L’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA) ha fornito aggiornamenti sul percorso che porterà, entro il 2026, alla decisione della Commissione europea di limitare l’uso delle sostanze per- e polifluoroalchiliche (PFAS).
Si tratta, come EconomiaCircolare.com ha raccontato, di oltre 10.000 sostanze chimiche molto persistenti (che non degradano nell’ambiente), usate in tanti settori (dai tessuti tecnici ai prodotti industriali agli imballaggi agli utensili per la cucina), che rappresentano un rischio per l’ambiente e la salute. Dopo una grande consultazione pubblica con più di 5.600 contributi arrivati da industrie, organizzazioni ambientaliste, enti pubblici e cittadini, gli esperti europei stanno valutando i diversi settori di utilizzo, dando priorità ai 14 principali già individuati. Altri 8 settori sono stati aggiunti, ma verranno considerati soprattutto negli aspetti generali, come l’obbligo di ridurre le emissioni e di rendere pubblici i dati sull’uso.
In questo modo, assicura l’agenzia, “oltre il 90% delle emissioni e dei volumi di PFAS sono coperti dai pareri, che saranno inviati alla Commissione europea per il processo decisionale” . L’obiettivo è consegnare le valutazioni alla Commissione nel 2026.
Leggi anche lo SPECIALE PFAS
Il contesto e la consultazione
L’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA), che fornisce consulenza scientifica all’Unione Europea, sta lavorando da marzo 2023 a una proposta per limitare l’uso dei PFAS. Nel 2023 infatti, cinque Paesi UE (Germania, Danimarca, Paesi Bassi, Norvegia e Svezia) hanno presentato una proposta per limitare la produzione, l’immissione sul mercato e l’uso dei PFAS in Europa. La richiesta di messa al bando riguarda circa 10 000 sostanze. Alla pubblicazione della richiesta, come previsto dalla normativa europea, ha fatto seguito una consultazione di 6 mesi durante la quale le parti interessate hanno fornito più di 5 600 commenti e informazioni aggiuntive. Contributi utilizzati dall’ECHA per aggiornare un documento di riferimento, che costituisce la base del lavoro scientifico. “La proposta di restrizione – spiega l’ECHA – copre più di 10.000 sostanze e molti settori di applicazione. La consultazione pubblica ha raccolto oltre 5.600 contributi da industrie, ONG, autorità pubbliche, università e cittadini. La valutazione degli esperti procede a blocchi, analizzando i diversi settori e la produzione dei PFAS, oltre a questioni comuni come la gestione delle emissioni”.
Inizialmente la proposta di restrizioni si concentrava su 14 settori di utilizzo: Cera per sci, miscele di consumo e articoli vari di consumo, cosmetici, placcatura dei metalli e fabbricazione di prodotti metallici, materiali e imballaggi destinati al contatto con gli alimenti, TULAC (tessuti, tappezzeria, pelle, abbigliamento e tappeti), petrolio e industria mineraria, prodotti per l’edilizia, applicazioni di gas fluorurati, trasporti, energia, dispositivi medici, lubrificanti, elettronica e semiconduttori. Le autorità nazionali dei paesi che hanno proposto le restrizioni (Danimarca, Germania, Paesi Bassi, Norvegia e Svezia) hanno progressivamente aggiornato la loro relazione iniziale per tener conto delle risposte ricevute durante la consultazione, settore per settore. Questa relazione aggiornata, denominata Documento di riferimento, costituisce la base per i pareri dell’agenzia per le sostanze chimiche. Da questi aggiornamenti altri 8 settori sono stati aggiunti: applicazioni di stampa, applicazioni di sigillatura, applicazioni di macchinari, altre applicazioni mediche, applicazioni militari, esplosivi, tessuti tecnici, altri usi industriali. Tuttavia, approfondire anche questi in maniera completa richiederebbe anni di lavoro in più, fa sapere l’agenzia. Per questo motivo, gli esperti si limiteranno a valutarne gli aspetti generali, come i rischi comuni e la necessità di ridurre le emissioni, mentre i 14 settori principali avranno un’analisi più dettagliata.

Leggi anche: Inchiesta giornalistica denuncia le argomentazioni “false, fuorviati, disoneste” usate dalle lobby dei PFAS
Tempistiche e obiettivi finali
L’ECHA intende consegnare entro il 2026 le valutazioni scientifiche finali alla Commissione europea, che avrà poi il compito di decidere le eventuali restrizioni. Entro la fine del 2025 verranno completate le analisi sui 14 settori principali e sulle questioni trasversali, mentre nel 2026 – come aveva fatto sapere la commissaria UE per l’Ambiente, Jessika Roswall – verranno pubblicate le conclusioni complessive. “L’ECHA – spiega un documento dell’Agenzia – ha l’obiettivo di consegnare nel 2026 le valutazioni scientifiche alla Commissione Europea.
In questo modo, assicura l’agenzia, “oltre il 90% delle emissioni e dei volumi di PFAS sono coperti dai pareri, che saranno inviati alla Commissione europea per il processo decisionale” . L’obiettivo è consegnare le valutazioni alla Commissione nel 2026.
Leggi anche: Séjourné: PFAS, ok al divieto nei beni di consumo, ma non per le applicazioni industriali critiche
© Riproduzione riservata



