustainable Shipping Initiative – considerando e affrontando tutte le attività come parte di un insieme, che si tratti di progettazione, costruzione, riparazione, o riciclaggio”.
La quarta sezione si concentra sul ruolo dei diversi stakeholder nell’abilitare e promuovere un’industria del trasporto marittimo circolare. Legislatori e finanziatori, secondo quanto evidenziato nel rapporto, sono oggi nella posizione di collegare l’economia circolare con opportunità di regolamentazione e investimento in campo ambientale, sociale e di governance.
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Tecnologia, regolamentazione, innovazione, conoscenza
Tecnologia, regolamentazione, innovazione del modello di business e conoscenza: sono questi i nodi al centro del futuro circolare del trasporto marittimo, secondo la Sustainable Shipping Initiative. Le conclusioni del report focalizzano appunto su questi aspetti delineando un insieme di indicazioni.
La tecnologia è lo strumento per capire come decarbonizzazione le infrastrutture nella catena di approvvigionamento, necessario supporto per la transizione. La regolamentazione deve essere in grado di approvare un quadro normativo che si adatti alla natura dell’industria, mitigando l’impatto sociale e ambientale. Innovativi modelli di business devono supportare, invece, il bisogno di soluzioni più efficienti in termini di costi. E infine, la conoscenza, che deve generare consapevolezza e volontà di applicare i concetti dell’economia circolare al trasporto marittimo.
“Consideriamo questo rapporto come il primo passo verso una comprensione condivisa del modo in cui i concetti di economia circolare possono essere applicati – ha aggiunto Andrew Stephens – e di come possono consentire un’industria marittima sostenibile che consideri i suoi impatti su oceani, comunità, persone e ambiente”.
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