Overshoot day per l’Italia: quando sarà nel 2022? Se vi state ponendo questa domanda, ecco la risposta: è oggi! Siamo appena al 15 maggio, non siamo neppure a metà anno, eppure il nostro Paese da domani in poi comincia il nostro debito verso le risorse naturali del Pianeta.
Seppur il territorio italiano sia povero di risorse e di materie prime, l’Italia è uno dei paesi più ricchi al mondo e i consumi pro capite dei suoi abitanti superano il livello di equilibrio rispetto alle risorse prodotte dalla Terra e soprattutto rispetto ai frutti prodotti nel Belpaese.
Negli ultimi anni, anche a causa della pandemia, spostamenti e consumi si sono ridotti drasticamente: quanto ha inciso tale cambiamento sull’impronta ecologica dei nostri cittadini?
A fornirci le risposte è il Global Footprint Network, centro di ricerca internazionale, che, da anni, calcola l’impronta ecologica dell’umanità e la capacità della Terra, sia a livello globale che delle singole nazioni, di rigenerare le risorse consumate in 365 giorni anche in termini di capacità di assorbimento delle emissioni rilasciate in atmosfera.
Come sappiamo dai report del Global Footprint Network, la nostra specie continua ad “erodere il capitale naturale” messo a disposizione dalla Madre Terra e a indebitarsi con il futuro consumando più risorse di quelle che il Pianeta ci mette annualmente a disposizione. Tuttavia bisogna ricordare che non consumiamo tutti con la stessa velocità o voracità e che ogni nazione ha una disponibilità maggiore o minore delle altre delle materie prime.
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Di quante Italia avremmo bisogno in base a quanto consumiamo
Se ogni Paese dovesse cavarsela solamente con le risorse prodotte all’interno dei propri confini, noi italiani dovremmo significativamente cambiare i nostri consumi: nonostante una contrazione dei consumi legata al Covid-19, secondo le stime dell’Overshoot day 2021, quest’anno avremmo avuto bisogno di più di 5 Italie (5,3 per l’esattezza). Nella classifica dei paesi più “consumatori” rispetto alle proprie risorse siamo secondi solo al Giappone e “battiamo” la Svizzera che si attesta al terzo posto e, appaiati al quarto posto, Cina e Gran Bretagna.
Dall’analisi dei dati emerge che l’Italia ha esaurito virtualmente la propria biocapacità il prossimo 10 marzo e, a livello globale, il nostro overshoot è appunto il 15 maggio 2022. In questo speciale orologio, nel quale le lancette non smettono di andare avanti, secondo i dati del Global Footprint Network, il primo “rintocco” è stato quello “suonato” dal Qatar lo scorso 10 febbraio seguito da Stati Uniti d’America ed Emirati Arabi il 13 e dal Lussemburgo il 14 dello stesso mese.
Nello stesso mese sono posizionati gli overshoot di gran parte dei Paesi europei. A precederci sono anche la Germania, la Francia e il Portogallo. Seguono – ma davvero di poco – Gran Bretagna e Grecia.
Quando abbiamo iniziato a indebitarci con la Terra e qual è il trend
Nel corso della storia l’uomo non ha mai posto attenzione all’uso – o meglio all’abuso – che ha fatto delle risorse naturali nello svolgimento delle proprie attività quali il procacciamento di cibo, l’agricoltura, l’allevamento e la costruzione di beni e manufatti. Con l’arrivo della rivoluzione industriale, alla fine del diciassettesimo secolo, lo sfruttamento delle risorse ebbe sicuramente un’accelerazione ma, a livello globale, l’impronta ecologica ancora non era riuscita a superare la capacità biologica della Terra.
Nel giro di una generazione il limite è stato superato e, a partire dagli anni ‘70, ci troviamo in ecological overshoot ovverosia affrontiamo un deficit di biocapacità (o capacità biologica) a causa della nostra ecological footprint. Non solo: di anno in anno i risultati tendono a peggiorare facendo registrare perdite di biodiversità, di foreste, di acqua dolce nonchè l’incapacità a contenere emissioni climalteranti nei limiti quantitativi assorbibili dalla Terra.
Tenendo conto della quota di materie prime procapite a livello globale, il “debito” di un certo Paese potrebbe essere compensato da un “credito” maturato da paesi più virtuosi che, quindi, non siano in overshoot. Purtroppo, però, ad oggi i consumi di alcuni Paesi superano di gran lunga ciò che la natura riesce a donarci e quindi nel 2021 – nonostante un anno e mezzo di pandemia – a livello globale la nostra specie ha consumato come se avesse a disposizione 1.7 Terre.
Quando sarà l’Overshoot day 2022 e di quante terre abbiamo bisogno
L’Earth Overshoot day (quello globale) viene annunciato ogni 5 giugno, in occasione della Giornata mondiale dell’ambiente, ma alcuni dati già emersi sono emblematici.
Nel 2019 – ultimo anno prima della pandemia – si era registrato un consumo pari a quello di circa 1,8 Terre. Nel 2020, a seguito della diffusione su scala planetaria del Covid-19, per la prima volta l’Overshoot day ha avuto un forte arretramento spostando la data sul calendario al 22 agosto: pianeti necessari? “solo” 1,6, ma ancora troppi. Nel 2021 l’orologio ha ripreso la sua corsa fermando le lancette il 29 luglio (come se avessimo a disposizione 1,7 madri terre).
Confrontando i dati degli Overshoot nazionali emerge che, rispetto allo scorso anno, la situazione attuale è peggiorata, tant’è che la stima per l’anno in corso parla di 1,8 Terre. Potremo quindi ipotizzare che le lancette dello speciale orologio continueranno ad anticipare la data presumibilmente tra il 16 e il 27 luglio 2022 (calcolando le date ricomprese tra i parametri 1,85 e 1,75).
Se tutti gli abitanti della Terra si comportassero come chi risiede negli Stati Uniti non ci basterebbero 5 Terre, se fossimo australiani ne servirebbero 4.5 e comportandoci come i russi 3.4. Quali sono, invece, i modelli di consumo europei? Ai tedeschi servirebbero tre Pianeti come il nostro, a noi poco di meno: 2,7 Terre. Ormai non basta eliminare il superfluo: bisogna cambiare radicalmente modi di consumo e produzione.
Una specifica importante che facciamo nostra è quella sottolineata dallo stesso Global Footprint Network: i calcoli sono elaborati in base ad una serie di dati storici che vengono forniti dall’ONU che possono avere uno scarto temporale di tre anni e che sono quindi soggetti a correttivi in base a dati predittivi.
Sono, quindi, stime ma sono comunque utili a comprendere che è fondamentale cambiare rotta al più presto. Per questo gli esperti del Global Footprint Network hanno lanciato la campagna #Movethedate che consiste in un invito rivolto a chiunque a fare la propria parte per cominciare a cambiare la direzione del grande orologio.
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